Il termine depilati che si legge nel frammento di Lucilio 845 M. (appartenente alla sezione in senari giambici del libro XXIX delle Saturae) è stato interpretato e tradotto in modo errato dalla critica moderna e contemporanea. Tutti gli editori delle Reliquiae del poeta, nonché i più importanti lessici della lingua latina, considerano infatti senz’altro scorretta la spiegazione data da Nonio Marcello, la fonte del frammento (Non. 36, 26: depilati dictum rarefacti), poiché ritengono che il participio depĭlati possa essere ricondotto solamente al verbo depĭlare e, di conseguenza, debba essere interpretato o secondo il senso proprio (pilis spoliati) oppure secondo quello traslato (despoliati). Ma il termine utilizzato da Lucilio non è il participio depĭlati, bensì depīlati, un aggettivo composto dal preverbo privativo de- e dall’aggettivo pīlatus, che appartiene al linguaggio tecnico militare e possiede il senso di densus, spissus (cf. Serv. auct. Aen. 12, 121). Questo lessema depīlatus, mai utilizzato in nessun altro testo latino conosciuto né mai -fino ad ora- riportato dai dizionari, o era d’uso assai raro oppure fu brillantemente coniato come neologismo dallo stesso Lucilio perché veicolasse il valore semantico di non pīlatus e l’effetto stilistico di parodia del linguaggio militare. Nonio aveva dunque ragione: in questo verso luciliano, depīlati vale rarefacti, cioè iam non densi, non pīlati, “scompaginati”.
Sul valore semantico di depilati in Non. 36,26 = Lucil. 845 M.
FAUSTINELLI, CLAUDIO
2012-01-01
Abstract
Il termine depilati che si legge nel frammento di Lucilio 845 M. (appartenente alla sezione in senari giambici del libro XXIX delle Saturae) è stato interpretato e tradotto in modo errato dalla critica moderna e contemporanea. Tutti gli editori delle Reliquiae del poeta, nonché i più importanti lessici della lingua latina, considerano infatti senz’altro scorretta la spiegazione data da Nonio Marcello, la fonte del frammento (Non. 36, 26: depilati dictum rarefacti), poiché ritengono che il participio depĭlati possa essere ricondotto solamente al verbo depĭlare e, di conseguenza, debba essere interpretato o secondo il senso proprio (pilis spoliati) oppure secondo quello traslato (despoliati). Ma il termine utilizzato da Lucilio non è il participio depĭlati, bensì depīlati, un aggettivo composto dal preverbo privativo de- e dall’aggettivo pīlatus, che appartiene al linguaggio tecnico militare e possiede il senso di densus, spissus (cf. Serv. auct. Aen. 12, 121). Questo lessema depīlatus, mai utilizzato in nessun altro testo latino conosciuto né mai -fino ad ora- riportato dai dizionari, o era d’uso assai raro oppure fu brillantemente coniato come neologismo dallo stesso Lucilio perché veicolasse il valore semantico di non pīlatus e l’effetto stilistico di parodia del linguaggio militare. Nonio aveva dunque ragione: in questo verso luciliano, depīlati vale rarefacti, cioè iam non densi, non pīlati, “scompaginati”.File | Dimensione | Formato | |
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