Possiamo evincere che i trattati filosofici ciceroniani di m, di cui Bert e Cant2 sono copie indipendenti, erano una vera e propria “edizione critica con commento”, elaborata nel XII sec. da Guglielmo di Malmesbury a partire non da V, ma da una sua copia, che chiameremo w. Non resta quindi che immaginare che su V/V2 fosse stata esemplata una seconda copia w, distinta da v, priva del De legibus, e che essa fosse giunta in Inghilterra prima del XII sec., permettendo così a Guglielmo di ricavarne m. Esso era contraddistinto da interventi testuali invasivi, da una suddivisione esplicita in capitula, da introduzione e postfazione con riferimento ad altri testi, ciceroniani e non ciceroniani. Le note marginali di commento, presenti solo in Cant2 e sicuramente proseguite dalla sua scuola, non è invece detto che fossero già in m. Tale quadro, sicuramente eccezionale per il XII sec., sembra però trovare conforto nella ricostruzione che R.M. Thomson offre dell’attività di Guglielmo, sempre molto attento allo stile, circondato da un équipe di scribi provetti che rispondevano ai suoi ordini e pronto all’intervento ecdotico e filologico. Tutto ciò porta a condividere per il Lucullus (e in prospettiva per tutto Cicerone filosofo, in attesa dell’esame sistematico dei due manoscritti) la conclusione di Kaster su Svetonio, secondo cui «the most prodigiously fertile corrector that the text of Suetonius has known was also its most willful and aggressive reader».

In Anglia invenitur: come Guglielmo di Malmesbury leggeva e soprattutto correggeva Cicerone nel XII secolo

MALASPINA, Ermanno
2015-01-01

Abstract

Possiamo evincere che i trattati filosofici ciceroniani di m, di cui Bert e Cant2 sono copie indipendenti, erano una vera e propria “edizione critica con commento”, elaborata nel XII sec. da Guglielmo di Malmesbury a partire non da V, ma da una sua copia, che chiameremo w. Non resta quindi che immaginare che su V/V2 fosse stata esemplata una seconda copia w, distinta da v, priva del De legibus, e che essa fosse giunta in Inghilterra prima del XII sec., permettendo così a Guglielmo di ricavarne m. Esso era contraddistinto da interventi testuali invasivi, da una suddivisione esplicita in capitula, da introduzione e postfazione con riferimento ad altri testi, ciceroniani e non ciceroniani. Le note marginali di commento, presenti solo in Cant2 e sicuramente proseguite dalla sua scuola, non è invece detto che fossero già in m. Tale quadro, sicuramente eccezionale per il XII sec., sembra però trovare conforto nella ricostruzione che R.M. Thomson offre dell’attività di Guglielmo, sempre molto attento allo stile, circondato da un équipe di scribi provetti che rispondevano ai suoi ordini e pronto all’intervento ecdotico e filologico. Tutto ciò porta a condividere per il Lucullus (e in prospettiva per tutto Cicerone filosofo, in attesa dell’esame sistematico dei due manoscritti) la conclusione di Kaster su Svetonio, secondo cui «the most prodigiously fertile corrector that the text of Suetonius has known was also its most willful and aggressive reader».
2015
XXXIV Certamen Ciceronianum Arpinas, Dai papiri al XX secolo. L’eternità di Cicerone, Atti del VI Simposio Ciceroniano, Arpino, 9 maggio 2014
Dipartimento di Lettere e Filosofia Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale
Studi e ricerche del Dipartimento di Lettere e Filosofia
13
31
52
9788899052034
Cicerone; William of Malmesbury; Classics; Philology; Lucullus; Academici libri; Cicero
Ermanno Malaspina
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