I percorsi nella cultura politica statunitense discesi dalle riflessioni sul marxismo, sul comunismo e sulla natura sociale dell’Urss negli anni Trenta e Quaranta furono molto articolati. Obiettivo del contributo è di mostrare come i dibattiti radicali dell'epoca ebbero rilevanza nel plasmare ad ampio spettro il successivo panorama intellettuale statunitense. Sono a tal fine illustrati cinque casi particolarmente significativi: quello di Max Eastman, che prese le mosse dal ribellismo romantico del Greenwich Village newyorkese di inizio secolo per passare, nel secondo dopoguerra, alla destra libertaria; il percorso di James Burnham, dalla critica trockista del sistema sovietico e da quella radical del New Deal rooseveltiano alla difesa della «tradizione» politica americana; il caso di Sidney Hook, autorevole interprete di Marx negli anni Venti e Trenta, diventato nell’età della Guerra fredda un teorico del welfare state; infine quello di Hal Draper, trockista, sostenitore del socialismo di «terzo campo», «eminenza grigia» del movimento studentesco di Berkeley nel ‘64 e marxologo «non marxista». Queste differenti traiettorie intellettuali ebbero quale comune denominatore la riflessione sul presente e sul futuro della democrazia negli Stati Uniti, a partire dalla quale, però, diedero luogo a prospettive molto diverse. Eastman, infatti, giunse a elaborare una visione politica liberale sostanzialmente affine alla teoria dell’«ordine spontaneo» di Friedrich August von Hayek. Burnham, in modo non dissimile ma su un versante più conservatore, si impegnò nella difesa della tradizione costituzionale americana di fronte ai pericoli rappresentati dal «democraticismo ideologico» e dallo statalismo. Hook, invece, elaborò una giustificazione teorica del riformismo socialdemocratico sulla base della filosofia del pragmatismo, che in precedenza egli aveva adoperato per valorizzare e «americanizzare» il pensiero di Marx. Draper, infine, accostò il comunismo sovietico e le diverse forme occidentali di socialdemocrazia e di politiche liberal quali principali declinazioni di un «socialismo dall’alto» che, a suo avviso, costituiva il più grande tradimento storico degli ideali della democrazia e di governo «dal basso».
I New York Intellectuals dalla sinistra antistalinista alla democrazia americana
BORGOGNONE, Giovanni Francesco
2013-01-01
Abstract
I percorsi nella cultura politica statunitense discesi dalle riflessioni sul marxismo, sul comunismo e sulla natura sociale dell’Urss negli anni Trenta e Quaranta furono molto articolati. Obiettivo del contributo è di mostrare come i dibattiti radicali dell'epoca ebbero rilevanza nel plasmare ad ampio spettro il successivo panorama intellettuale statunitense. Sono a tal fine illustrati cinque casi particolarmente significativi: quello di Max Eastman, che prese le mosse dal ribellismo romantico del Greenwich Village newyorkese di inizio secolo per passare, nel secondo dopoguerra, alla destra libertaria; il percorso di James Burnham, dalla critica trockista del sistema sovietico e da quella radical del New Deal rooseveltiano alla difesa della «tradizione» politica americana; il caso di Sidney Hook, autorevole interprete di Marx negli anni Venti e Trenta, diventato nell’età della Guerra fredda un teorico del welfare state; infine quello di Hal Draper, trockista, sostenitore del socialismo di «terzo campo», «eminenza grigia» del movimento studentesco di Berkeley nel ‘64 e marxologo «non marxista». Queste differenti traiettorie intellettuali ebbero quale comune denominatore la riflessione sul presente e sul futuro della democrazia negli Stati Uniti, a partire dalla quale, però, diedero luogo a prospettive molto diverse. Eastman, infatti, giunse a elaborare una visione politica liberale sostanzialmente affine alla teoria dell’«ordine spontaneo» di Friedrich August von Hayek. Burnham, in modo non dissimile ma su un versante più conservatore, si impegnò nella difesa della tradizione costituzionale americana di fronte ai pericoli rappresentati dal «democraticismo ideologico» e dallo statalismo. Hook, invece, elaborò una giustificazione teorica del riformismo socialdemocratico sulla base della filosofia del pragmatismo, che in precedenza egli aveva adoperato per valorizzare e «americanizzare» il pensiero di Marx. Draper, infine, accostò il comunismo sovietico e le diverse forme occidentali di socialdemocrazia e di politiche liberal quali principali declinazioni di un «socialismo dall’alto» che, a suo avviso, costituiva il più grande tradimento storico degli ideali della democrazia e di governo «dal basso».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.