Il presente articolo è tratto da un’indagine sull’identità del Partito Comunista Italiano piemontese e sulle strategie politiche attuate dalle otto Federazioni provinciali che lo compongono. Scopo della ricerca, che ha ricoperto un arco cronologico lungo un trentennio, dalla Liberazione al mancato “sorpasso” del 1976, è quello di contribuire a “spezzare” l’idea di un’identità monolitica del comunismo italiano e, in questo caso, del Pci del Piemonte, solitamente identificato con il Pci di Torino e della fabbrica. In questo contesto, è stato dedicato un approfondimento specifico alla realtà del Pci in provincia di Cuneo, su cui l’articolo si sofferma. Nonostante si tratti di un’area bianca, tradizionalmente feudo democristiano, la locale federazione comunista riesce, anche se per un brevissimo periodo di tempo (1954-1957), a conquistare il consenso della popolazione contadina grazie a un inedito sforzo di elaborazione e al lancio di una mobilitazione collettiva che non conosce precedenti in questo territorio. Si tratta della stagione di “Rinascita”, i cui significati, in termini storici e politici, sono molto più profondi della sua parabola effimera. Il Pci, infatti, riesce a diventare l’interlocutore politico privilegiato di un nucleo sociale storicamente a esso avverso, quello dei piccoli e medi proprietari terrieri, coinvolgendolo in una originale forma di protesta che rompe con i valori conservatori e tradizionalisti della comunità. In un percorso che unisce storia, sociologia, politologia e antropologia, il Pci di Cuneo diventa un agevole laboratorio di studio in cui osservare le dinamiche complesse del radicamento del Pci in un’area bianca dai tratti davvero originali.

«Guarda bene che tu non faccia il primo». Il Pci in provincia di Cuneo e il caso di Rinascita (1954-1957)

BERGAGLIO, CECILIA
2014-01-01

Abstract

Il presente articolo è tratto da un’indagine sull’identità del Partito Comunista Italiano piemontese e sulle strategie politiche attuate dalle otto Federazioni provinciali che lo compongono. Scopo della ricerca, che ha ricoperto un arco cronologico lungo un trentennio, dalla Liberazione al mancato “sorpasso” del 1976, è quello di contribuire a “spezzare” l’idea di un’identità monolitica del comunismo italiano e, in questo caso, del Pci del Piemonte, solitamente identificato con il Pci di Torino e della fabbrica. In questo contesto, è stato dedicato un approfondimento specifico alla realtà del Pci in provincia di Cuneo, su cui l’articolo si sofferma. Nonostante si tratti di un’area bianca, tradizionalmente feudo democristiano, la locale federazione comunista riesce, anche se per un brevissimo periodo di tempo (1954-1957), a conquistare il consenso della popolazione contadina grazie a un inedito sforzo di elaborazione e al lancio di una mobilitazione collettiva che non conosce precedenti in questo territorio. Si tratta della stagione di “Rinascita”, i cui significati, in termini storici e politici, sono molto più profondi della sua parabola effimera. Il Pci, infatti, riesce a diventare l’interlocutore politico privilegiato di un nucleo sociale storicamente a esso avverso, quello dei piccoli e medi proprietari terrieri, coinvolgendolo in una originale forma di protesta che rompe con i valori conservatori e tradizionalisti della comunità. In un percorso che unisce storia, sociologia, politologia e antropologia, il Pci di Cuneo diventa un agevole laboratorio di studio in cui osservare le dinamiche complesse del radicamento del Pci in un’area bianca dai tratti davvero originali.
2014
2
1
1
192
http://siba-ese.unisalento.it/index.php/itinerari
Pci; provincia di Cuneo; Rinascita
Cecilia Bergaglio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/156961
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