L’idea della legittimazione discorsiva del potere, oggi al centro delle teorie della democrazia deliberativa, risale per lo meno a Tucidide, insieme a quella delle virtù epistemiche della discussione, in grado di garantire decisioni tendenzialmente ‘giuste’ e corrette. E tuttavia, nella letteratura greca si trova anche la consapevolezza delle potenzialità seduttive e manipolative della parola, di cui si avvalgono sofi sti, retori, demagoghi. Di qui l’interrogativo: è possibile distinguere, e come, un uso ‘onesto’ e un uso truffaldino della parola? La retorica ‘buona’, di cui andava in cerca Socrate (rivalutata anche da alcuni teorici della democrazia deliberativa contemporanea) e quella ingannevole dei demagoghi? Il saggio individua cinque possibili criteri di distinzione: l’autorevolezza del parlante, la sua indipendenza dal volere delle masse, il contenuto di ‘verità’ del suo discorso, il suo stile e il fine a cui è indirizzato. Se la capacità di questi criteri di discriminare davvero tra uso ‘corretto’ e ‘scorretto’ della parola si rivela, tutto sommato, limitata, il confronto tra istituzioni antiche e moderne consente di mettere a fuoco alcuni accorgimenti per spezzare la dinamica della comunicazione unidirezionale ‘da uno a molti’, tipica della demagogia.
La parola pubblica come fondamento della democrazia?
PAZE', Valentina
2016-01-01
Abstract
L’idea della legittimazione discorsiva del potere, oggi al centro delle teorie della democrazia deliberativa, risale per lo meno a Tucidide, insieme a quella delle virtù epistemiche della discussione, in grado di garantire decisioni tendenzialmente ‘giuste’ e corrette. E tuttavia, nella letteratura greca si trova anche la consapevolezza delle potenzialità seduttive e manipolative della parola, di cui si avvalgono sofi sti, retori, demagoghi. Di qui l’interrogativo: è possibile distinguere, e come, un uso ‘onesto’ e un uso truffaldino della parola? La retorica ‘buona’, di cui andava in cerca Socrate (rivalutata anche da alcuni teorici della democrazia deliberativa contemporanea) e quella ingannevole dei demagoghi? Il saggio individua cinque possibili criteri di distinzione: l’autorevolezza del parlante, la sua indipendenza dal volere delle masse, il contenuto di ‘verità’ del suo discorso, il suo stile e il fine a cui è indirizzato. Se la capacità di questi criteri di discriminare davvero tra uso ‘corretto’ e ‘scorretto’ della parola si rivela, tutto sommato, limitata, il confronto tra istituzioni antiche e moderne consente di mettere a fuoco alcuni accorgimenti per spezzare la dinamica della comunicazione unidirezionale ‘da uno a molti’, tipica della demagogia.File | Dimensione | Formato | |
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