La struttura della monografia riflette l’intrecciarsi delle diverse fonti che regolano la disciplina dell’orario di lavoro (internazionali, comunitarie, costituzionale, ordinaria e negoziale): a un capitolo introduttivo, destinato allo studio della dimensione sovranazionale e comparata della materia, seguono infatti un capitolo dedicato al ruolo attribuito dal legislatore italiano alla contrattazione collettiva ed uno incentrato sugli spazi di flessibilità riservati all’autonomia individuale, mediante i quali i datori di lavoro possono gestire in maniera flessibile l’orario di lavoro, conformemente al variare delle esigenze produttive. La monografia, ricca di rinvii che facilitano la lettura del testo consentendo di analizzare da differenti angolazioni e prospettive le questioni maggiormente complesse, si chiude con un capitolo volto a verificare la sussistenza di un residuo spazio per la flessibilità nell’interesse del lavoratore. Nucleo centrale del volume sono i capitoli secondo e terzo. Nel primo di questi è analizzato il radicale mutamento del ruolo affidato alle parti sociali, derivante dall’abbandono del modello della flessibilità sindacalmente contrattata e dalla spinta, negli ultimi anni sempre più marcata, verso il decentramento contrattuale e la contrattazione separata. Oltre ad affrontare i problemi tradizionalmente irrisolti del diritto sindacale italiano, che si ripercuotono inevitabilmente anche in materia di orario, l’autrice dedica ampio spazio all’esame di alcuni contratti collettivi, al fine di verificare in quale maniera le parti sociali abbiano concretamente recepito i rinvii formulati dal legislatore. Riservando sempre attenzione alla dimensione comunitaria e comparata della materia, l’autrice passa poi ad analizzare il ruolo affidato all’autonomia individuale, soffermandosi sugli istituti più profondamente segnati dalle interazioni fra le fonti: la collocazione dell’orario di lavoro giornaliero, il lavoro straordinario, il riposo domenicale e le ferie. Benché il riconoscimento di un importante ruolo all’autonomia individuale avrebbe dovuto consentire al mondo imprenditoriale di gestire in maniera maggiormente flessibile l’organizzazione del lavoro e, al contempo, permettere una maggiore personalizzazione della dimensione temporale della prestazione, soltanto il primo di questi obiettivi pare però esser stato raggiunto. Si apre così la riflessione sulla questione della conciliazione fra tempo di lavoro e tempi di vita, che viene sviluppata nell’ultimo capitolo del libro, ove il problema della flessibilità nell’interesse del lavoratore viene analizzato anche alla luce delle più interessanti sperimentazioni varate in materia dalla contrattazione collettiva di primo e di secondo livello.

L’orario di lavoro tra legge e autonomia privata

FENOGLIO, Anna
2012-01-01

Abstract

La struttura della monografia riflette l’intrecciarsi delle diverse fonti che regolano la disciplina dell’orario di lavoro (internazionali, comunitarie, costituzionale, ordinaria e negoziale): a un capitolo introduttivo, destinato allo studio della dimensione sovranazionale e comparata della materia, seguono infatti un capitolo dedicato al ruolo attribuito dal legislatore italiano alla contrattazione collettiva ed uno incentrato sugli spazi di flessibilità riservati all’autonomia individuale, mediante i quali i datori di lavoro possono gestire in maniera flessibile l’orario di lavoro, conformemente al variare delle esigenze produttive. La monografia, ricca di rinvii che facilitano la lettura del testo consentendo di analizzare da differenti angolazioni e prospettive le questioni maggiormente complesse, si chiude con un capitolo volto a verificare la sussistenza di un residuo spazio per la flessibilità nell’interesse del lavoratore. Nucleo centrale del volume sono i capitoli secondo e terzo. Nel primo di questi è analizzato il radicale mutamento del ruolo affidato alle parti sociali, derivante dall’abbandono del modello della flessibilità sindacalmente contrattata e dalla spinta, negli ultimi anni sempre più marcata, verso il decentramento contrattuale e la contrattazione separata. Oltre ad affrontare i problemi tradizionalmente irrisolti del diritto sindacale italiano, che si ripercuotono inevitabilmente anche in materia di orario, l’autrice dedica ampio spazio all’esame di alcuni contratti collettivi, al fine di verificare in quale maniera le parti sociali abbiano concretamente recepito i rinvii formulati dal legislatore. Riservando sempre attenzione alla dimensione comunitaria e comparata della materia, l’autrice passa poi ad analizzare il ruolo affidato all’autonomia individuale, soffermandosi sugli istituti più profondamente segnati dalle interazioni fra le fonti: la collocazione dell’orario di lavoro giornaliero, il lavoro straordinario, il riposo domenicale e le ferie. Benché il riconoscimento di un importante ruolo all’autonomia individuale avrebbe dovuto consentire al mondo imprenditoriale di gestire in maniera maggiormente flessibile l’organizzazione del lavoro e, al contempo, permettere una maggiore personalizzazione della dimensione temporale della prestazione, soltanto il primo di questi obiettivi pare però esser stato raggiunto. Si apre così la riflessione sulla questione della conciliazione fra tempo di lavoro e tempi di vita, che viene sviluppata nell’ultimo capitolo del libro, ove il problema della flessibilità nell’interesse del lavoratore viene analizzato anche alla luce delle più interessanti sperimentazioni varate in materia dalla contrattazione collettiva di primo e di secondo livello.
2012
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Quaderni del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino
1
280
9788849524901
orario di lavoro; contrattazione collettiva; autonomia individuale
A. Fenoglio
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