Come affrontare, nel nostro tempo, la cruciale questione della formazione degli insegnanti senza cedere alla tentazione di farne dei tecnocrati del sapere? A quali condizioni è possibile restituire all’insegnante il suo decisivo ruolo formativo? Come è concretamente possibile ancorare questo ruolo alla complessità delle specifiche situazioni socio-culturali nelle quali gli insegnanti lavorano e lavoreranno? Sono questi i tre interrogativi presi in esame in questo saggio, facendo in parte ricorso alla recente esperienza del primo ciclo di Tirocinio Formativo Attivo per l’abilitazione degli insegnanti e alla luce della consapevolezza profonda che il lavoro dell’insegnante vada interpretato soprattutto come impegno culturale “in situazione”. Il caso degli insegnanti di Lingue e Civiltà Straniere, in particolare, ben si presta ad intercettare l’esigenza di una scuola ripensata come laboratorio di vita e di cultura. Un laboratorio situato in un orizzonte aperto e articolato – quello delle quattro maggiori lingue europee –, in cui la conoscenza umanistica dei processi di cultura può ritrovare davvero una forte prospettiva di senso. Di qui l’idea che gli strumenti culturali messi in gioco abbiano un ruolo fondamentale, sia per quanto riguarda la relazione educativa tra insegnanti e studenti, sia per ciò che concerne la loro reciproca progettualità esistenziale, sia rispetto al fondamentale ruolo della scuola – e di quella secondaria in particolare, troppo spesso pregiudizialmente concepita come la meno propensa a ‘educare’ – nella formazione di intelligenze consapevoli e critiche, di visioni del mondo ampie e complesse, di più ricchi orizzonti culturali e civili.

Il lavoro formativo dell'insegnante. Il caso delle Lingue e delle Civilità Straniere

MADRUSSAN, Elena
2014-01-01

Abstract

Come affrontare, nel nostro tempo, la cruciale questione della formazione degli insegnanti senza cedere alla tentazione di farne dei tecnocrati del sapere? A quali condizioni è possibile restituire all’insegnante il suo decisivo ruolo formativo? Come è concretamente possibile ancorare questo ruolo alla complessità delle specifiche situazioni socio-culturali nelle quali gli insegnanti lavorano e lavoreranno? Sono questi i tre interrogativi presi in esame in questo saggio, facendo in parte ricorso alla recente esperienza del primo ciclo di Tirocinio Formativo Attivo per l’abilitazione degli insegnanti e alla luce della consapevolezza profonda che il lavoro dell’insegnante vada interpretato soprattutto come impegno culturale “in situazione”. Il caso degli insegnanti di Lingue e Civiltà Straniere, in particolare, ben si presta ad intercettare l’esigenza di una scuola ripensata come laboratorio di vita e di cultura. Un laboratorio situato in un orizzonte aperto e articolato – quello delle quattro maggiori lingue europee –, in cui la conoscenza umanistica dei processi di cultura può ritrovare davvero una forte prospettiva di senso. Di qui l’idea che gli strumenti culturali messi in gioco abbiano un ruolo fondamentale, sia per quanto riguarda la relazione educativa tra insegnanti e studenti, sia per ciò che concerne la loro reciproca progettualità esistenziale, sia rispetto al fondamentale ruolo della scuola – e di quella secondaria in particolare, troppo spesso pregiudizialmente concepita come la meno propensa a ‘educare’ – nella formazione di intelligenze consapevoli e critiche, di visioni del mondo ampie e complesse, di più ricchi orizzonti culturali e civili.
2014
1
1/2014
83
94
http://www.ojs.unito.it/index.php/ricognizioni/index
formazione insegnanti; Lavoro educativo; T.F.A.; Lingue e Civiltà Straniere; Scuola secondaria di primo grado; scuola secondaria di secondo grado; cultura umanistica
ELENA MADRUSSAN
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