Il contributo esplora entro la prospettiva del rapporto tra sorveglianza e libert il modello della smart city, che disegna politiche pubbliche ispirate Strategic Energy Technological Plan proposto dall’UE nel 2009 e finalizzate a costruire città inclusive e sostenibili grazie alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. I presupposti su cui si fonda la città inclusiva proposta da tale modello rendono di fatto la smart city una città che include soltanto i cittadini provvisti dei dispositivi necessari ad utilizzare “l’intelligenza” della città. D'altra parte, laddove la possibilità di accedere alla comunità virtuale è condi- zionato dalla cessione di dati personali., emerge il paradosso della dataveglianza: non essere nella comunità virtuale produce esclusione, ma esserci significa essere (potenzialmente) sorvegliati. La ricerca condotta su un campione di giovani nativi digitali sulla percezione della sicurezza e della sorveglianza conferma come i nativi digitali sembrino non rendersi conto di quanto essi stessi contribuiscano, con i loro comportamenti, alla diffusione della sorveglianza, e ancora di più, all’autosorveglianza.
Smart cities e smart citizens: trasformazioni e rappresentazioni della sicurezza nell'era della dataveglianza
BLENGINO, Cecilia Piera;MONDINO, SILVIA
2015-01-01
Abstract
Il contributo esplora entro la prospettiva del rapporto tra sorveglianza e libert il modello della smart city, che disegna politiche pubbliche ispirate Strategic Energy Technological Plan proposto dall’UE nel 2009 e finalizzate a costruire città inclusive e sostenibili grazie alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. I presupposti su cui si fonda la città inclusiva proposta da tale modello rendono di fatto la smart city una città che include soltanto i cittadini provvisti dei dispositivi necessari ad utilizzare “l’intelligenza” della città. D'altra parte, laddove la possibilità di accedere alla comunità virtuale è condi- zionato dalla cessione di dati personali., emerge il paradosso della dataveglianza: non essere nella comunità virtuale produce esclusione, ma esserci significa essere (potenzialmente) sorvegliati. La ricerca condotta su un campione di giovani nativi digitali sulla percezione della sicurezza e della sorveglianza conferma come i nativi digitali sembrino non rendersi conto di quanto essi stessi contribuiscano, con i loro comportamenti, alla diffusione della sorveglianza, e ancora di più, all’autosorveglianza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.