Fargo. Il grande Lebowski. Fratello, dove sei? Non è un paese per vecchi. Basta scorrere la filmografia dei fratelli Coen per avere ben chiaro il loro ruolo cardine nella storia del cinema. Joel e Ethan Coen sono da sempre, sul grande schermo, indivisibili. Sia quando firmavano l'uno la sceneggiatura e l'altro la regia, sia da quando hanno deciso di unire i crediti ?? ed essere a tutti gli effetti una coppia di autori. Per la letteratura e il teatro, invece, Ethan Jesse Coen (n. 1957) gioca da solo. Dapprima con un'antologia di racconti (I cancelli dell'Eden, 1998, Einaudi 1999), poi con un paio di volumi di poesie (The Drunken Driver Has the Right of Way, 2009 e The Day the World Ends, 2012). Infine, ci sono i testi teatrali: questi atti unici di Almost an Evening (2009) seguiti da altri tre atti unici ancora inediti in Italia (Offices, del 2010), mentre il suo primo testo teatrale lungo, Women or Nothing, ha debuttato sul palcoscenico nell’autunno del 2013. Eppure si tratta di puro stile ‘fratelli Coen’, e gli appassionati dei loro film non resteranno delusi. Non sono sceneggiature per film non realizzati, né ibridi teatro-cinema, no: Ethan Coen ha una sua visione ben precisa di quello che è il teatro. Si vede che ama la messinscena e il gioco degli attori, e che deve essersi davvero divertito molto nel ruolo del commediografo. Certo, nel leggere alcune didascalie, precise fino alla maniacalità, non si può non vedere la mano del regista che controlla ogni singolo movimento del volto dei suoi attori e tutti i dettagli di una scenografia, ma quello che ci colpisce e ci diverte è che a Ethan Coen il teatro piace davvero. E gli piace immaginare che il suo mondo possa stare comodo, divertire ed emozionare anche lontano dalla macchina da presa. Questi tre atti unici sono dominati dal senso del grottesco che pervade la condizione umana. Il primo, “Aspettando” (“Waiting”) può considerarsi fin dal titolo un omaggio al teatro dell’assurdo beckettiano, ma con un taglio comico irrefrenabile, un costante invito per lo spettatore/lettore a mettere da parte ogni angoscia con una risata liberatoria. In una chiave analoga, “Quattro panchine” (“Four Benches”) si fa beffe della sacralità dei rapporti umani. “Dibattito” (“Debate”) mette in scena le grandi domande dell’esistenza con il linguaggio della cultura popolare, e più precisamente del talk show televisivo di bassa lega, senza risparmiare violenza e blasfemie. Il maggior pregio di queste pagine è, forse, proprio il contrasto tra la serietà degli argomenti affrontati e la scatenata comicità delle situazioni. Una comicità molto fisica, ma ovviamente anche verbale, talvolta condensata in espressioni fulminanti o battute di una sola parola.

Postfazione a "Quasi una serata"

DEANDREA, Pietro;
2015-01-01

Abstract

Fargo. Il grande Lebowski. Fratello, dove sei? Non è un paese per vecchi. Basta scorrere la filmografia dei fratelli Coen per avere ben chiaro il loro ruolo cardine nella storia del cinema. Joel e Ethan Coen sono da sempre, sul grande schermo, indivisibili. Sia quando firmavano l'uno la sceneggiatura e l'altro la regia, sia da quando hanno deciso di unire i crediti ?? ed essere a tutti gli effetti una coppia di autori. Per la letteratura e il teatro, invece, Ethan Jesse Coen (n. 1957) gioca da solo. Dapprima con un'antologia di racconti (I cancelli dell'Eden, 1998, Einaudi 1999), poi con un paio di volumi di poesie (The Drunken Driver Has the Right of Way, 2009 e The Day the World Ends, 2012). Infine, ci sono i testi teatrali: questi atti unici di Almost an Evening (2009) seguiti da altri tre atti unici ancora inediti in Italia (Offices, del 2010), mentre il suo primo testo teatrale lungo, Women or Nothing, ha debuttato sul palcoscenico nell’autunno del 2013. Eppure si tratta di puro stile ‘fratelli Coen’, e gli appassionati dei loro film non resteranno delusi. Non sono sceneggiature per film non realizzati, né ibridi teatro-cinema, no: Ethan Coen ha una sua visione ben precisa di quello che è il teatro. Si vede che ama la messinscena e il gioco degli attori, e che deve essersi davvero divertito molto nel ruolo del commediografo. Certo, nel leggere alcune didascalie, precise fino alla maniacalità, non si può non vedere la mano del regista che controlla ogni singolo movimento del volto dei suoi attori e tutti i dettagli di una scenografia, ma quello che ci colpisce e ci diverte è che a Ethan Coen il teatro piace davvero. E gli piace immaginare che il suo mondo possa stare comodo, divertire ed emozionare anche lontano dalla macchina da presa. Questi tre atti unici sono dominati dal senso del grottesco che pervade la condizione umana. Il primo, “Aspettando” (“Waiting”) può considerarsi fin dal titolo un omaggio al teatro dell’assurdo beckettiano, ma con un taglio comico irrefrenabile, un costante invito per lo spettatore/lettore a mettere da parte ogni angoscia con una risata liberatoria. In una chiave analoga, “Quattro panchine” (“Four Benches”) si fa beffe della sacralità dei rapporti umani. “Dibattito” (“Debate”) mette in scena le grandi domande dell’esistenza con il linguaggio della cultura popolare, e più precisamente del talk show televisivo di bassa lega, senza risparmiare violenza e blasfemie. Il maggior pregio di queste pagine è, forse, proprio il contrasto tra la serietà degli argomenti affrontati e la scatenata comicità delle situazioni. Una comicità molto fisica, ma ovviamente anche verbale, talvolta condensata in espressioni fulminanti o battute di una sola parola.
2015
Quasi una serata
Einaudi
Collezione di teatro
439
73
75
9788806216405
Teatro, Coen, religione.
DEANDREA, Pietro; PONTI, Marco
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1520810
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact