La figura del padre gesuita Louis Bertrand Castel (1688-1757) è legata principalmente all’invenzione del clavicembalo oculare, uno straordinario strumento che avrebbe permesso di unire la vista e l'udito attraverso la produzione contemporanea di colori e suoni, il cui annuncio venne dato per la prima volta nel 1725. Nonostante a tal proposito vi siano molti, sporadici cenni in diversi testi italiani, sia lo strumento sia il suo inventore appaiono indistinti. Fin dal XVII secolo il dibattito attorno alla natura fisica della luce e dei colori era una delle controversie fondamentali della scienza e la discussione dell’analogia di suono e colore non era certamente soltanto dominio di Castel, il quale, tuttavia, fu il primo a immaginare uno strumento capace di unirli. Chi era Padre Castel? Quale la sua speculazione e il ruolo nella Francia del tempo? Che cos’è davvero questo clavicembalo oculare? È mai esistito? C’è un rapporto tra quello strumento e le invenzioni più moderne per produrre luce e suoni? Tali i quesiti di partenza. La domanda basilare che mi ha condotto a questa ricerca è il vivo interesse che ha suscitato in me la potente somiglianza tra l’idea di Castel e quella del clavier à lumières che Alexandr Skrjabin inventò nel 1911 per il suo Prometeo: era possibile che, a duecento anni di distanza, praticamente lo stesso strumento musicale (si tratta di un clavicembalo "diventato" pianoforte) tenesse ancora occupate le menti di due uomini che difficilmente avrebbero potuto essere più diversi? Era plausibile che un’idea nata nel XVIII secolo svanisse – almeno così pareva all’inizio del lavoro – per poi ricomparire tutt’a un tratto nel XX? Sorprendente è, infatti, constatare come dopo la morte di Castel lo strumento abbia continuato a far parlare di sé, sebbene in modo intermittente, fino alle soglie del Novecento, dimostrando che la sua importanza storica è nell'essere un mito capace, attraverso alcune metamorfosi, di giungere fino ai nostri giorni.
Dal clavecin oculaire di Louis Bertrand Castel al clavier à lumières di Alexandr Skrjabin
SAGLIETTI, BENEDETTA
2012-01-01
Abstract
La figura del padre gesuita Louis Bertrand Castel (1688-1757) è legata principalmente all’invenzione del clavicembalo oculare, uno straordinario strumento che avrebbe permesso di unire la vista e l'udito attraverso la produzione contemporanea di colori e suoni, il cui annuncio venne dato per la prima volta nel 1725. Nonostante a tal proposito vi siano molti, sporadici cenni in diversi testi italiani, sia lo strumento sia il suo inventore appaiono indistinti. Fin dal XVII secolo il dibattito attorno alla natura fisica della luce e dei colori era una delle controversie fondamentali della scienza e la discussione dell’analogia di suono e colore non era certamente soltanto dominio di Castel, il quale, tuttavia, fu il primo a immaginare uno strumento capace di unirli. Chi era Padre Castel? Quale la sua speculazione e il ruolo nella Francia del tempo? Che cos’è davvero questo clavicembalo oculare? È mai esistito? C’è un rapporto tra quello strumento e le invenzioni più moderne per produrre luce e suoni? Tali i quesiti di partenza. La domanda basilare che mi ha condotto a questa ricerca è il vivo interesse che ha suscitato in me la potente somiglianza tra l’idea di Castel e quella del clavier à lumières che Alexandr Skrjabin inventò nel 1911 per il suo Prometeo: era possibile che, a duecento anni di distanza, praticamente lo stesso strumento musicale (si tratta di un clavicembalo "diventato" pianoforte) tenesse ancora occupate le menti di due uomini che difficilmente avrebbero potuto essere più diversi? Era plausibile che un’idea nata nel XVIII secolo svanisse – almeno così pareva all’inizio del lavoro – per poi ricomparire tutt’a un tratto nel XX? Sorprendente è, infatti, constatare come dopo la morte di Castel lo strumento abbia continuato a far parlare di sé, sebbene in modo intermittente, fino alle soglie del Novecento, dimostrando che la sua importanza storica è nell'essere un mito capace, attraverso alcune metamorfosi, di giungere fino ai nostri giorni.File | Dimensione | Formato | |
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