Quando si valuta la possibilità di garantire la comune convivenza, o s’invoca un diritto alla laicità delle istituzioni, delle scuole pubbliche, dei tribunali, dei seggi elettorali, si può cogliere come ci si confronti, in realtà, con il problema della natura della legge. Infatti, per poter rispondere alle richieste di riconoscimento di uno spazio materiale di esercizio della libertà religiosa, la questione pare rinviare alla ricerca di un metodo che consenta di ricondurre la molteplicità del reale all’unità di un criterio di giustizia, capace di imporsi in modo eguale e di rappresentarsi come superiore rispetto ai singoli interessi, al fine di garantirli e ovviare al rischio della loro disintegrazione. Pensare la dimensione pubblica significa allora chiedersi non come un certo assetto venga organizzato, ma il perché di tale assetto, alla luce di una misura ufficiale, vale a dire la legge. Pertanto, procedendo per astrazione, si tratta di comprendere quali principi la legge traduce per garantire la civile convivenza. Quali valori, appartenenti a quale orientamento, dovrebbero determinare il suo contenuto? Dovrebbe trattarsi di una legge "di natura" o una legge "civile"? E ancora, una legge che regola tutto o che lascia spazio alla libertà del singolo? Una doppia ipotesi guida questa riflessione. Da un lato, si può osservare come l’attuale volontà di superamento di prospettive parziali, che circoscrivono il reale entro dei limiti di comprensione, negando quanto li travalica, e la ricerca di un ordine capace di realizzare il giusto, l’uguaglianza e la tolleranza, lungi dall’essere una novità, rappresentino gli interrogativi di fondo che sollecitarono le formulazioni illuministiche. Dall’altro, riconsiderare e attualizzare la riflessione del XVIII secolo, permette di comprendere in che maniera, ancora oggi, si ragioni sulla dimensione pubblica e sulle relative ipotesi di disciplina. Gli interrogativi che sottostanno al dibattito saranno ripercorsi attraverso alcune considerazioni risalenti al XVIII secolo; questa analisi intende osservare pertanto come, entro la realtà attuale, risuoni l’eco delle riflessioni dei Lumi, volte alla formalizzazione di un principio di ragione trascendente rispetto alle singole soggettività.

Pensare la dimensione pubblica

TRAMONTANO, FRANCESCA
2012-01-01

Abstract

Quando si valuta la possibilità di garantire la comune convivenza, o s’invoca un diritto alla laicità delle istituzioni, delle scuole pubbliche, dei tribunali, dei seggi elettorali, si può cogliere come ci si confronti, in realtà, con il problema della natura della legge. Infatti, per poter rispondere alle richieste di riconoscimento di uno spazio materiale di esercizio della libertà religiosa, la questione pare rinviare alla ricerca di un metodo che consenta di ricondurre la molteplicità del reale all’unità di un criterio di giustizia, capace di imporsi in modo eguale e di rappresentarsi come superiore rispetto ai singoli interessi, al fine di garantirli e ovviare al rischio della loro disintegrazione. Pensare la dimensione pubblica significa allora chiedersi non come un certo assetto venga organizzato, ma il perché di tale assetto, alla luce di una misura ufficiale, vale a dire la legge. Pertanto, procedendo per astrazione, si tratta di comprendere quali principi la legge traduce per garantire la civile convivenza. Quali valori, appartenenti a quale orientamento, dovrebbero determinare il suo contenuto? Dovrebbe trattarsi di una legge "di natura" o una legge "civile"? E ancora, una legge che regola tutto o che lascia spazio alla libertà del singolo? Una doppia ipotesi guida questa riflessione. Da un lato, si può osservare come l’attuale volontà di superamento di prospettive parziali, che circoscrivono il reale entro dei limiti di comprensione, negando quanto li travalica, e la ricerca di un ordine capace di realizzare il giusto, l’uguaglianza e la tolleranza, lungi dall’essere una novità, rappresentino gli interrogativi di fondo che sollecitarono le formulazioni illuministiche. Dall’altro, riconsiderare e attualizzare la riflessione del XVIII secolo, permette di comprendere in che maniera, ancora oggi, si ragioni sulla dimensione pubblica e sulle relative ipotesi di disciplina. Gli interrogativi che sottostanno al dibattito saranno ripercorsi attraverso alcune considerazioni risalenti al XVIII secolo; questa analisi intende osservare pertanto come, entro la realtà attuale, risuoni l’eco delle riflessioni dei Lumi, volte alla formalizzazione di un principio di ragione trascendente rispetto alle singole soggettività.
2012
142
148
http://www.eticapubblica.it
libertà religiosa; razionalità; Illuminismo; spazio pubblico; Tolleranza religiosa
Francesca Tramontano
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/152849
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