Saggio sul monologo interiore di Sergio Consonni, un gregario delle corse ciclistiche dei dilettanti, che, per un incidente provocato dal suo capo, “è diventato scemo” e “scemo el resterà per sempre” con cui incomincia la prima edizione de "Il dio di Roserio" (1954) di Giovanni Testori. A partire da quello del Consonni si sviluppa l’analisi della concezione del monologo, nell’opera narrativa e teatrale di Testori, come rappresentazione verbale fortemente espressionistica per il riuso di forme linguistiche popolari e dialettali, per la messa in scena di una condizione viscerale, prenatale dei personaggi, per la riduzione dei mezzi espressivi a un solo impasto che ingoia ogni distinzione di genere. Nel saggio assume particolare rilievo l’indagine sulla qualità “figurativa” della scrittura testoriana, suggestionata dalla diretta pratica pittorica e dall’esercizio di una critica d’arte segnata dal magistero di Longhi, nella quale la “trascrittura” dell’ opera d’arte “in opera di parola” diviene “questione di vita o di morte”.
Il monologo di Sergio Consonni
ZANDRINO, Barbara
2006-01-01
Abstract
Saggio sul monologo interiore di Sergio Consonni, un gregario delle corse ciclistiche dei dilettanti, che, per un incidente provocato dal suo capo, “è diventato scemo” e “scemo el resterà per sempre” con cui incomincia la prima edizione de "Il dio di Roserio" (1954) di Giovanni Testori. A partire da quello del Consonni si sviluppa l’analisi della concezione del monologo, nell’opera narrativa e teatrale di Testori, come rappresentazione verbale fortemente espressionistica per il riuso di forme linguistiche popolari e dialettali, per la messa in scena di una condizione viscerale, prenatale dei personaggi, per la riduzione dei mezzi espressivi a un solo impasto che ingoia ogni distinzione di genere. Nel saggio assume particolare rilievo l’indagine sulla qualità “figurativa” della scrittura testoriana, suggestionata dalla diretta pratica pittorica e dall’esercizio di una critica d’arte segnata dal magistero di Longhi, nella quale la “trascrittura” dell’ opera d’arte “in opera di parola” diviene “questione di vita o di morte”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.