Il contributo, grazie a documenti inediti ritrovati negli archivi parigini e a una ricca bibliografia in gran parte straniera, ricostruisce le vicende di uno dei maggiori artisti dell’Europa del XIX secolo, da molti ritenuto il più grande scultore di statue equestri del suo tempo. Dal compimento dell’Emanuele Filiberto, opera principale del progetto dinastico-nazionale di Carlo Alberto, Marochetti guadagnò infatti le più autorevoli committenze europee, non solo private ma pubbliche, realizzando alcuni tra i monumenti più simbolici e rappresentativi delle monarchie dell’Ottocento. In Francia gli Orléans gli affidarono opere fondamentali della monarchia di Luglio (dall’altare maggiore della Madeleine alle statue equestri dell’erede Ferdinando; dal bassorilievo della Battaglia di Jemmapes nell’Arco di Trionfo al progetto di statua di Napoleone I per les Invalides). Nel Regno Unito, sotto la protezione della regina Vittoria e del principe Alberto, ebbe la commissione del Riccardo Cuor di Leone fuori Westminster; delle statue equestri dei sovrani, del duca di Wellington; del monumento funebre della coppia reale a Windsor; ma anche di monumenti inglesi in India e nell’Impero Ottomano, solo per citare i principali. La mancanza di uno studio esaustivo e di un’organica ricostruzione delle sue opere basterebbe da sola a rendere attrattiva una ricerca su Carlo Marochetti. In realtà l’interesse della sua ricca e complessa biografia è rappresentato non solo dalla folgorante carriera, ma altresì dal ruolo culturale, oltre che politico e diplomatico (al servizio degli obiettivi strategici e internazionali di Cavour), che egli ricoprì nella società del suo tempo. A una fama indiscussa si associarono in realtà numerose critiche, invidie e ostilità nei diversi paesi in cui Marochetti lavorò le quali, a un attento esame, consentono una preziosa riflessione sul principio di nazionalità, ritenuto, com’è noto, uno dei motori della storia del XIX secolo; tema, peraltro, direttamente legato anche alla damnatio memoriae di cui fu inesorabilmente vittima lo scultore. La vicenda biografica di Marochetti permette dunque di approcciare da un punto di osservazione “contaminato”, cioè frutto di discipline diverse, un problema storiografico complesso: la questione del processo di creazione di identità nazionali del XIX secolo sviluppatesi dopo la rivoluzione francese e l’impero napoleonico, letta attraverso l’uso incrociato di fonti iconografiche e documentarie.

Scolpire il principe. Carlo Marochetti e l’identità nazionale nell’Europa dell’Ottocento

CAVICCHIOLI, Silvia
2016-01-01

Abstract

Il contributo, grazie a documenti inediti ritrovati negli archivi parigini e a una ricca bibliografia in gran parte straniera, ricostruisce le vicende di uno dei maggiori artisti dell’Europa del XIX secolo, da molti ritenuto il più grande scultore di statue equestri del suo tempo. Dal compimento dell’Emanuele Filiberto, opera principale del progetto dinastico-nazionale di Carlo Alberto, Marochetti guadagnò infatti le più autorevoli committenze europee, non solo private ma pubbliche, realizzando alcuni tra i monumenti più simbolici e rappresentativi delle monarchie dell’Ottocento. In Francia gli Orléans gli affidarono opere fondamentali della monarchia di Luglio (dall’altare maggiore della Madeleine alle statue equestri dell’erede Ferdinando; dal bassorilievo della Battaglia di Jemmapes nell’Arco di Trionfo al progetto di statua di Napoleone I per les Invalides). Nel Regno Unito, sotto la protezione della regina Vittoria e del principe Alberto, ebbe la commissione del Riccardo Cuor di Leone fuori Westminster; delle statue equestri dei sovrani, del duca di Wellington; del monumento funebre della coppia reale a Windsor; ma anche di monumenti inglesi in India e nell’Impero Ottomano, solo per citare i principali. La mancanza di uno studio esaustivo e di un’organica ricostruzione delle sue opere basterebbe da sola a rendere attrattiva una ricerca su Carlo Marochetti. In realtà l’interesse della sua ricca e complessa biografia è rappresentato non solo dalla folgorante carriera, ma altresì dal ruolo culturale, oltre che politico e diplomatico (al servizio degli obiettivi strategici e internazionali di Cavour), che egli ricoprì nella società del suo tempo. A una fama indiscussa si associarono in realtà numerose critiche, invidie e ostilità nei diversi paesi in cui Marochetti lavorò le quali, a un attento esame, consentono una preziosa riflessione sul principio di nazionalità, ritenuto, com’è noto, uno dei motori della storia del XIX secolo; tema, peraltro, direttamente legato anche alla damnatio memoriae di cui fu inesorabilmente vittima lo scultore. La vicenda biografica di Marochetti permette dunque di approcciare da un punto di osservazione “contaminato”, cioè frutto di discipline diverse, un problema storiografico complesso: la questione del processo di creazione di identità nazionali del XIX secolo sviluppatesi dopo la rivoluzione francese e l’impero napoleonico, letta attraverso l’uso incrociato di fonti iconografiche e documentarie.
2016
La fabbrica della storia. Fonti della storia e cultura di massa
FrancoAngeli
Testi di Storia
133
166
9788891726704
Marochetti, Luigi Filippo d’Orléans, Ferdinando d’Orléans, Napoleone I, Thiers, de Rémusat, Regina Vittoria, Principe Alberto, Carlo Alberto, Emanuele Filiberto, Cavour, Carlo Botta, Massimo d’Azeglio, Emanuele d’Azeglio, Risorgimento, Monumenti, Principio di nazionalità, Identità nazionale, Fine Arts Club, Great Exhibition 1851, Windsor, Scutari
Cavicchioli, Silvia
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