In Italia, come in altri Paesi d’Europa, sta acquisendo rilevanza, già dalla scuola dell’infanzia, un problema che investe le modalità didattiche e organizzative dell’istituzione. Si tratta dell’incremento progressivo della disomogeneità nella popolazione scolastica, in conseguenza della recente immigrazione e dell’acuirsi delle differenze sociali. Il fenomeno ha in-dotto ricercatori e professionisti ad interrogarsi sul tema, con un’attenzione emergente al passaggio dalla scuola dell’infanzia alla primaria e una focalizzazione sulla readiness, ovvero sull’adeguatezza del bambino ad intraprendere il percorso di alfabetizzazione. Si tratta di un argomento che è da tempo oggetto di dibattiti e ampie ricerche in altri Paesi, specie negli Stati Uniti, dove le indagini hanno messo in luce che, in una popolazione multietnica e con distanze economiche rilevanti, molti bambini, in ingresso alla scuola di base, non presentano le caratteristiche necessarie per apprendere efficacemente. Tali alunni rischiano di intraprendere percorsi scolastici complessi e spesso fallimentari. Nei Paesi d’oltreoceano, per ovviare a questo fenomeno diffuso, sono state adottate strategie multiple, di cui sono stati studiati, in alcuni casi, gli effetti a lungo termine. Sono state sperimentate, per esempio: la diversificazione dell’ingresso alla scuola primaria, in relazione al grado di preparazione e non più in riferimento all’età; la realizzazione di classi apposite per i soggetti in difficoltà e la messa a punto di interventi compensativi precoci, rivolti a bambini e genitori. Il primo intervento (lo spostamento dell’ingresso alla scuola primaria), risulta attualmente la soluzione più controversa, anche per le difficoltà connesse alla diagnosi della school readiness, la cui stessa definizione è stata ed è tuttora oggetto di dibattiti. Le ricerche longitudinali denunciano che è sostanzialmente inefficace ritardare l’ingresso a scuola dei bambini nella convinzione che all’avanzare dell’età cronologica corrisponda una parallela maturazione cognitiva. La formazione di classi differenziali invece, sembra avere vantaggi sullo sviluppo delle competenze scolastiche, ma svantaggi su aspetti affettivi della personalità dell’alunno, quali l’autostima e la motivazione (Carlton, Winsler, 1999). Particolarmente efficaci, anche a lungo termine, risultano invece alcuni interventi compensativi, su cui foca-lizzeremo l’attenzione. Ovviamente si tratta di percorsi molto variati tra loro, rispetto al momento di attuazione, alla durata, ai soggetti coinvolti e ai traguardi prefigurati. Le differenze riscontrate negli interventi sono ri-conducibili in primo luogo alle diverse concezioni del costrutto di readiness, che si sono susseguite nel tempo e ne hanno ampliato progressiva-mente il significato. Illustreremo dunque di seguito innanzitutto l’evoluzione del concetto. Specificheremo poi l’urgenza di interrogarsi su tale tema oggi in Italia. Ci soffermeremo infine sugli strumenti che possono essere utilizzati per rilevare i prerequisiti occorrenti per accede-re alla scuola primaria e sulle strategie che un insegnante può adottare per favorire il potenziamento delle competenze dei soggetti che presentano svantaggi.

Garantire la school Readiness di tutti i bambini

COGGI, Cristina;RICCHIARDI, Paola
2013-01-01

Abstract

In Italia, come in altri Paesi d’Europa, sta acquisendo rilevanza, già dalla scuola dell’infanzia, un problema che investe le modalità didattiche e organizzative dell’istituzione. Si tratta dell’incremento progressivo della disomogeneità nella popolazione scolastica, in conseguenza della recente immigrazione e dell’acuirsi delle differenze sociali. Il fenomeno ha in-dotto ricercatori e professionisti ad interrogarsi sul tema, con un’attenzione emergente al passaggio dalla scuola dell’infanzia alla primaria e una focalizzazione sulla readiness, ovvero sull’adeguatezza del bambino ad intraprendere il percorso di alfabetizzazione. Si tratta di un argomento che è da tempo oggetto di dibattiti e ampie ricerche in altri Paesi, specie negli Stati Uniti, dove le indagini hanno messo in luce che, in una popolazione multietnica e con distanze economiche rilevanti, molti bambini, in ingresso alla scuola di base, non presentano le caratteristiche necessarie per apprendere efficacemente. Tali alunni rischiano di intraprendere percorsi scolastici complessi e spesso fallimentari. Nei Paesi d’oltreoceano, per ovviare a questo fenomeno diffuso, sono state adottate strategie multiple, di cui sono stati studiati, in alcuni casi, gli effetti a lungo termine. Sono state sperimentate, per esempio: la diversificazione dell’ingresso alla scuola primaria, in relazione al grado di preparazione e non più in riferimento all’età; la realizzazione di classi apposite per i soggetti in difficoltà e la messa a punto di interventi compensativi precoci, rivolti a bambini e genitori. Il primo intervento (lo spostamento dell’ingresso alla scuola primaria), risulta attualmente la soluzione più controversa, anche per le difficoltà connesse alla diagnosi della school readiness, la cui stessa definizione è stata ed è tuttora oggetto di dibattiti. Le ricerche longitudinali denunciano che è sostanzialmente inefficace ritardare l’ingresso a scuola dei bambini nella convinzione che all’avanzare dell’età cronologica corrisponda una parallela maturazione cognitiva. La formazione di classi differenziali invece, sembra avere vantaggi sullo sviluppo delle competenze scolastiche, ma svantaggi su aspetti affettivi della personalità dell’alunno, quali l’autostima e la motivazione (Carlton, Winsler, 1999). Particolarmente efficaci, anche a lungo termine, risultano invece alcuni interventi compensativi, su cui foca-lizzeremo l’attenzione. Ovviamente si tratta di percorsi molto variati tra loro, rispetto al momento di attuazione, alla durata, ai soggetti coinvolti e ai traguardi prefigurati. Le differenze riscontrate negli interventi sono ri-conducibili in primo luogo alle diverse concezioni del costrutto di readiness, che si sono susseguite nel tempo e ne hanno ampliato progressiva-mente il significato. Illustreremo dunque di seguito innanzitutto l’evoluzione del concetto. Specificheremo poi l’urgenza di interrogarsi su tale tema oggi in Italia. Ci soffermeremo infine sugli strumenti che possono essere utilizzati per rilevare i prerequisiti occorrenti per accede-re alla scuola primaria e sulle strategie che un insegnante può adottare per favorire il potenziamento delle competenze dei soggetti che presentano svantaggi.
2013
L'apprendimento nella scuola dell'infanzia. Riflessioni teoriche ed esperienze didattiche
ARACNE EDITORE
Teoria e ricerche in educazione
29
44
9788854868281
Cristina Coggi; Paola Ricchiardi
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Garantire la school readiness - post print.pdf

Accesso aperto

Tipo di file: POSTPRINT (VERSIONE FINALE DELL’AUTORE)
Dimensione 328.3 kB
Formato Adobe PDF
328.3 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/142274
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact