In Italia è stato stimato che l’eliminazione delle disuguaglianze di salute associate al livello di istruzione porterebbe a una riduzione di circa il 30% della mortalità generale maschile e quasi del 20% di quella femminile. Raggiungere tale risultato sarebbe una conquista dai benefici immensi per il benessere di tutta la società. Ma su quali determinanti intervenire per avere guadagni più significativi per la popolazione o per suoi specifici sottogruppi? Il volume: Negli ultimi decenni si è assistito al netto e costante miglioramento della salute della popolazione italiana: l'aspettativa di vita è aumentata, la mortalità si è ridotta, così come la morbosità, diminuita per buona parte delle categorie nosologiche in termini di incidenza, di prevalenza e di impatto sulla qualità della vita. Tuttavia, non tutti i cittadini hanno beneficiato allo stesso modo di questi progressi. Continuano infatti a persistere importanti differenze negli esiti di salute dei vari gruppi sociali: quanto più si è ricchi, istruiti, residenti in aree non deprivate, e in generale dotati di risorse e opportunità socioeconomiche, tanto più si tende a presentare un profilo di salute più sano. Se tali disuguaglianze sono di per sé ingiuste e non etiche - e soprattutto non immutabili -, rimangono due ulteriori ragioni per promuoverne il contrasto: innanzitutto sono una priorità costituzionale (come recita l'articolo 32), in secondo luogo rappresentano un grave freno all'economia nazionale. È stato stimato che l'eliminazione delle disuguaglianze associate al livello di istruzione porterebbe, in Italia, a una riduzione di circa il 30% della mortalità generale maschile e quasi del 20% di quella femminile. Raggiungere tale risultato sarebbe ovviamente una conquista dai benefici immensi per il benessere di tutta la società. Ma su quali determinanti intervenire per avere guadagni più significativi per la popolazione o per suoi specifici sottogruppi? Che tipologia di politiche e interventi privilegiare? Che approccio preferire? Quali settori istituzionali sono principalmente responsabili? Chi deve fare che cosa? Cosa ci insegnano le grandi rassegne portate a termine negli ultimi anni nei Paesi che per primi si sono interessati del contrasto alle disuguaglianze di salute? A queste domande tenta di rispondere il volume, strumento indispensabile per gli operatori della salute ma anche per chiunque sia responsabile della pianificazione delle politiche pubbliche. La Fondazione Smith Kline si occupa da molti anni di temi socio-sanitari e di formazione. Tra le aree di maggior interesse vi sono la medicina preventiva, le politiche di implementazione delle innovazioni scientifiche e tecnologiche, le politiche sociali e sanitarie. Nella sua veste di "coagulante" di competenze e conoscenze diverse, la Fondazione si pone come punto di riferimento e "incubatore" di progettualità per Operatori sanitari, Istituzioni e Ong, finalizzate alla modernizzazione e alla crescita armonica del sistema di welfare italiano.

Le evidenze empiriche: effetti dei determinanti sociali di salute

DI MONACO, ROBERTO;
2014-01-01

Abstract

In Italia è stato stimato che l’eliminazione delle disuguaglianze di salute associate al livello di istruzione porterebbe a una riduzione di circa il 30% della mortalità generale maschile e quasi del 20% di quella femminile. Raggiungere tale risultato sarebbe una conquista dai benefici immensi per il benessere di tutta la società. Ma su quali determinanti intervenire per avere guadagni più significativi per la popolazione o per suoi specifici sottogruppi? Il volume: Negli ultimi decenni si è assistito al netto e costante miglioramento della salute della popolazione italiana: l'aspettativa di vita è aumentata, la mortalità si è ridotta, così come la morbosità, diminuita per buona parte delle categorie nosologiche in termini di incidenza, di prevalenza e di impatto sulla qualità della vita. Tuttavia, non tutti i cittadini hanno beneficiato allo stesso modo di questi progressi. Continuano infatti a persistere importanti differenze negli esiti di salute dei vari gruppi sociali: quanto più si è ricchi, istruiti, residenti in aree non deprivate, e in generale dotati di risorse e opportunità socioeconomiche, tanto più si tende a presentare un profilo di salute più sano. Se tali disuguaglianze sono di per sé ingiuste e non etiche - e soprattutto non immutabili -, rimangono due ulteriori ragioni per promuoverne il contrasto: innanzitutto sono una priorità costituzionale (come recita l'articolo 32), in secondo luogo rappresentano un grave freno all'economia nazionale. È stato stimato che l'eliminazione delle disuguaglianze associate al livello di istruzione porterebbe, in Italia, a una riduzione di circa il 30% della mortalità generale maschile e quasi del 20% di quella femminile. Raggiungere tale risultato sarebbe ovviamente una conquista dai benefici immensi per il benessere di tutta la società. Ma su quali determinanti intervenire per avere guadagni più significativi per la popolazione o per suoi specifici sottogruppi? Che tipologia di politiche e interventi privilegiare? Che approccio preferire? Quali settori istituzionali sono principalmente responsabili? Chi deve fare che cosa? Cosa ci insegnano le grandi rassegne portate a termine negli ultimi anni nei Paesi che per primi si sono interessati del contrasto alle disuguaglianze di salute? A queste domande tenta di rispondere il volume, strumento indispensabile per gli operatori della salute ma anche per chiunque sia responsabile della pianificazione delle politiche pubbliche. La Fondazione Smith Kline si occupa da molti anni di temi socio-sanitari e di formazione. Tra le aree di maggior interesse vi sono la medicina preventiva, le politiche di implementazione delle innovazioni scientifiche e tecnologiche, le politiche sociali e sanitarie. Nella sua veste di "coagulante" di competenze e conoscenze diverse, la Fondazione si pone come punto di riferimento e "incubatore" di progettualità per Operatori sanitari, Istituzioni e Ong, finalizzate alla modernizzazione e alla crescita armonica del sistema di welfare italiano.
2014
L’equità nella salute in Italia. Secondo rapporto sulle disuguaglianze sociali in sanità
Franco Angeli
535.55
358
429
9788891709851
Disuguaglianze sociali; Equità nella salute; benessere; Politiche sociali; determinanti sociali
R. Di Monaco; S. Pilutti
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/152623
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