Apparentemente sepolto nel dimenticatoio della storia, il paternalismo gode oggi di un’imprevista nuova fortuna teorica, grazie al rinnovato interesse di giuristi, economisti e studiosi della politica. Paternalista, per alcuni, è l’assistenzialismo statale tipico dei sistemi di welfare, per altri, il necessario atteggiamento di un decisore pubblico che si trova a dover deliberare su temi e problemi di elevata complessità tecnica, per altri ancora, l’eccessiva infantilizzazione dei cittadini in tempo di politica spettacolare e personalizzata o anche il costante riproporsi sulla scena politica di forme tradizionali di gestione della cosa pubblica. La metafora familiare rimanda a una concezione della politica semplice o semplificata, in cui il governante si prende cura dei governati come il padre dei figli, assimilati a esseri fragili, vulnerabili, bisognosi, come eterni minorenni, di essere protetti anche da se stessi. Il rinnovato interesse per la nozione di paternalismo nasce, allora, da un’apparente contraddizione. Da un lato si assiste al trionfo nel dibattito politico e nel linguaggio della teoria dei temi tipici del liberalismo classico e dell’immaginario antipaternalista: l’esaltazione delle libertà individuali e la lotta ai privilegi in nome del merito; dall’altro, l’osservazione dei meccanismi concreti di governo rivela il consolidarsi di nuove forme di concentrazione e di confusione tra potere politico, economico e ideologico che riducono gli spazi di reale autonomia degli individui. L’esigenza di tornare a ragionare di una categoria apparentemente desueta come quella di paternalismo nasce, dunque, dalla costatazione che l’imposizione di decisioni prese in nome del presunto “bene” o “interesse” dei cittadini è un argomento di legittimazione del potere tutt’altro che superato dalla politica democratica e liberale, soprattutto in un’epoca considerata post-ideologica ove le decisioni vengono vieppiù sottratte al campo del dibattito e dello scontro politico, seguendo di fatto logiche più attente a interessi privati e particolaristici. Questo numero è frutto di una riflessione e discussione collettiva su nuove forme di paternalismo politico, nel tentativo di tenere assieme metodi e approcci disciplinari diversi al fine di contribuire al dibattito sulle forme contemporanee della legittimità del potere e sui concreti meccanismi di governo.

Paternalismo

CUONO, MASSIMO;
2014-01-01

Abstract

Apparentemente sepolto nel dimenticatoio della storia, il paternalismo gode oggi di un’imprevista nuova fortuna teorica, grazie al rinnovato interesse di giuristi, economisti e studiosi della politica. Paternalista, per alcuni, è l’assistenzialismo statale tipico dei sistemi di welfare, per altri, il necessario atteggiamento di un decisore pubblico che si trova a dover deliberare su temi e problemi di elevata complessità tecnica, per altri ancora, l’eccessiva infantilizzazione dei cittadini in tempo di politica spettacolare e personalizzata o anche il costante riproporsi sulla scena politica di forme tradizionali di gestione della cosa pubblica. La metafora familiare rimanda a una concezione della politica semplice o semplificata, in cui il governante si prende cura dei governati come il padre dei figli, assimilati a esseri fragili, vulnerabili, bisognosi, come eterni minorenni, di essere protetti anche da se stessi. Il rinnovato interesse per la nozione di paternalismo nasce, allora, da un’apparente contraddizione. Da un lato si assiste al trionfo nel dibattito politico e nel linguaggio della teoria dei temi tipici del liberalismo classico e dell’immaginario antipaternalista: l’esaltazione delle libertà individuali e la lotta ai privilegi in nome del merito; dall’altro, l’osservazione dei meccanismi concreti di governo rivela il consolidarsi di nuove forme di concentrazione e di confusione tra potere politico, economico e ideologico che riducono gli spazi di reale autonomia degli individui. L’esigenza di tornare a ragionare di una categoria apparentemente desueta come quella di paternalismo nasce, dunque, dalla costatazione che l’imposizione di decisioni prese in nome del presunto “bene” o “interesse” dei cittadini è un argomento di legittimazione del potere tutt’altro che superato dalla politica democratica e liberale, soprattutto in un’epoca considerata post-ideologica ove le decisioni vengono vieppiù sottratte al campo del dibattito e dello scontro politico, seguendo di fatto logiche più attente a interessi privati e particolaristici. Questo numero è frutto di una riflessione e discussione collettiva su nuove forme di paternalismo politico, nel tentativo di tenere assieme metodi e approcci disciplinari diversi al fine di contribuire al dibattito sulle forme contemporanee della legittimità del potere e sui concreti meccanismi di governo.
2014
Viella
79
29
163
http://www.viella.it/riviste/testata/8
Paternalismo; Liberalismo; Neoliberalismo; Democrazia; Legittimità
M.Cuono; R. Sau
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