Il concetto storiografico di Dolce stil novo non è recente, visto che risale alla Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis (1870), ma – sebbene sia stato accolto da molti tanto da figurare ancora nelle storie letterarie e nei manuali scolastici – esso non ha mai goduto e non gode tuttora di unanime consenso tra gli studiosi di poesia delle Origini. Si potrebbe dire che quel verso famoso e filologicamente irrisolto – «di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo» (Purg., XXIV 57), la cui lettura è frutto come noto di ricostruzione congetturale – continui a diffondere non solo sull’esegesi dantesca, ma anche, e soprattutto, sulla storiografia letteraria che si è impossessata di lui le ombre del dubbio. È davvero esistito il Dolce stil novo o esso è un fantasma storiografico generato a partire dalla poetica dantesca? Questo volume cerca di dare una risposta a questa domanda, attraverso un’analisi puntuale e aggiornata dei testi e attraverso lo studio della loro tradizione manoscritta. Ne emerge che negli ultimi anni del secolo XIII si reagì nettamente, con un forte richiamo all’ordine, alla stagione poetica multiforme, sperimentale, dialogica, eterodossa che caratterizza la lirica del pieno e del tardo ’200, dopo gli esordi più compatti della Scuola siciliana. Questi nuovi poeti, pochi ma agguerriti e determinati, richiamano a un repertorio metrico chiuso (canzone, sonetto e ballata), a uno stile limpido, piano e trasparente (‘dolce’), a un’esclusività tematica tutta incentrata sull’amore, a un pubblico rigorosamente preselezionato non solo sul piano culturale ma soprattutto sul piano etico. Il volume comprende una prima parte dedicata al problema storiografico e agli aspetti generali della nuova poesia e poi capitoli distinti per i singoli poeti: Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia, Lapo Gianni, Gianni Alfani, Dino Frescobaldi, con proposte per un nuovo canone degli stilnovisti. Nella seconda parte manca, volutamente, un capitolo dedicato a Dante. Il protagonista indiscusso del Dolce stil novo non ha un suo luogo specifico, che non poteva che essere necessariamente limitato, perché egli aleggia su tutto il volume.

Il Dolce stil novo

PIROVANO, Donato
2014-01-01

Abstract

Il concetto storiografico di Dolce stil novo non è recente, visto che risale alla Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis (1870), ma – sebbene sia stato accolto da molti tanto da figurare ancora nelle storie letterarie e nei manuali scolastici – esso non ha mai goduto e non gode tuttora di unanime consenso tra gli studiosi di poesia delle Origini. Si potrebbe dire che quel verso famoso e filologicamente irrisolto – «di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo» (Purg., XXIV 57), la cui lettura è frutto come noto di ricostruzione congetturale – continui a diffondere non solo sull’esegesi dantesca, ma anche, e soprattutto, sulla storiografia letteraria che si è impossessata di lui le ombre del dubbio. È davvero esistito il Dolce stil novo o esso è un fantasma storiografico generato a partire dalla poetica dantesca? Questo volume cerca di dare una risposta a questa domanda, attraverso un’analisi puntuale e aggiornata dei testi e attraverso lo studio della loro tradizione manoscritta. Ne emerge che negli ultimi anni del secolo XIII si reagì nettamente, con un forte richiamo all’ordine, alla stagione poetica multiforme, sperimentale, dialogica, eterodossa che caratterizza la lirica del pieno e del tardo ’200, dopo gli esordi più compatti della Scuola siciliana. Questi nuovi poeti, pochi ma agguerriti e determinati, richiamano a un repertorio metrico chiuso (canzone, sonetto e ballata), a uno stile limpido, piano e trasparente (‘dolce’), a un’esclusività tematica tutta incentrata sull’amore, a un pubblico rigorosamente preselezionato non solo sul piano culturale ma soprattutto sul piano etico. Il volume comprende una prima parte dedicata al problema storiografico e agli aspetti generali della nuova poesia e poi capitoli distinti per i singoli poeti: Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia, Lapo Gianni, Gianni Alfani, Dino Frescobaldi, con proposte per un nuovo canone degli stilnovisti. Nella seconda parte manca, volutamente, un capitolo dedicato a Dante. Il protagonista indiscusso del Dolce stil novo non ha un suo luogo specifico, che non poteva che essere necessariamente limitato, perché egli aleggia su tutto il volume.
2014
Roma: Salerno Editrice.
Sestante
1
360
9788884029492
Dolce st
Donato Pirovano
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/150319
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