Presentato a Ginevra al convegno su I “cantici” di Manzoni del maggio 2013, questo studio, dopo uno sguardo sintetico rivolto all’attenzione ai popoli presente nei primi quattro inni sacri, si sofferma sulla presenza del tema nella Pentecoste. Innanzitutto nella stesura del 1817 (pp. 67-72), con tra l’altro approfondimenti sullo Spirito come “maestro interiore” che aprono in direzione dantesca e tassiana; poi nella stesura del 1819 (pp. 72-79), con importanti considerazioni sul modello degli oratori sacri di Metastasio, ben più ricchi e filosoficamente complessi di quanto sia apparso a qualcuno; infine nella redazione a stampa, pubblicata nel 1822 e nel 1823 e poi nelle Opere varie del 1855 (pp. 79-81). Nella seconda parte il lavoro approfondisce con acribia i due versi che nell’ed. Ferrario 1822 suonano: “Dall’Ande algenti al Libano, / d’Ibernia all’irta Haiti” (pp. 81-107). Tenendo conto delle stesure autografe precedenti, che molto ampliano questi contratti riferimenti geografici, lo studio dimostra come Manzoni non avesse qui in mente solo un discorso spirituale, in segreta polemica con l’impegno rivoluzionario della stesura del 1819 (come si è sempre ripetuto, seguendo un’affermazione di Franco Fortini), ma fino all’ultimo concentrasse in quei nomi un’attenzione alla liberazione piena, materiale e spirituale, di quelle popolazioni. A questo fine, per la prima volta, vengono messi in luce con precisione i riferimenti storici alle condizioni del Sud America, del Libano, dell’Irlanda e di Haiti che sono sottesi ai versi manzoniani.
“Nova franchigia”: attenzione ai popoli e alla loro liberazione negli Inni sacri
BADINI CONFALONIERI, Luca
2015-01-01
Abstract
Presentato a Ginevra al convegno su I “cantici” di Manzoni del maggio 2013, questo studio, dopo uno sguardo sintetico rivolto all’attenzione ai popoli presente nei primi quattro inni sacri, si sofferma sulla presenza del tema nella Pentecoste. Innanzitutto nella stesura del 1817 (pp. 67-72), con tra l’altro approfondimenti sullo Spirito come “maestro interiore” che aprono in direzione dantesca e tassiana; poi nella stesura del 1819 (pp. 72-79), con importanti considerazioni sul modello degli oratori sacri di Metastasio, ben più ricchi e filosoficamente complessi di quanto sia apparso a qualcuno; infine nella redazione a stampa, pubblicata nel 1822 e nel 1823 e poi nelle Opere varie del 1855 (pp. 79-81). Nella seconda parte il lavoro approfondisce con acribia i due versi che nell’ed. Ferrario 1822 suonano: “Dall’Ande algenti al Libano, / d’Ibernia all’irta Haiti” (pp. 81-107). Tenendo conto delle stesure autografe precedenti, che molto ampliano questi contratti riferimenti geografici, lo studio dimostra come Manzoni non avesse qui in mente solo un discorso spirituale, in segreta polemica con l’impegno rivoluzionario della stesura del 1819 (come si è sempre ripetuto, seguendo un’affermazione di Franco Fortini), ma fino all’ultimo concentrasse in quei nomi un’attenzione alla liberazione piena, materiale e spirituale, di quelle popolazioni. A questo fine, per la prima volta, vengono messi in luce con precisione i riferimenti storici alle condizioni del Sud America, del Libano, dell’Irlanda e di Haiti che sono sottesi ai versi manzoniani.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: «Nova franchigia»: attenzione ai popoli e alla loro liberazione negli «Inni Sacri». Testo dell'intervento al convegno: I «cantici» di Manzoni. «Inni Sacri», cori, poesie civili dopo la conversione, Università di Ginevra, 15-16 maggio 2013, a cura di Giovanni Bardazzi con la collaborazione di Georgia Fioroni e Francesca Latini
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