Prendendo avvio dalle proteste popolari del 4 maggio 1919 contro la cessione al Giappone delle concessioni tedesche nello Shandong durante i negoziati per il Trattato di Versailles, considerate primo esempio di nazionalismo moderno, si analizza il processo storico attraverso il quale si è arrivati alla presenza giapponese nello Shandong. Si analizza dunque il periodo storico immediatamente antecedente a partire dall’Accordo tra Giappone e Regno Unito nel 1902, per considerare poi i problemi interni della Cina che la inducono a tenersi ai margini della Grande Guerra (la nascita della travagliata Repubblica di Cina, con la sua debolezza economica e politica, connessa alla presenza delle sfere di influenza straniera), e i problemi internazionali soprattutto in relazione al Giappone. Tali problemi vedranno l’espressione di un nazionalismo popolare forte, con un efficace boicottaggio anti-giapponese, probabilmente esito dei nazionalismi nei due decenni precedenti, che hanno in Zhang Binglin, col suo nazionalismo anti-manchu, e in Sun Yat-sen, col suo principio “nazionalista” del popolo, i massimi esponenti. Tuttavia, la presenza di cittadini cinesi sul fronte europeo è attestata ben prima della dichiarazione di guerra del governo di Pechino nell’agosto 1917. Si analizzano le ragioni inerenti alla scelta di chi partiva e alla scelta di chi andava a cercare proprio lavoratori cinesi. Il saggio termina con l’analisi del percorso diplomatico, con ostacoli e azioni successive, verso la dichiarazione di guerra da parte cinese, con gli esiti del Trattato di Versailles e della Conferenza Navale di Washington che vide il ritorno dello Shandong al governo cinese.
La Cina e la Grande Guerra, tra nazionalismo popolare e accordi segreti
DE TOGNI, MONICA
2015-01-01
Abstract
Prendendo avvio dalle proteste popolari del 4 maggio 1919 contro la cessione al Giappone delle concessioni tedesche nello Shandong durante i negoziati per il Trattato di Versailles, considerate primo esempio di nazionalismo moderno, si analizza il processo storico attraverso il quale si è arrivati alla presenza giapponese nello Shandong. Si analizza dunque il periodo storico immediatamente antecedente a partire dall’Accordo tra Giappone e Regno Unito nel 1902, per considerare poi i problemi interni della Cina che la inducono a tenersi ai margini della Grande Guerra (la nascita della travagliata Repubblica di Cina, con la sua debolezza economica e politica, connessa alla presenza delle sfere di influenza straniera), e i problemi internazionali soprattutto in relazione al Giappone. Tali problemi vedranno l’espressione di un nazionalismo popolare forte, con un efficace boicottaggio anti-giapponese, probabilmente esito dei nazionalismi nei due decenni precedenti, che hanno in Zhang Binglin, col suo nazionalismo anti-manchu, e in Sun Yat-sen, col suo principio “nazionalista” del popolo, i massimi esponenti. Tuttavia, la presenza di cittadini cinesi sul fronte europeo è attestata ben prima della dichiarazione di guerra del governo di Pechino nell’agosto 1917. Si analizzano le ragioni inerenti alla scelta di chi partiva e alla scelta di chi andava a cercare proprio lavoratori cinesi. Il saggio termina con l’analisi del percorso diplomatico, con ostacoli e azioni successive, verso la dichiarazione di guerra da parte cinese, con gli esiti del Trattato di Versailles e della Conferenza Navale di Washington che vide il ritorno dello Shandong al governo cinese.File | Dimensione | Formato | |
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