Caryl Churchill, Teatro III (Settimo cielo, Top Girls, Bei soldi e Skriker, lo spirito della vendetta), ed. orig. 1979, 1982, 1987 e 1994; a cura di Paola Bono; trad. dall'inglese di Riccardo Duranti, Laura Caretti e Margaret L. Rose, Marta Gilmore, P. Bono; pp. 475, € 22, Editoria & Spettacolo, Spoleto 2016 Nata nel 1938, Caryl Churchill è una drammaturga britannica che scrive testi per radio, TV e teatro sin dal '58 e che con ogni nuova opera suscita ancora clamore e grandi attese. Nel 2012 April de Angelis scriveva sul Guardian che è impossibile immaginare oggi la scena teatrale senza pensare a Churchill, ai suoi testi che hanno rivoluzionato il linguaggio del palcoscenico come hanno saputo fare solo i capolavori della storia del teatro. Lamentarsi della nostra mancanza di attenzione per talenti stranieri è ormai un vezzo, ma in questo caso diventa inevitabile: sono pochissime le traduzioni in italiano dei suoi testi. Per fortuna, dal 2014 Editoria & Spettacolo colma questa lacuna traducendone l'opera completa. Questo terzo volume, poi, contiene quattro capolavori imperdibili. Nel 1979 Settimo cielo spalanca a Churchill le porte della notorietà. Nel primo atto l'Africa coloniale del periodo vittoriano, e il patriarca-colonizzatore Clive che ne sta al centro, vengono decostruiti attraverso uno straniamento d'ispirazione brechtiana: la moglie Betty è interpretata da un uomo, il figlio Edward da una donna e il servo africano Joshua da un bianco. Viene così messa a nudo la costruzione sociale e politica delle identità etniche e di genere, proiezioni della paura del diverso da parte del maschio bianco. Una farsesca polveriera di istinti repressi esplode all'arrivo dell'esploratore Harry, con la sua virilità corredata di sessualità promiscua. Amante della moglie e del servo di Clive, oltre che molestatore di Edward, Harry equivoca le virili riflessioni di Clive: “pensa al cameratismo tra uomini, Harry, che condividono avventure e pericoli, che rischiano insieme la vita... (Harry abbraccia Clive) Ma cosa ti salta in mente? (…) La più ributtante delle perversioni! Così cadde Roma, Harry, questo peccato può distruggere un impero!” Si impone quindi un matrimonio riparatore, che sarà altrettanto caricaturale. L'atto secondo è ambientato a Londra, durante la contestazione e le spinte emancipatorie degli anni '60, ma per i personaggi sono passati solo 25 anni e i ruoli degli attori sono stati rimescolati. Victoria, figlia di Clive rappresentata nel primo atto da una bambola, mette in discussione la propria identità di genere, abbandonando il marito per vivere con una nuova compagna e il fratello omosessuale Edward. I personaggi vivono più liberamente i propri desideri e la farsa lascia il posto alla riflessione; anche l'anziana Betty ha ormai lasciato Clive, ed ha scoperto le gioie della masturbazione. È un finale che non offre soluzioni, ma un'inebriante apertura alla ricerca, alla scoperta, con Betty che conclude: “Sono stata sposata tanti di quegli anni, che non sono molto sicura che sia così che si fa conoscenza. Ma se non si sa il modo giusto di fare una cosa, bisogna inventarselo.” Top Girls (1982) affronta più direttamente la questione femminista, ma sempre senza pretese naturalistiche. Come sottolinea la curatrice, le opere di Churchill non sono mai rassicuranti, ma sfidano continuamente cliché ed aspettative. Nell'Atto I Marlene, donna in carriera, organizza una cena iperalcolica per festeggiare la sua promozione invitando donne che come lei hanno superato le barriere imposte dal patriarcato, ma si tratta di personaggi storici e protagoniste di poemi o quadri. Un crescente sovrapporsi di battute porta alla luce l'enorme sofferenza vissuta da queste vite così controcorrente, fino a lacrime e vomito; Griet la Pazza