Se l’alta cucina nel mondo parla francese, il merito va certamente riconosciuto all’arte e alla professionalità di grandi figure di cuochi che seppero imporsi come modelli di gusto in tutta Europa, ma il fenomeno può essere compreso solo se ricondotto all’interno dell’aura di più generale prestigio che la corte di Luigi XIV seppe irradiare nel periodo del suo massimo splendore. L’Italia, in particolare, mostra di aver recepito con entusiasmo le novità provenienti d’Oltralpe, accogliendo in gran copia la terminologia gastronomica francese, sentita più suggestiva e di fatto divenuta ineludibile, in quanto riconosciuta come nucleo fondante del lessico tecnico del settore. La nuova ondata francesizzante che si registra in Italia a partire dal Seicento trova un tramite naturale nella corte sabauda, grazie alla presenza delle due Madame Reali, Maria Cristiana di Borbone e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, ideali mediatrici della cultura e dei costumi di Francia in Piemonte. Lo spoglio della documentazione d’archivio in lingua italiana legata alla casa ducale permette il recupero di un congruo numero di francesismi di ambito gastronomico, significativi per valutare l’introduzione e il radicamento delle nuove forme lessicali nell’uso linguistico del Piemonte. Diversamente dall’ampia serie di prestiti che si riscontreranno nel secolo successivo nei numerosi manuali di cucina mutuati dai modelli dei grandi cuochi d’Oltralpe (primi tra tutti Il Cuoco Piemontese e Il Confetturiere piemontese), le attestazioni documentarie evidenziano la reale diffusione dei francesismi nell’uso comune. Le voci nuove, che fanno la loro comparsa nei documenti della corte, ritornano infatti nei registri di conti e negli inventari di beni pubblici e privati, confermando l’effettiva circolazione dei termini nell’italiano del Piemonte. La prossimità linguistica e culturale dei territori al di là e al di qua delle Alpi favorisce la precoce acquisizione di voci che solo successivamente si diffonderanno nella penisola; il recupero delle attestazioni ricavate dai documenti piemontesi consente di ricostruire con maggiore dettaglio e profondità prospettica il percorso di irradiazione delle diverse forme lessicali, la cui introduzione è anche il segno di un’evoluzione delle forme del gusto.

La via del gusto che attraversa le Alpi: influssi francesi nel lessico della gastronomia tra Cinquecento e Settecento

PAPA, ELENA
2016-01-01

Abstract

Se l’alta cucina nel mondo parla francese, il merito va certamente riconosciuto all’arte e alla professionalità di grandi figure di cuochi che seppero imporsi come modelli di gusto in tutta Europa, ma il fenomeno può essere compreso solo se ricondotto all’interno dell’aura di più generale prestigio che la corte di Luigi XIV seppe irradiare nel periodo del suo massimo splendore. L’Italia, in particolare, mostra di aver recepito con entusiasmo le novità provenienti d’Oltralpe, accogliendo in gran copia la terminologia gastronomica francese, sentita più suggestiva e di fatto divenuta ineludibile, in quanto riconosciuta come nucleo fondante del lessico tecnico del settore. La nuova ondata francesizzante che si registra in Italia a partire dal Seicento trova un tramite naturale nella corte sabauda, grazie alla presenza delle due Madame Reali, Maria Cristiana di Borbone e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, ideali mediatrici della cultura e dei costumi di Francia in Piemonte. Lo spoglio della documentazione d’archivio in lingua italiana legata alla casa ducale permette il recupero di un congruo numero di francesismi di ambito gastronomico, significativi per valutare l’introduzione e il radicamento delle nuove forme lessicali nell’uso linguistico del Piemonte. Diversamente dall’ampia serie di prestiti che si riscontreranno nel secolo successivo nei numerosi manuali di cucina mutuati dai modelli dei grandi cuochi d’Oltralpe (primi tra tutti Il Cuoco Piemontese e Il Confetturiere piemontese), le attestazioni documentarie evidenziano la reale diffusione dei francesismi nell’uso comune. Le voci nuove, che fanno la loro comparsa nei documenti della corte, ritornano infatti nei registri di conti e negli inventari di beni pubblici e privati, confermando l’effettiva circolazione dei termini nell’italiano del Piemonte. La prossimità linguistica e culturale dei territori al di là e al di qua delle Alpi favorisce la precoce acquisizione di voci che solo successivamente si diffonderanno nella penisola; il recupero delle attestazioni ricavate dai documenti piemontesi consente di ricostruire con maggiore dettaglio e profondità prospettica il percorso di irradiazione delle diverse forme lessicali, la cui introduzione è anche il segno di un’evoluzione delle forme del gusto.
2016
Actes du XXVIIe Congrès international de linguistique et de philologie romanes (Nancy, 15-20 juillet 2013). Section 5: Lexicologie, phraséologie, lexicographie
ATILF
455
464
9791091460217
francesismi, linguaggio della gastronomia, prestiti, piemonte, Savoia, Il cuoco piemontese perfezionato a Parigi, XVI-XVII secolo
PAPA E.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1507099
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