La crescente longevità può essere considerata al tempo stesso effetto e causa dell’affermarsi di determinate rappresentazioni del corpo – in particolare del corpo dell’anziano, ma non solo. L’estensione progressiva della longevità può essere infatti considerata un esito di quella che è stata definita la decostruzione biomedica della morte, espressione con cui ci si riferisce a una serie di pratiche, quasi tutte a forte base tecnologica, accomunate nella loro diversità da una logica di ridefinizione di confini e limiti del corpo umano, dalle quali il corpo umano risulta, attualmente o potenzialmente, decodificato, riparato, riprogrammato, potenziato. L’intento di ridefinizione di confini e limiti del corpo umano che le accomuna ne fa espedienti per estendere la durata della vita, accrescere l'aspettativa di vita, rinviare il momento della morte. L’aumento della longevità ha poi di fatto modificato la realtà dell’essere anziani, vale a dire le situazioni oggettive in cui si conduce quella fase della vita; e il significato dell’essere anziani, vale a dire le rappresentazioni personali e collettive dell’invecchiamento. Si viene a stabilire per questa via un circuito che si autoalimenta. Le forme di progettualità e gli stili di vita salutari che fanno parte delle mutate condizioni oggettive in cui si trascorre l’età anziana e delle rappresentazioni collegate consentono di ipotizzare un possibile effetto di queste ultime sulla longevità medesima. A dire: la crescita della longevità, orientata in profondità anche dall’affermarsi di specifiche rappresentazioni del corpo (come quella del corpo flessibile), contribuisce a diffondere e a riprodurre immagini e rappresentazioni – dell’età anziana e del corpo anziano – che promettono a loro volta di estendere la longevità. Si pensi per esempio alle immagini e alle rappresentazioni incorporate nelle cosiddette politiche dell’invecchiamento attivo, volte a promuovere un innalzamento della qualità degli anni dell’anzianità, coltivando conoscenze, socialità, relazioni, impegno in ambito produttivo e/o di volontariato, tanto a livello individuale quanto (in termini aggregati) per l’intera società.
Rappresentazioni sociali del corpo ed età anziana
BORGNA, Paola
2015-01-01
Abstract
La crescente longevità può essere considerata al tempo stesso effetto e causa dell’affermarsi di determinate rappresentazioni del corpo – in particolare del corpo dell’anziano, ma non solo. L’estensione progressiva della longevità può essere infatti considerata un esito di quella che è stata definita la decostruzione biomedica della morte, espressione con cui ci si riferisce a una serie di pratiche, quasi tutte a forte base tecnologica, accomunate nella loro diversità da una logica di ridefinizione di confini e limiti del corpo umano, dalle quali il corpo umano risulta, attualmente o potenzialmente, decodificato, riparato, riprogrammato, potenziato. L’intento di ridefinizione di confini e limiti del corpo umano che le accomuna ne fa espedienti per estendere la durata della vita, accrescere l'aspettativa di vita, rinviare il momento della morte. L’aumento della longevità ha poi di fatto modificato la realtà dell’essere anziani, vale a dire le situazioni oggettive in cui si conduce quella fase della vita; e il significato dell’essere anziani, vale a dire le rappresentazioni personali e collettive dell’invecchiamento. Si viene a stabilire per questa via un circuito che si autoalimenta. Le forme di progettualità e gli stili di vita salutari che fanno parte delle mutate condizioni oggettive in cui si trascorre l’età anziana e delle rappresentazioni collegate consentono di ipotizzare un possibile effetto di queste ultime sulla longevità medesima. A dire: la crescita della longevità, orientata in profondità anche dall’affermarsi di specifiche rappresentazioni del corpo (come quella del corpo flessibile), contribuisce a diffondere e a riprodurre immagini e rappresentazioni – dell’età anziana e del corpo anziano – che promettono a loro volta di estendere la longevità. Si pensi per esempio alle immagini e alle rappresentazioni incorporate nelle cosiddette politiche dell’invecchiamento attivo, volte a promuovere un innalzamento della qualità degli anni dell’anzianità, coltivando conoscenze, socialità, relazioni, impegno in ambito produttivo e/o di volontariato, tanto a livello individuale quanto (in termini aggregati) per l’intera società.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.