Pietro Germi nel 1958 afferma: «Mi ero finto attore, molti anni fa, per entrare comunque al Centro Sperimentale nel 1938, dato che i corsi di regia erano al completo. Mi ammisero, ma fin dal primo giorno cambiai aula». Cambia aula, e la sua formazione d’attore resta un percorso probabilmente abortito, certamente nebuloso, e difficilmente ricostruibile. Il saggio analizza la genesi dell’attorialità di Pietro Germi. Il suo primo ruolo significativo è del 1948, in Fuga in Francia, sotto la guida di Mario Soldati, che si rivela essere il vero mentore di Germi attore, il primo regista capace di valorizzare e comprendere la peculiare qualità di quella presenza ruvida, schiva e spigolosa. Quando, sei anni più tardi, Germi decide di incarnare il personaggio di Andrea Marcocci ne Il ferroviere, la messa in scena di se stesso è molto influenzata dalla precedente visione di Soldati. Il saggio affronta quindi il graduale consolidarsi del vocabolario espressivo di un regista divenuto attore tardivamente, e forse proprio per questo capace di lavorare con precisione e cura quasi maniacale sulla sua presenza, nei suoi film come in quelli altrui (dopo il trittico del Ferroviere, L’uomo di paglia e Un maledetto imbroglio, reciterà parti significative con Damiani e Bolognini). L’attorialità di Pietro Germi non è una semplice appendice della sua filmografia, ma è un passaggio cruciale che segna l’emergenza in superficie (sul corpo e sul volto dello stesso Germi) delle tensioni che animano il suo cinema; e che mette in luce cruciali intersezioni tra regia e recitazione, scrittura e messa in scena, attore e personaggio.
Il regista (ri)diventa attore.
PIERINI, Maria Paola
2016-01-01
Abstract
Pietro Germi nel 1958 afferma: «Mi ero finto attore, molti anni fa, per entrare comunque al Centro Sperimentale nel 1938, dato che i corsi di regia erano al completo. Mi ammisero, ma fin dal primo giorno cambiai aula». Cambia aula, e la sua formazione d’attore resta un percorso probabilmente abortito, certamente nebuloso, e difficilmente ricostruibile. Il saggio analizza la genesi dell’attorialità di Pietro Germi. Il suo primo ruolo significativo è del 1948, in Fuga in Francia, sotto la guida di Mario Soldati, che si rivela essere il vero mentore di Germi attore, il primo regista capace di valorizzare e comprendere la peculiare qualità di quella presenza ruvida, schiva e spigolosa. Quando, sei anni più tardi, Germi decide di incarnare il personaggio di Andrea Marcocci ne Il ferroviere, la messa in scena di se stesso è molto influenzata dalla precedente visione di Soldati. Il saggio affronta quindi il graduale consolidarsi del vocabolario espressivo di un regista divenuto attore tardivamente, e forse proprio per questo capace di lavorare con precisione e cura quasi maniacale sulla sua presenza, nei suoi film come in quelli altrui (dopo il trittico del Ferroviere, L’uomo di paglia e Un maledetto imbroglio, reciterà parti significative con Damiani e Bolognini). L’attorialità di Pietro Germi non è una semplice appendice della sua filmografia, ma è un passaggio cruciale che segna l’emergenza in superficie (sul corpo e sul volto dello stesso Germi) delle tensioni che animano il suo cinema; e che mette in luce cruciali intersezioni tra regia e recitazione, scrittura e messa in scena, attore e personaggio.File | Dimensione | Formato | |
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