Il saggio introduce uno scritto scelto di Mario Dogliani (L'idea di rappresentanza nel dibattito giuridico in Italia e nei maggiori paesi europei tra Otto e Novecento, in A. Pace (a cura di), Studi in onore di Leopoldo Elia, Milano, Giuffrè, 1999, tomo I, pp. 537-572), del quale intende evidenziare la rilevanza alla luce delle questioni fondamentali del nostro tempo. Lo scritto, infatti, privilegiando una teoria che non enfatizzi le discontinuità tra il costituzionalismo antico e quello moderno, scompone i significati archetipici che il termine "rappresentanza" ha assunto nella storia politica, ossia i modelli fondamentali in cui l'istituto della rappresentanza si è storicamente configurato, e dimostra come tale termine non designi affatto un istituto unitario, ma due istituti concettualmente distinti, seppure intrecciati e sovrapposti. Uno di questi esprime l'idea, antichissima, per la quale si pretende che il titolare del potere politico non agisca sibi et suis, ma nell'interesse di tutti, e il problema della moderna rappresentanza politica si definisce attraverso concetti che secolarizzano il precedente pensiero politico-teologico: l'idea per cui l'esercizio del potere (spirituale e temporale) implica una "rappresentanza" del vero titolare (assente) di quel potere - e cioè l'idea per cui il potere non viene esercitato "in proprio" da chi effettivamente lo detiene - è l'idea centrale di tutto il costituzionalismo (ecclesiastico e secolare) del medioevo, un costituzionalismo improntato dunque ad un'idea di "duplicità", che fonda, e che rende necessario, il concetto di rappresentanza.
Veritas constitutionis: quis interpretabitur? Il problema dell'assenza insuperabile e insopportabile del titolare ultimo del potere, il concetto teologico secolarizzato di "rappresentanza" e le questioni fondamentali del diritto costituzionale del nostro tempo
MASSA PINTO, Ilenia
2015-01-01
Abstract
Il saggio introduce uno scritto scelto di Mario Dogliani (L'idea di rappresentanza nel dibattito giuridico in Italia e nei maggiori paesi europei tra Otto e Novecento, in A. Pace (a cura di), Studi in onore di Leopoldo Elia, Milano, Giuffrè, 1999, tomo I, pp. 537-572), del quale intende evidenziare la rilevanza alla luce delle questioni fondamentali del nostro tempo. Lo scritto, infatti, privilegiando una teoria che non enfatizzi le discontinuità tra il costituzionalismo antico e quello moderno, scompone i significati archetipici che il termine "rappresentanza" ha assunto nella storia politica, ossia i modelli fondamentali in cui l'istituto della rappresentanza si è storicamente configurato, e dimostra come tale termine non designi affatto un istituto unitario, ma due istituti concettualmente distinti, seppure intrecciati e sovrapposti. Uno di questi esprime l'idea, antichissima, per la quale si pretende che il titolare del potere politico non agisca sibi et suis, ma nell'interesse di tutti, e il problema della moderna rappresentanza politica si definisce attraverso concetti che secolarizzano il precedente pensiero politico-teologico: l'idea per cui l'esercizio del potere (spirituale e temporale) implica una "rappresentanza" del vero titolare (assente) di quel potere - e cioè l'idea per cui il potere non viene esercitato "in proprio" da chi effettivamente lo detiene - è l'idea centrale di tutto il costituzionalismo (ecclesiastico e secolare) del medioevo, un costituzionalismo improntato dunque ad un'idea di "duplicità", che fonda, e che rende necessario, il concetto di rappresentanza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.