Questo saggio individua gli elementi chiave che segnano la difficile e lenta ‘via italiana’ alla conquista dell’alfabeto e della lettura, e si colloca nel fascicolo monografico che la rivista «Histoire de l’education» ha dedicato nel 2013 al tema della literacy, comparando i casi dei paesi di lingua romanza. Il taglio cronologico è lungo: dal Cinquecento, quando prendono forma gli apparati prescrittivi e censori e si rafforza il controllo ecclesiastico sui processi educativi, ai decenni tra Sette e Ottocento, quando, tra speranze e timori di riforma, si valutano esiti e limiti del “sistema d’istruzione” tradizionale per il popolo. Per chiarire i tratti originali di questa storia, che è insieme culturale e politica, è indispensabile mettere a fuoco il contesto della penisola: frammentazione istituzionale, conservatorismo dei ceti dirigenti, monopolio ecclesiastico sulla scuola, contrapposizione tra idiomi quotidiani (dialetti) e lingue colte (latino e italiano). Ma al centro di questa ricerca c’è soprattutto un’analisi dei materiali didattici elementari, attraverso cui si coglie la concreta prassi d’insegnamento, e si può spiegare il blocco di fondo, che rendeva difficile passare dal livello del semplice riconoscimento del codice alfabetico a quello di una effettiva comprensione dei testi scritti. Il filo rosso di tale vicenda - ben leggibile attraverso le fonti esaminate - è dunque quello di una rocciosa continuità, pur in presenza di dibattiti sempre più infiammati e di varie riforme progettate e messe in campo a partire dal XVIII secolo. E il quadro che se ne ricava è quello di un tipo di alfabetizzazione (anche scolastica) che stentò a promuovere l’accesso al mondo dei libri dei gruppi popolari, perché rimase a lungo sconnessa dalla soglia e dal livello della lettura corrente.
La voie italienne vers l'alphabet avant 1860
ROGGERO, Marina
2013-01-01
Abstract
Questo saggio individua gli elementi chiave che segnano la difficile e lenta ‘via italiana’ alla conquista dell’alfabeto e della lettura, e si colloca nel fascicolo monografico che la rivista «Histoire de l’education» ha dedicato nel 2013 al tema della literacy, comparando i casi dei paesi di lingua romanza. Il taglio cronologico è lungo: dal Cinquecento, quando prendono forma gli apparati prescrittivi e censori e si rafforza il controllo ecclesiastico sui processi educativi, ai decenni tra Sette e Ottocento, quando, tra speranze e timori di riforma, si valutano esiti e limiti del “sistema d’istruzione” tradizionale per il popolo. Per chiarire i tratti originali di questa storia, che è insieme culturale e politica, è indispensabile mettere a fuoco il contesto della penisola: frammentazione istituzionale, conservatorismo dei ceti dirigenti, monopolio ecclesiastico sulla scuola, contrapposizione tra idiomi quotidiani (dialetti) e lingue colte (latino e italiano). Ma al centro di questa ricerca c’è soprattutto un’analisi dei materiali didattici elementari, attraverso cui si coglie la concreta prassi d’insegnamento, e si può spiegare il blocco di fondo, che rendeva difficile passare dal livello del semplice riconoscimento del codice alfabetico a quello di una effettiva comprensione dei testi scritti. Il filo rosso di tale vicenda - ben leggibile attraverso le fonti esaminate - è dunque quello di una rocciosa continuità, pur in presenza di dibattiti sempre più infiammati e di varie riforme progettate e messe in campo a partire dal XVIII secolo. E il quadro che se ne ricava è quello di un tipo di alfabetizzazione (anche scolastica) che stentò a promuovere l’accesso al mondo dei libri dei gruppi popolari, perché rimase a lungo sconnessa dalla soglia e dal livello della lettura corrente.File | Dimensione | Formato | |
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