Il saggio affronta per la prima volta in maniera sistematica il problema dei rapporti tra la criminologia positivista e la formazione culturale del personale medico dell'esercito italiano. Partendo da un clamoroso fatto di cronaca, una strage avvenuta all'interno di una caserma nel 1884, vengono ricostruite le fasi principali del processo che portò, nei primi anni del Novecento, alla saldatura tra la criminologia e gli ambienti medico-militari, un esito non scontato, dato il forte antimilitarismo che aveva in precedenza animato le posizioni di Lombroso e Ferri. Socialisti, vicini alle idee di Spencer sul carattere atavico della guerra, i principali esponenti della criminologia positivista avevano denunciato gli effetti perversi della disciplina militare e la brutalità dell'esercito, vedendo in essi un fattore di rafforzamento degli istinti criminali, ma a inizio secolo il diffondersi del nazionalismo, l'indebolimento dell'antropologia positivista e l'emergere all'interno dell'esercito di una nuova generazione di medici impregnati dalle idee lombrosiane, favorì la creazione di un nuovo paradigma, che scaricò sui singoli e non più sull'istituzione militare i problemi di indisciplina, insubordinazione e inadattabilità alla vita militare.
L'antropologia criminale e l'esercito italiano (1884-1920)
MONTALDO, Silvano
2017-01-01
Abstract
Il saggio affronta per la prima volta in maniera sistematica il problema dei rapporti tra la criminologia positivista e la formazione culturale del personale medico dell'esercito italiano. Partendo da un clamoroso fatto di cronaca, una strage avvenuta all'interno di una caserma nel 1884, vengono ricostruite le fasi principali del processo che portò, nei primi anni del Novecento, alla saldatura tra la criminologia e gli ambienti medico-militari, un esito non scontato, dato il forte antimilitarismo che aveva in precedenza animato le posizioni di Lombroso e Ferri. Socialisti, vicini alle idee di Spencer sul carattere atavico della guerra, i principali esponenti della criminologia positivista avevano denunciato gli effetti perversi della disciplina militare e la brutalità dell'esercito, vedendo in essi un fattore di rafforzamento degli istinti criminali, ma a inizio secolo il diffondersi del nazionalismo, l'indebolimento dell'antropologia positivista e l'emergere all'interno dell'esercito di una nuova generazione di medici impregnati dalle idee lombrosiane, favorì la creazione di un nuovo paradigma, che scaricò sui singoli e non più sull'istituzione militare i problemi di indisciplina, insubordinazione e inadattabilità alla vita militare.File | Dimensione | Formato | |
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