Comunità e sicurezza intrattengono un rapporto di reciprocità sul quale si edificano le impalcature giuridiche che, dalla Modernità, strutturano le interazioni con l’altro: la sicurezza costituisce cioè l’obiettivo e anche il fondamento dell’essere in comune. Ma questa relazione sembra oggi attraversare una crisi profondissima. La sicurezza, o meglio, la sua assenza pone in questione la rappresentazione stessa del vivere con l’altro, sempre più percepito come il pericolo da evitare; l’insicurezza restringe il campo delle nostre libertà, ridimensiona lo spazio entro il quale collocare desideri e azioni. Per tale ragione sembra quanto mai urgente e opportuno ripensare il rapporto tra comunità e sicurezza, per interrogarne l’effettiva consistenza e per sondare le condizioni in base alla quali questo rapporto, che si pretende sinallagmatico, possa realizzarsi compiutamente. Il percorso teorico ivi intrapreso si sviluppa intorno ad alcuni concetti fondamentali: il rischio, la paura e la cura, ma è in particolare quest’ultimo a ridefinire il quadro di senso di cui comunità e sicurezza costituiscono i lembi. La cura, infatti, non esprime soltanto un’esigenza ontica, in quanto provvede al mantenimento in essere di quella comunità, ma risponde anche, o forse soprattutto, a una necessità etica, in base alla quale orientare e ordinare i rapporti tra i soggetti che sono la comunità. Una comunità sicura, allora, non può che essere una comunità inclusiva, cioè una comunità in cui l’insuperabile differenzialità che l’altro esprime non sia negata, ma divenga la scommessa sulla quale provare a rifondare la rappresentazione di una socialità davvero democratica.

Comunità e sicurezza. Un'endiadi complessa

BORRELLO, MARIA
2016-01-01

Abstract

Comunità e sicurezza intrattengono un rapporto di reciprocità sul quale si edificano le impalcature giuridiche che, dalla Modernità, strutturano le interazioni con l’altro: la sicurezza costituisce cioè l’obiettivo e anche il fondamento dell’essere in comune. Ma questa relazione sembra oggi attraversare una crisi profondissima. La sicurezza, o meglio, la sua assenza pone in questione la rappresentazione stessa del vivere con l’altro, sempre più percepito come il pericolo da evitare; l’insicurezza restringe il campo delle nostre libertà, ridimensiona lo spazio entro il quale collocare desideri e azioni. Per tale ragione sembra quanto mai urgente e opportuno ripensare il rapporto tra comunità e sicurezza, per interrogarne l’effettiva consistenza e per sondare le condizioni in base alla quali questo rapporto, che si pretende sinallagmatico, possa realizzarsi compiutamente. Il percorso teorico ivi intrapreso si sviluppa intorno ad alcuni concetti fondamentali: il rischio, la paura e la cura, ma è in particolare quest’ultimo a ridefinire il quadro di senso di cui comunità e sicurezza costituiscono i lembi. La cura, infatti, non esprime soltanto un’esigenza ontica, in quanto provvede al mantenimento in essere di quella comunità, ma risponde anche, o forse soprattutto, a una necessità etica, in base alla quale orientare e ordinare i rapporti tra i soggetti che sono la comunità. Una comunità sicura, allora, non può che essere una comunità inclusiva, cioè una comunità in cui l’insuperabile differenzialità che l’altro esprime non sia negata, ma divenga la scommessa sulla quale provare a rifondare la rappresentazione di una socialità davvero democratica.
2016
Giappichelli
1
1
174
9788892104266
rischio, sicurezza, paura, diritto
Borrello, Maria
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1600375
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