La modernità liquida caratterizzata dal tempo puntillistico (Bauman, 2008/2009) intrappola le persone nel presente, rinunciando al futuro e ignorando il passato. In particolare, la cultura dell'effimero, nucleo dell'ideologia del presente, “paralizza il pensiero del futuro” (Augè, 2012, p. 15). L'imperativo presentista prescrive di sopportare, accettare e amare questo mondo presente, rinunciando ad ogni passione trasformatrice. L'apertura al futuro, indicata da Bloch come un tratto distintivo della condizione umana, pare trovare non pochi ostacoli nella realtà contemporanea, in modo particolare per i giovani. Non ci si riferisce solamente all’incertezza esistenziale e alla flessibilità occupazionale, piuttosto a ciò che è stato definito, più in generale, il “cambiamento di segno del futuro” (Benasayag & Schmit, 2003/2004), ossia il passaggio da un’idea di futuro interpretato positivamente come promessa all’attuale e perenne stato di allerta e di minaccia, da cui pare non si possa attendere nulla di buono. Non v'è dubbio che la particolare contingenza storico-economica sia molto complessa e non costituisca un invito allettante in favore della crescita delle giovani generazioni. Si intende sostenere il valore positivo di questa e di ogni situazione di crisi: il suo essere una condizione di passaggio. L'attuale crisi, che investe vari livelli, da quello economico a quello politico, da quello sociale a quello etico, è stata resa possibile anche dall'appiattimento culturale all'egemonia presentista, dalla rinuncia al futuro e quindi, in ultima istanza, dall'esaurirsi del pensiero utopico. Se la defuturizzazione dei giovani è conseguenza, se non altro indiretta, della rinuncia al pensiero utopico, in questa sede si intende recuperare il valore del possibile, dell'ideale e dell'utopico nell'analisi pedagogica. La ripresa dell'utopia implica, in prima istanza, di intenderla non come pura fantasticheria o frutto dogmatico di una fantasia politica allucinatoria. Si cercherà pertanto di evidenziare la caratteristica distintiva di ogni buona utopia: la dialettica tra reale e possibile. Si individueranno anche i rischi di una misconcezione di tale dialettica: l'eccesso di realismo conduce alla bieca legittimazione dell'esistente e l'eccesso di futuro porta al sogno di evasione. Si sosterrà la tesi per cui il ruolo critico ed emancipativo dell'utopia è possibile solo se si intende correttamente tale dialettica. In seguito si individuerà il nesso e le analogie tra utopia e pedagogia, al fine di sostenere l'analogia tra queste due forme di pensiero. Si mostreranno così i rischi di una pedagogia che non sappia correttamente intendere la dialettica tra reale e futuro come cuore dell'educazione: da una parte l'addestramento, dall'altra il sogno visionario. In conclusione si evidenzieranno due principali contributi del pensiero utopico alla riflessione pedagogica. Il primo strettamente epistemologico, relativo al modo di procedere del discorso pedagogico. Il secondo consentirà il passaggio dal piano epistemologico a quello propriamente educativo.

La defuturizzazione e l'egemonia presentista. Il pensiero utopico come risorsa per uscire dalla crisi

ZAMENGO, Federico;VALENZANO, NICOLO'
2015-01-01

Abstract

La modernità liquida caratterizzata dal tempo puntillistico (Bauman, 2008/2009) intrappola le persone nel presente, rinunciando al futuro e ignorando il passato. In particolare, la cultura dell'effimero, nucleo dell'ideologia del presente, “paralizza il pensiero del futuro” (Augè, 2012, p. 15). L'imperativo presentista prescrive di sopportare, accettare e amare questo mondo presente, rinunciando ad ogni passione trasformatrice. L'apertura al futuro, indicata da Bloch come un tratto distintivo della condizione umana, pare trovare non pochi ostacoli nella realtà contemporanea, in modo particolare per i giovani. Non ci si riferisce solamente all’incertezza esistenziale e alla flessibilità occupazionale, piuttosto a ciò che è stato definito, più in generale, il “cambiamento di segno del futuro” (Benasayag & Schmit, 2003/2004), ossia il passaggio da un’idea di futuro interpretato positivamente come promessa all’attuale e perenne stato di allerta e di minaccia, da cui pare non si possa attendere nulla di buono. Non v'è dubbio che la particolare contingenza storico-economica sia molto complessa e non costituisca un invito allettante in favore della crescita delle giovani generazioni. Si intende sostenere il valore positivo di questa e di ogni situazione di crisi: il suo essere una condizione di passaggio. L'attuale crisi, che investe vari livelli, da quello economico a quello politico, da quello sociale a quello etico, è stata resa possibile anche dall'appiattimento culturale all'egemonia presentista, dalla rinuncia al futuro e quindi, in ultima istanza, dall'esaurirsi del pensiero utopico. Se la defuturizzazione dei giovani è conseguenza, se non altro indiretta, della rinuncia al pensiero utopico, in questa sede si intende recuperare il valore del possibile, dell'ideale e dell'utopico nell'analisi pedagogica. La ripresa dell'utopia implica, in prima istanza, di intenderla non come pura fantasticheria o frutto dogmatico di una fantasia politica allucinatoria. Si cercherà pertanto di evidenziare la caratteristica distintiva di ogni buona utopia: la dialettica tra reale e possibile. Si individueranno anche i rischi di una misconcezione di tale dialettica: l'eccesso di realismo conduce alla bieca legittimazione dell'esistente e l'eccesso di futuro porta al sogno di evasione. Si sosterrà la tesi per cui il ruolo critico ed emancipativo dell'utopia è possibile solo se si intende correttamente tale dialettica. In seguito si individuerà il nesso e le analogie tra utopia e pedagogia, al fine di sostenere l'analogia tra queste due forme di pensiero. Si mostreranno così i rischi di una pedagogia che non sappia correttamente intendere la dialettica tra reale e futuro come cuore dell'educazione: da una parte l'addestramento, dall'altra il sogno visionario. In conclusione si evidenzieranno due principali contributi del pensiero utopico alla riflessione pedagogica. Il primo strettamente epistemologico, relativo al modo di procedere del discorso pedagogico. Il secondo consentirà il passaggio dal piano epistemologico a quello propriamente educativo.
2015
Anno V, Volume 1 06/2015
279
285
http://www.metis.progedit.com/anno-v-numero-1-062015-leducazione-ai-tempi-della-crisi/128-saggi/704-la-defuturizzazione-e-legemonia-presentista-il-pensiero-utopico-come-risorsa-per-uscire-dalla-crisi.html
presentismo, utopia, utopia pedagogica
F. Zamengo; N. Valenzano
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
metis zamengo valenzano.pdf

Open Access dal 01/01/2016

Tipo di file: PDF EDITORIALE
Dimensione 289.4 kB
Formato Adobe PDF
289.4 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1566088
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact