In questo saggio intendo rileggere, disarticolare e problematizzare il dibattito Einaudi-Croce muovendo da una prospettiva epistemologica lato sensu costruttivista volta a mostrare l’insufficienza esplicativa della dicotomia ‘empirismo vs idealismo’ quale chiave di lettura delle loro reciproche incomprensioni. Seppur muovendo da problemi diversi, l’idealismo e l’empirismo (e poi l’empirismo logico) sono accomunati, per una sorta di processo di ‘convergenze parallele’, dalla credenza di aver risolto il problema dell’ideale e della normatività semplicemente cancellandolo: il primo identificando reale e razionale, il secondo espungendo dall’ambito del conoscere e del teoretico i giudizi di valore. Per un esito solo apparentemente paradossale empirismo e idealismo si ritroveranno sul terreno comune della mera positività. Non è un caso che nel dibattito Einaudi-Croce manchi una riflessione sulla normatività della (e sull’obbedienza alla) legge. Più esattamente la legge è sistematicamente scorporata dalla sua normatività: in questo modo essa non sarebbe altro che un mero descrivere la realtà; mentre la normatività, se e nella misura in cui è chiamata in causa, è aprioristicamente relegata alla sfera del pratico e non del conoscitivo. Nonostante questa ‘scorporazione’, è tuttavia sintomatico che entrambi invocheranno e predicheranno a più riprese, attraverso la nozione di Weltanschauung, l’‘incarnazione della legge’, testimoniando così l’insopprimibile idealità del loro discorso, compreso quello sulle leggi economiche o sulle leggi giuridiche. Muovendo dalla nozione di figura (Di Robilant) e di finzione (Borutti) (§ 1), intendo mostrare che il problema della normatività della legge è inerente all’ambito del conoscere (§ 2), e che ha a che fare con le varie forme di mediazione (tra io e mondo, sé ed immagine di sé, ecc.) che tanto l’empirismo quanto l’idealismo non riescono ad espungere (§ 3).
Liberalismo, legge, normatività. Per una rilettura epistemologica del dibattito Croce-Einaudi
SILVESTRI, PAOLO
2010-01-01
Abstract
In questo saggio intendo rileggere, disarticolare e problematizzare il dibattito Einaudi-Croce muovendo da una prospettiva epistemologica lato sensu costruttivista volta a mostrare l’insufficienza esplicativa della dicotomia ‘empirismo vs idealismo’ quale chiave di lettura delle loro reciproche incomprensioni. Seppur muovendo da problemi diversi, l’idealismo e l’empirismo (e poi l’empirismo logico) sono accomunati, per una sorta di processo di ‘convergenze parallele’, dalla credenza di aver risolto il problema dell’ideale e della normatività semplicemente cancellandolo: il primo identificando reale e razionale, il secondo espungendo dall’ambito del conoscere e del teoretico i giudizi di valore. Per un esito solo apparentemente paradossale empirismo e idealismo si ritroveranno sul terreno comune della mera positività. Non è un caso che nel dibattito Einaudi-Croce manchi una riflessione sulla normatività della (e sull’obbedienza alla) legge. Più esattamente la legge è sistematicamente scorporata dalla sua normatività: in questo modo essa non sarebbe altro che un mero descrivere la realtà; mentre la normatività, se e nella misura in cui è chiamata in causa, è aprioristicamente relegata alla sfera del pratico e non del conoscitivo. Nonostante questa ‘scorporazione’, è tuttavia sintomatico che entrambi invocheranno e predicheranno a più riprese, attraverso la nozione di Weltanschauung, l’‘incarnazione della legge’, testimoniando così l’insopprimibile idealità del loro discorso, compreso quello sulle leggi economiche o sulle leggi giuridiche. Muovendo dalla nozione di figura (Di Robilant) e di finzione (Borutti) (§ 1), intendo mostrare che il problema della normatività della legge è inerente all’ambito del conoscere (§ 2), e che ha a che fare con le varie forme di mediazione (tra io e mondo, sé ed immagine di sé, ecc.) che tanto l’empirismo quanto l’idealismo non riescono ad espungere (§ 3).File | Dimensione | Formato | |
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