si lancia in uno straziante monologo sulla famiglia massacrata dagli spagnoli: “Non ne potevo più, ero fuori di me, li odio quei bastardi. Esco di casa quella mattina e grido per far uscire le vicine e dico 'Forza, andiamo dove nasce il male e facciamo i conti con quei bastardi'”, e racconta così la sua battaglia contro i diavoli dell'inferno, dipinta in quadro di Bruegel il Vecchio. Finito questo 'sogno', la domanda è ovvia: qual è la sofferenza dietro al successo di Marlene? Nei due realistici atti seguenti la protagonista emerge come una spietata carrierista che ha abbandonato ogni senso di umanità per diventare manager di un'agenzia di collocamento, epitomo perfetto del liberismo thatcheriano. La critica a questo tipo di emancipazione femminile si fonda su idee e pratiche socialiste dell'autrice che, tra gli anni '70 e '80, includevano una tecnica di scrittura collettiva con importanti compagnie teatrali: in maniera analoga alla scrittura filmica di Mike Leigh, i laboratori di discussione e improvvisazione con il cast precedevano la stesura solitaria del copione. La questione del monetarismo thatcheriano culmina in un litigio tra Marlene e la sorella proletaria Joyce, che le ha cresciuto la figlia non voluta: “Che bene c'è che sia la prima donna, se è lei? Immagino che ti sarebbe piaciuto anche Hitler se fosse stato una donna. (…) gli anni Ottanta saranno stupendi, okay, ma perché noi ci sbarazzeremo di gente come te.” Un confronto rabbioso che si rivelerà profetico di una frattura sociale insanabile, fino al controverso funerale del 2013 dove la Lady di Ferro è stata accolta con scritte del tipo “The bitch is dead”. Sempre impietosa sulle distorsioni dei nostri anni, nel 1994 Churchill scrive Serious Money, sul cosiddetto Big Bang prodotto dalla deregolamentazione thatcheriana dei mercati finanziari. Un'opera frenetica ed affollata, miscuglio di tecnicismi e scurrilità che incarnano perfettamente i nuovi squali pre-globalizzazione, ma con un'ennesima trovata straniante per indurre alla riflessione ed evitare facili immedesimazioni: le battute in versi rimati. I nuovi trader non accettano lezioni di etica dai vecchi banchieri: “Non facciamo altro che continuare / ciò che voi bastardi ci avete insegnato. / Facce nuove nel vecchio recinto, / alzar denaro con un bel sorriso distinto, / altrettanto furbo, altrettanto finto.” Analogamente, il Fondo Monetario Internazionale, con la sua priorità di saldare le banche, emerge come continuazione della politica imperiale: “Bob Geldof era un povero sfigato, / ha fatto beneficenza nel verso sbagliato. / Doveva far concerti in Africa Centrale / e spedire i soldi a qualche ente occidentale.” Un testo difficilissimo da tradurre, così come The Skriker (1994), opera di teatro-danza popolata da creature del folclore britannico tra cui la protagonista del titolo. La skriker è uno spirito metamorfico tanto quanto i suoi monologhi polisemici e magmatici, spesso paragonati alle sperimentazioni joyciane. Martoriata dalla società moderna, lamenta il suo fato: “un tempo lasciavano una ciotola di cibo stregatto per l'apprendista stregone (…) ora ci odiano e ci feriscono feroci in fretta e non si aspetta.” La sua vendetta coinvolge giovani madri single e socialmente escluse, trascinate nel suo mondo sotterraneo che, secondo alcuni critici, si rivela tossico come il capitale multinazionale. Teatro III è impreziosito da introduzione, glossario, postfazioni dei traduttori, bio-bibliografia. Peccato che questo pregevole progetto abbia deciso di prendersi una pausa, viste le tante opere di Churchill ancora non tradotte. A partire da Vinegar Tom (1976), teatro-canzone sulla caccia alle streghe del '600 e sulle streghe di oggi: “Ti avrebbero impiccata allora? Chiediti come ti prendono adesso.”

