Tra Pittura e fotografia: il sublime e l’idillio in ‘Il ventre di Parigi’ di Emile Zola

Il saggio prende in considerazione Il ventre di Parigi (Le ventre de Paris, 1873) di Zola, terzo romanzo dei Rougon-Macquart, considerato il più descrittivo di tutto il ciclo e concepito come impressionante tableau della modernità dove si incontrano l’immaginario pittorico e romanzesco. In esso, come cercherò di dimostrare, si possono cogliere significativi esempi di infrazione di livelli della rappresentazione letteraria sia nel trattamento stilistico del sublime sia in insolite riscritture di generi avulsi dal contesto, come l’idillio. Da una parte, il sublime si rinnova come cifra stilistica di un reale rimosso dalla propria stessa sfera espressiva; dall’altra si possono cogliere nell’intreccio, e all’interno della modalità realista della rappresentazione, in quel “brulicare di sensi” che Roland Barthes definisce già in qualche modo “cubista”, inattese forme di dissacrazione e di contaminazione (ad esempio in quella sorta di idillio urbano che è la storia di Marjolin e Cadine raccontata nel IV capitolo del romanzo).