Lo studio mostra come l’Inferno di Dante pare configurarsi quale categoria indispensabile e fondamentale della scrittura di Levi. Una scrittura che è lo strumento essenziale all’autore per mettere ordine già al quotidiano caos della vita, ma soprattutto all’esperienza orribile e traumatica del Lager, rispondendo da una parte all’esigenza catartica di liberarsene e dall’altra a quella di renderne urgente testimonianza, da parte di un “salvato” per conto dei “sommersi”. Primo Levi infatti frequentemente descrive – come viene puntualmente mostrato nello studio – il processo di disumanizzazione sistematicamente attivato presso il campo di annientamento di Auschwitz proprio attraverso il “filtro” costituito dell’Inferno dantesco, che plausibilmente costituisce per Levi lo stabile punto di riferimento e partenza letterario, conosciuto e tangibile, per descrivere l’incredibile e, in qualche modo, l’indicibile.
Gli inferni di Primo Levi e Dante
CHIARIGLIONE, MARCO
2010-01-01
Abstract
Lo studio mostra come l’Inferno di Dante pare configurarsi quale categoria indispensabile e fondamentale della scrittura di Levi. Una scrittura che è lo strumento essenziale all’autore per mettere ordine già al quotidiano caos della vita, ma soprattutto all’esperienza orribile e traumatica del Lager, rispondendo da una parte all’esigenza catartica di liberarsene e dall’altra a quella di renderne urgente testimonianza, da parte di un “salvato” per conto dei “sommersi”. Primo Levi infatti frequentemente descrive – come viene puntualmente mostrato nello studio – il processo di disumanizzazione sistematicamente attivato presso il campo di annientamento di Auschwitz proprio attraverso il “filtro” costituito dell’Inferno dantesco, che plausibilmente costituisce per Levi lo stabile punto di riferimento e partenza letterario, conosciuto e tangibile, per descrivere l’incredibile e, in qualche modo, l’indicibile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.