A voler assumere come sintomi della attuale crisi della cultura alcuni fenomeni emergenti – lo spaesamento crescente in cui la dimensione emergenziale non concede spazi di riflessività, un linguaggio sloganistico e retorico oramai svuotato di senso, l’ideologia della novità come valore morale, la temporalità concepita in frammenti a riempimento sequenziale – l’educazione sembra costretta ad un ‘fare’ meramente esecutivo, perdendo di vista il suo senso. I rischi che s’innestano in questo quadro sono, allora, molteplici. Primo fra tutti, quello della “stanchezza”, che già Husserl aveva individuato come “pericolo estremo”. Un pericolo che oggi è diventato percezione diffusa e che impone, per dirla con Enzo Paci, il coraggio culturale e la forza interpretativa necessari “quando si gioca sui temi della trasformazione, del passaggio, del crollo, della novità assoluta”. In questa chiave, l’indebolimento progettuale e riflessivo mina la possibilità stessa di comprendere la realtà, di agire nel e sul presente. Mina, anche, la consapevolezza storica dei processi, sostituita da un’immediatezza palliativa. Si tratta, allora, di tentare di rigenerare la relazione educativa tra soggetto e mondo restituendo all’“etica della situazione” il suo significato specifico e riconsegnando il “senso” alla dimensione concreta dell’impegno radicale. Dove, per far questo, occorre, come voleva Sartre, “lavorare a livello di evento per produrre eventi concreti”.
Costruire il proprio posto nel mondo. L'educazione tra senso dell'impegno ed etica della situazione
MADRUSSAN, Elena
2015-01-01
Abstract
A voler assumere come sintomi della attuale crisi della cultura alcuni fenomeni emergenti – lo spaesamento crescente in cui la dimensione emergenziale non concede spazi di riflessività, un linguaggio sloganistico e retorico oramai svuotato di senso, l’ideologia della novità come valore morale, la temporalità concepita in frammenti a riempimento sequenziale – l’educazione sembra costretta ad un ‘fare’ meramente esecutivo, perdendo di vista il suo senso. I rischi che s’innestano in questo quadro sono, allora, molteplici. Primo fra tutti, quello della “stanchezza”, che già Husserl aveva individuato come “pericolo estremo”. Un pericolo che oggi è diventato percezione diffusa e che impone, per dirla con Enzo Paci, il coraggio culturale e la forza interpretativa necessari “quando si gioca sui temi della trasformazione, del passaggio, del crollo, della novità assoluta”. In questa chiave, l’indebolimento progettuale e riflessivo mina la possibilità stessa di comprendere la realtà, di agire nel e sul presente. Mina, anche, la consapevolezza storica dei processi, sostituita da un’immediatezza palliativa. Si tratta, allora, di tentare di rigenerare la relazione educativa tra soggetto e mondo restituendo all’“etica della situazione” il suo significato specifico e riconsegnando il “senso” alla dimensione concreta dell’impegno radicale. Dove, per far questo, occorre, come voleva Sartre, “lavorare a livello di evento per produrre eventi concreti”.File | Dimensione | Formato | |
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