Negli ultimi decenni si registra un crescente impegno della scienza giuridica nella tutela della sfera culturale, sia essa intesa a livello individuale che collettivo. Ad interventi di tipo meramente dichiarativo sono andate affiancandosi politiche di promozione volte a fomentare il godimento concreto dei cosiddetti diritti culturali nella consapevolezza che la loro tutela sostanziale passa attraverso la libera fruizione di coloro che riconoscono in quei diritti uno strumento di rappresentazione della propria identità. Queste considerazioni assumono particolare consistenza in corrispondenza della sfera linguistica, dal momento che la lingua, al di là delle più contingenti esigenze comunicative, diviene veicolo di trasmissione dell’intera sfera identitaria di un individuo e del gruppo di appartenenza. Da qui l’esigenza che il diritto torni a riflettere sulla natura dei diritti linguistici, rivalutandone il carattere fondamentale che sinora non ha trovato il dovuto riconoscimento né in ambito nazionale né sovranazionale. Se è vero infatti che sostanzialmente tutte le costituzioni degli ordinamenti contemporanei a democrazia consolidata prevedono un espresso richiamo al diritto alla lingua, non di meno deve essere ricordato che tale richiamo si concreta di fatto in una tutela che è funzionale al godimento di altri diritti, quali il diritto di difesa, di manifestazione del pensiero, di uguaglianza…trovando difficilmente consistenza giuridica nel fattore linguistico in quanto tale. Il riconoscimento della natura fondamentale del diritto alla lingua, pertanto, chiama la scienza giuridica ad interrogarsi sulle soluzioni cui ricorrere per affrontare i rischi cui l’accesso della regolazione giuridica in un’atavica e spontanea espressione dell’identità umana quale è la lingua può condurre. Ad esempio qualora da strumento di libera espressione dell’identità del singolo, la lingua venga ridotta a mero oggetto di regolazione giuridica, in cui a prevalere non sia l’idem sentire del gruppo, ma contingenti esigenze politiche. Infatti, se forme di tutela programmatica a poco valgono nel garantire la trasmissione della conoscenza della lingua, d’altra parte la sua codificazione se non avviene in un contesto di consolidato pluralismo giuridico potrebbe condurre ad un indebito isolamento della comunità linguistica, ingenerando gravi tensioni rispetto alle relazioni con le altre realtà linguistiche che insistono su un medesimo territorio. Il caso catalano, attraverso l’analisi della legislazione e della giurisprudenza costituzionale e ordinaria degli ultimi anni, sarà assunto quale caso paradigmatico nell’ottica di voler approfondire proprio questi ultimi profili di indagine che devono interessare il giurista nell’adottare un giusto bilanciamento fra promozione dei diritti linguistici, tutela dei singoli e rispetto del pluralismo

Diritti linguistici e autonomie territoriali (Spagna)

MASTROMARINO, Anna
2014-01-01

Abstract

Negli ultimi decenni si registra un crescente impegno della scienza giuridica nella tutela della sfera culturale, sia essa intesa a livello individuale che collettivo. Ad interventi di tipo meramente dichiarativo sono andate affiancandosi politiche di promozione volte a fomentare il godimento concreto dei cosiddetti diritti culturali nella consapevolezza che la loro tutela sostanziale passa attraverso la libera fruizione di coloro che riconoscono in quei diritti uno strumento di rappresentazione della propria identità. Queste considerazioni assumono particolare consistenza in corrispondenza della sfera linguistica, dal momento che la lingua, al di là delle più contingenti esigenze comunicative, diviene veicolo di trasmissione dell’intera sfera identitaria di un individuo e del gruppo di appartenenza. Da qui l’esigenza che il diritto torni a riflettere sulla natura dei diritti linguistici, rivalutandone il carattere fondamentale che sinora non ha trovato il dovuto riconoscimento né in ambito nazionale né sovranazionale. Se è vero infatti che sostanzialmente tutte le costituzioni degli ordinamenti contemporanei a democrazia consolidata prevedono un espresso richiamo al diritto alla lingua, non di meno deve essere ricordato che tale richiamo si concreta di fatto in una tutela che è funzionale al godimento di altri diritti, quali il diritto di difesa, di manifestazione del pensiero, di uguaglianza…trovando difficilmente consistenza giuridica nel fattore linguistico in quanto tale. Il riconoscimento della natura fondamentale del diritto alla lingua, pertanto, chiama la scienza giuridica ad interrogarsi sulle soluzioni cui ricorrere per affrontare i rischi cui l’accesso della regolazione giuridica in un’atavica e spontanea espressione dell’identità umana quale è la lingua può condurre. Ad esempio qualora da strumento di libera espressione dell’identità del singolo, la lingua venga ridotta a mero oggetto di regolazione giuridica, in cui a prevalere non sia l’idem sentire del gruppo, ma contingenti esigenze politiche. Infatti, se forme di tutela programmatica a poco valgono nel garantire la trasmissione della conoscenza della lingua, d’altra parte la sua codificazione se non avviene in un contesto di consolidato pluralismo giuridico potrebbe condurre ad un indebito isolamento della comunità linguistica, ingenerando gravi tensioni rispetto alle relazioni con le altre realtà linguistiche che insistono su un medesimo territorio. Il caso catalano, attraverso l’analisi della legislazione e della giurisprudenza costituzionale e ordinaria degli ultimi anni, sarà assunto quale caso paradigmatico nell’ottica di voler approfondire proprio questi ultimi profili di indagine che devono interessare il giurista nell’adottare un giusto bilanciamento fra promozione dei diritti linguistici, tutela dei singoli e rispetto del pluralismo
2014
Diritti e autonomie territoriali
Giappichelli
Diritto costituzionale regionale
1
520
540
9788834849361
Dritti linguistici; Catalogna; Bilinguismo; regimi linguistici
A. Mastromarino
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