Esiste un’eloquenza della natura? Molti risponderebbero di sì. Del resto, tutto è relativo quello che ci aspettiamo di sentire. Vulcani, alberi, pietre, organismi, fossili ci dicono qualcosa della storia geologica o evolutiva della terra. Nuvole, correnti, fenomeni atmosferici, temperature, ci parlano del clima. Anche noi umani siamo natura eloquente; siamo animali che parlano, e il più delle volte – nel bene o nel male – è attraverso di noi, attraverso le nostre rappresentazioni, meta- fore, simboli, allegorie, che la natura parla. L’ecocritica, per vocazione e per definizione, studia le espressioni di questo immaginario na- turale. Allo stesso tempo però essa ci insegna a essere cauti nei confronti di tecniche narrative basate sull’antropomorfizzazione della natura, e certamente non è difficile riconoscere in questa eloquenza naturale una metafora, una contaminazione di registri e di esperienze. Di qui le nostre prime domande: c’è il modo di andare oltre le metafore e di riconciliare l’antropomorfismo con le storie della natura? E c’è un modo di lasciare che queste storie affiorino senza che vengano «contaminate» dalle nostre visioni antropocentriche? Che cosa possiamo intendere, infine, per «contaminazione»? Questo saggio si propone di rispondere a questi interrogativi attraverso l'analisi di testi letterari e documentari esaminati alla luce delle più recenti teorie ecocritiche.
Corpi eloquenti. Ecocritica, contaminazione e storie della materia
IOVINO, Serenella
2015-01-01
Abstract
Esiste un’eloquenza della natura? Molti risponderebbero di sì. Del resto, tutto è relativo quello che ci aspettiamo di sentire. Vulcani, alberi, pietre, organismi, fossili ci dicono qualcosa della storia geologica o evolutiva della terra. Nuvole, correnti, fenomeni atmosferici, temperature, ci parlano del clima. Anche noi umani siamo natura eloquente; siamo animali che parlano, e il più delle volte – nel bene o nel male – è attraverso di noi, attraverso le nostre rappresentazioni, meta- fore, simboli, allegorie, che la natura parla. L’ecocritica, per vocazione e per definizione, studia le espressioni di questo immaginario na- turale. Allo stesso tempo però essa ci insegna a essere cauti nei confronti di tecniche narrative basate sull’antropomorfizzazione della natura, e certamente non è difficile riconoscere in questa eloquenza naturale una metafora, una contaminazione di registri e di esperienze. Di qui le nostre prime domande: c’è il modo di andare oltre le metafore e di riconciliare l’antropomorfismo con le storie della natura? E c’è un modo di lasciare che queste storie affiorino senza che vengano «contaminate» dalle nostre visioni antropocentriche? Che cosa possiamo intendere, infine, per «contaminazione»? Questo saggio si propone di rispondere a questi interrogativi attraverso l'analisi di testi letterari e documentari esaminati alla luce delle più recenti teorie ecocritiche.File | Dimensione | Formato | |
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