Nella farsesca polveriera degli istinti

DEANDREA, Pietro
2017-01-01

Abstract

Caryl Churchill, Teatro III (Settimo cielo, Top Girls, Bei soldi e Skriker, lo spirito della vendetta), ed. orig. 1979, 1982, 1987 e 1994; a cura di Paola Bono; trad. dall'inglese di Riccardo Duranti, Laura Caretti e Margaret L. Rose, Marta Gilmore, P. Bono; pp. 475, € 22, Editoria & Spettacolo, Spoleto 2016 Nata nel 1938, Caryl Churchill è una drammaturga britannica che scrive testi per radio, TV e teatro sin dal '58 e che con ogni nuova opera suscita ancora clamore e grandi attese. Nel 2012 April de Angelis scriveva sul Guardian che è impossibile immaginare oggi la scena teatrale senza pensare a Churchill, ai suoi testi che hanno rivoluzionato il linguaggio del palcoscenico come hanno saputo fare solo i capolavori della storia del teatro. Lamentarsi della nostra mancanza di attenzione per talenti stranieri è ormai un vezzo, ma in questo caso diventa inevitabile: sono pochissime le traduzioni in italiano dei suoi testi. Per fortuna, dal 2014 Editoria & Spettacolo colma questa lacuna traducendone l'opera completa. Questo terzo volume, poi, contiene quattro capolavori imperdibili. Nel 1979 Settimo cielo spalanca a Churchill le porte della notorietà. Nel primo atto l'Africa coloniale del periodo vittoriano, e il patriarca-colonizzatore Clive che ne sta al centro, vengono decostruiti attraverso uno straniamento d'ispirazione brechtiana: la moglie Betty è interpretata da un uomo, il figlio Edward da una donna e il servo africano Joshua da un bianco. Viene così messa a nudo la costruzione sociale e politica delle identità etniche e di genere, proiezioni della paura del diverso da parte del maschio bianco. Una farsesca polveriera di istinti repressi esplode all'arrivo dell'esploratore Harry, con la sua virilità corredata di sessualità promiscua. Amante della moglie e del servo di Clive, oltre che molestatore di Edward, Harry equivoca le virili riflessioni di Clive: “pensa al cameratismo tra uomini, Harry, che condividono avventure e pericoli, che rischiano insieme la vita... (Harry abbraccia Clive) Ma cosa ti salta in mente? (…) La più ributtante delle perversioni! Così cadde Roma, Harry, questo peccato può distruggere un impero!” Si impone quindi un matrimonio riparatore, che sarà altrettanto caricaturale. L'atto secondo è ambientato a Londra, durante la contestazione e le spinte emancipatorie degli anni '60, ma per i personaggi sono passati solo 25 anni e i ruoli degli attori sono stati rimescolati. Victoria, figlia di Clive rappresentata nel primo atto da una bambola, mette in discussione la propria identità di genere, abbandonando il marito per vivere con una nuova compagna e il fratello omosessuale Edward. I personaggi vivono più liberamente i propri desideri e la farsa lascia il posto alla riflessione; anche l'anziana Betty ha ormai lasciato Clive, ed ha scoperto le gioie della masturbazione. È un finale che non offre soluzioni, ma un'inebriante apertura alla ricerca, alla scoperta, con Betty che conclude: “Sono stata sposata tanti di quegli anni, che non sono molto sicura che sia così che si fa conoscenza. Ma se non si sa il modo giusto di fare una cosa, bisogna inventarselo.” Top Girls (1982) affronta più direttamente la questione femminista, ma sempre senza pretese naturalistiche. Come sottolinea la curatrice, le opere di Churchill non sono mai rassicuranti, ma sfidano continuamente cliché ed aspettative. Nell'Atto I Marlene, donna in carriera, organizza una cena iperalcolica per festeggiare la sua promozione invitando donne che come lei hanno superato le barriere imposte dal patriarcato, ma si tratta di personaggi storici e protagoniste di poemi o quadri. Un crescente sovrapporsi di battute porta alla luce l'enorme sofferenza vissuta da queste vite così controcorrente, fino a lacrime e vomito; Griet la Pazza si lancia in uno straziante monologo sulla famiglia massacrata dagli spagnoli: “Non ne potevo più, ero