Le aree funerarie messe in evidenza dallo scavo sono state sottoposte ad una puntuale analisi antropologica e paleopatologica, sviluppatasi sia sul campo che in laboratorio, con la duplice finalità di restituire un’immagine della composizione e delle caratteristiche dell’insieme osteologico (numero minimo di individui, ripartizione per sesso e per età) così come di indagare il significato del raggruppamento funerario. Tali obiettivi sono stati perseguiti mediante l’applicazione di una metodologia di cui si enunciano le linee guida, sia sotto il profilo antropologico che sotto quello paleopatologico, applicata agli scheletri rinvenuti in articolazione o rappresentati da un numero elevato di ossa. Si è riservata particolare attenzione all’antropologia tafonomica, in relazione al processo di decomposizione dei corpi, in cui i fenomeni biologici si intrecciano con quelli più prettamente culturali, legate a diverse pratiche di trattamento dei cadaveri. I nuclei funerari indagati sono rappresentati dall’area a nord dell’avancorpo e dalle gallerie del chiostro. Nei due comparti si registrano individui di entrambi i sessi, ma, mentre nel chiostro si tratta con netta prevalenza di soggetti adulti, spesso in età non giovanile, nel primo settore compaiono individui di tutte le età; le sepolture infantili sono in quest’area particolarmente rappresentate nel periodo I (altomedioevo) e nel periodo II, fase 5 (fine XII- prima metà XIV), mentre, tra i soggetti adulti, con una prevalenza dei maschi, pochi raggiungono i 50 anni di età.

L'indagine antropologica e paleopatologica: metodi e risultati

BOANO, ROSA;
2015-01-01

Abstract

Le aree funerarie messe in evidenza dallo scavo sono state sottoposte ad una puntuale analisi antropologica e paleopatologica, sviluppatasi sia sul campo che in laboratorio, con la duplice finalità di restituire un’immagine della composizione e delle caratteristiche dell’insieme osteologico (numero minimo di individui, ripartizione per sesso e per età) così come di indagare il significato del raggruppamento funerario. Tali obiettivi sono stati perseguiti mediante l’applicazione di una metodologia di cui si enunciano le linee guida, sia sotto il profilo antropologico che sotto quello paleopatologico, applicata agli scheletri rinvenuti in articolazione o rappresentati da un numero elevato di ossa. Si è riservata particolare attenzione all’antropologia tafonomica, in relazione al processo di decomposizione dei corpi, in cui i fenomeni biologici si intrecciano con quelli più prettamente culturali, legate a diverse pratiche di trattamento dei cadaveri. I nuclei funerari indagati sono rappresentati dall’area a nord dell’avancorpo e dalle gallerie del chiostro. Nei due comparti si registrano individui di entrambi i sessi, ma, mentre nel chiostro si tratta con netta prevalenza di soggetti adulti, spesso in età non giovanile, nel primo settore compaiono individui di tutte le età; le sepolture infantili sono in quest’area particolarmente rappresentate nel periodo I (altomedioevo) e nel periodo II, fase 5 (fine XII- prima metà XIV), mentre, tra i soggetti adulti, con una prevalenza dei maschi, pochi raggiungono i 50 anni di età.
2015
Il priorato cluniacense dei Santi Pietro e Paolo a Castelletto Cervo. Scavi e ricerche 2006-2014
A
Biblioteca di Archeologia Medievale
23
496
503
978-88-7814-677-8
Medioevo, Italia Settentrionale, Castelletto Cervo, antropologia, paleopatologia, scheletri
Boano, R.; Fulcheri, E.
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