L’articolo è pubblicato in un numero doppio della rivista «AIHS», co-curato dall’A. di questo articolo con altre due studiose e composto da ventitré contributi in francese, inglese e tedesco di colleghi europei e americani (per un totale di 500 pagine). Se il volume ha l’obiettivo di delineare una storia della stampa periodica in Europa dalla fine del Seicento all’inizio dell’Ottocento con attenzione ad autori, strategie editoriali, reti di comunicazione, pubblico e appropriazioni dei testi, l’articolo presenta un contributo volto ad approfondire il problema dell’alfabetismo e dello scarso accesso alla parola scritta negli spazi italiani di Antico Regime. Attraverso lo studio di alcuni periodici scelti come casi di studio, l’articolo mira a individuare il pubblico dei periodici scientifici pubblicati nella penisola nella seconda metà del Settecento. Partendo dalle indicazioni programmatiche dei redattori sui lettori potenziali, si tenta di identificare i lettori reali. A tal fine si analizzano, oltre ai contenuti, il linguaggio e le caratteristiche materiali dei testi, dalla suddivisione in capitoli e paragrafi ai differenti generi utilizzati (memoria accademica, estratto, riassunto, recensione), l’orizzonte geografico di circolazione, nonché le lettere alle redazioni inviate dai lettori. Il pubblico appare variegato. Ne facevano parte scienziati che nei periodici leggevano i risultati delle ricerche compiute da colleghi, e che rivestivano talvolta il duplice ruolo di lettori e autori; figure professionali, come i medici, per i quali la lettura era uno strumento di aggiornamento professionale; il ceto medio colto, maschile e femminile, non specializzato, ma curioso di scienza. Si trattava soltanto di un’élite oppure alcuni periodici giungevano ai ceti popolari, cui si rivolgevano idealmente i redattori di alcuni di essi? Benché non vada trascurato il ruolo di trasmissione orale svolto dai cosiddetti mediatori culturali (agricoltori proprietari, preti, maestri), si evidenzia come ai ceti popolari giungessero in realtà informazioni sugli aspetti tecnici e pragmatici del sapere scientifico, più che sui grandi dibattiti teorici che attraversavano allora discipline emergenti come la chimica. In tal senso, la storia della lettura scientifica nell’Italia del Settecento è una tappa di una vicenda di più lungo periodo, segnata da una forte dicotomia tra una ristretta élite che conosceva e controllava la scienza e la diffusa sopravvivenza di universi mentali dominati da superstizioni e false credenze.
Lire les sciences dans l’Italie du XVIIIe siècle
DELPIANO, Patrizia
2013-01-01
Abstract
L’articolo è pubblicato in un numero doppio della rivista «AIHS», co-curato dall’A. di questo articolo con altre due studiose e composto da ventitré contributi in francese, inglese e tedesco di colleghi europei e americani (per un totale di 500 pagine). Se il volume ha l’obiettivo di delineare una storia della stampa periodica in Europa dalla fine del Seicento all’inizio dell’Ottocento con attenzione ad autori, strategie editoriali, reti di comunicazione, pubblico e appropriazioni dei testi, l’articolo presenta un contributo volto ad approfondire il problema dell’alfabetismo e dello scarso accesso alla parola scritta negli spazi italiani di Antico Regime. Attraverso lo studio di alcuni periodici scelti come casi di studio, l’articolo mira a individuare il pubblico dei periodici scientifici pubblicati nella penisola nella seconda metà del Settecento. Partendo dalle indicazioni programmatiche dei redattori sui lettori potenziali, si tenta di identificare i lettori reali. A tal fine si analizzano, oltre ai contenuti, il linguaggio e le caratteristiche materiali dei testi, dalla suddivisione in capitoli e paragrafi ai differenti generi utilizzati (memoria accademica, estratto, riassunto, recensione), l’orizzonte geografico di circolazione, nonché le lettere alle redazioni inviate dai lettori. Il pubblico appare variegato. Ne facevano parte scienziati che nei periodici leggevano i risultati delle ricerche compiute da colleghi, e che rivestivano talvolta il duplice ruolo di lettori e autori; figure professionali, come i medici, per i quali la lettura era uno strumento di aggiornamento professionale; il ceto medio colto, maschile e femminile, non specializzato, ma curioso di scienza. Si trattava soltanto di un’élite oppure alcuni periodici giungevano ai ceti popolari, cui si rivolgevano idealmente i redattori di alcuni di essi? Benché non vada trascurato il ruolo di trasmissione orale svolto dai cosiddetti mediatori culturali (agricoltori proprietari, preti, maestri), si evidenzia come ai ceti popolari giungessero in realtà informazioni sugli aspetti tecnici e pragmatici del sapere scientifico, più che sui grandi dibattiti teorici che attraversavano allora discipline emergenti come la chimica. In tal senso, la storia della lettura scientifica nell’Italia del Settecento è una tappa di una vicenda di più lungo periodo, segnata da una forte dicotomia tra una ristretta élite che conosceva e controllava la scienza e la diffusa sopravvivenza di universi mentali dominati da superstizioni e false credenze.File | Dimensione | Formato | |
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