fuori di me, li odio quei bastardi. Esco di casa quella mattina e grido per far uscire le vicine e dico 'Forza, andiamo dove nasce il male e facciamo i conti con quei bastardi'”, e racconta così la sua battaglia contro i diavoli dell'inferno, dipinta in quadro di Bruegel il Vecchio. Finito questo 'sogno', la domanda è ovvia: qual è la sofferenza dietro al successo di Marlene? Nei due realistici atti seguenti la protagonista emerge come una spietata carrierista che ha abbandonato ogni senso di umanità per diventare manager di un'agenzia di collocamento, epitomo perfetto del liberismo thatcheriano. La critica a questo tipo di emancipazione femminile si fonda su idee e pratiche socialiste dell'autrice che, tra gli anni '70 e '80, includevano una tecnica di scrittura collettiva con importanti compagnie teatrali: in maniera analoga alla scrittura filmica di Mike Leigh, i laboratori di discussione e improvvisazione con il cast precedevano la stesura solitaria del copione. La questione del monetarismo thatcheriano culmina in un litigio tra Marlene e la sorella proletaria Joyce, che le ha cresciuto la figlia non voluta: “Che bene c'è che sia la prima donna, se è lei? Immagino che ti sarebbe piaciuto anche Hitler se fosse stato una donna. (…) gli anni Ottanta saranno stupendi, okay, ma perché noi ci sbarazzeremo di gente come te.” Un confronto rabbioso che si rivelerà profetico di una frattura sociale insanabile, fino al controverso funerale del 2013 dove la Lady di Ferro è stata accolta con scritte del tipo “The bitch is dead”. Sempre impietosa sulle distorsioni dei nostri anni, nel 1994 Churchill scrive Serious Money, sul cosiddetto Big Bang prodotto dalla deregolamentazione thatcheriana dei mercati finanziari. Un'opera frenetica ed affollata, miscuglio di tecnicismi e scurrilità che incarnano perfettamente i nuovi squali pre-globalizzazione, ma con un'ennesima trovata straniante per indurre alla riflessione ed evitare facili immedesimazioni: le battute in versi rimati. I nuovi trader non accettano lezioni di etica dai vecchi banchieri: “Non facciamo altro che continuare / ciò che voi bastardi ci avete insegnato. / Facce nuove nel vecchio recinto, / alzar denaro con un bel sorriso distinto, / altrettanto furbo, altrettanto finto.” Analogamente, il Fondo Monetario Internazionale, con la sua priorità di saldare le banche, emerge come continuazione della politica imperiale: “Bob Geldof era un povero sfigato, / ha fatto beneficenza nel verso sbagliato. / Doveva far concerti in Africa Centrale / e spedire i soldi a qualche ente occidentale.” Un testo difficilissimo da tradurre, così come The Skriker (1994), opera di teatro-danza popolata da creature del folclore britannico tra cui la protagonista del titolo. La skriker è uno spirito metamorfico tanto quanto i suoi monologhi polisemici e magmatici, spesso paragonati alle sperimentazioni joyciane. Martoriata dalla società moderna, lamenta il suo fato: “un tempo lasciavano una ciotola di cibo stregatto per l'apprendista stregone (…) ora ci odiano e ci feriscono feroci in fretta e non si aspetta.” La sua vendetta coinvolge giovani madri single e socialmente escluse, trascinate nel suo mondo sotterraneo che, secondo alcuni critici, si rivela tossico come il capitale multinazionale. Teatro III è impreziosito da introduzione, glossario, postfazioni dei traduttori, bio-bibliografia. Peccato che questo pregevole progetto abbia deciso di prendersi una pausa, viste le tante opere di Churchill ancora non tradotte. A partire da Vinegar Tom (1976), teatro-canzone sulla caccia alle streghe del '600 e sulle streghe di oggi: “Ti avrebbero impiccata allora? Chiediti come ti prendono adesso.”
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Churchill, teatro inglese, Brecht, femminismo, studi di genere, letteratura e finanza, teatro-danza
Deandrea, Pietro
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1627294
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