Il diniego è una caratteristica ricorrente negli autori di reati sessuali. Negare il reato per il quale si è accusati alimenta reazioni sociali punitive e richieste di misure penali sempre più severe per coloro che sono ritenuti responsabili di violenza sessuale. Il diniego implica un processo di elaborazione di spiegazioni e di giustificazioni di fronte all’accusa di violenza sessuale. Il diniego si può manifestare in varie forme e può continuare ad essere presente nei resoconti narrativi degli aggressori sessuali dopo la sentenza definitiva di condanna e, addirittura, anche dopo aver scontato la pena ed essere rientrati in società. Gli aggressori sessuali che negano tendono ad essere percepiti, da un punto di vista giuridico, come poco collaborativi in quanto non disponibili a riconoscere l’antigiuridicità dell’atto e l’offensività del loro comportamento che, se riconosciute, potrebbero avere invece una funzione esimente sulla punizione. Socialmente sono riconosciuti come più pericolosi; clinicamente vengono ritenuti più problematici in quanto il diniego viene considerato come un ostacolo alla compliance trattamentale e un impedimento all’aderenza terapeutica. Il resoconto finale è che dall’integrazione di queste prospettive ne emerge la convinzione che questi autori di reato siano effettivamente più a rischio di ricaduta criminale in quanto ‘insensibilmente’ deneganti. Di fronte a queste considerazioni si rimane pietrificati all’idea che niente possa essere fatto per intervenire, recuperare, prevenire. Nuove evidenze scientifiche sembrano però offrire spunti di riflessione alternativi e importanti. Responsabilità giuridica e responsabilità psicologica devono essere differenziate dal momento che il riconoscimento del proprio coinvolgimento nel reato non implica che la persona sia esente da future ricadute criminali, così come la responsabilità psicologica non necessariamente comporta l’attivazione di un processo di reale cambiamento (Zara & Farrington, 2016). Lo scopo di questo lavoro è duplice: (1) esplorare la realtà clinica, psico-criminologica e giuridico-forense della violenza sessuale, partendo dalla dimensione del diniego; (2) introdurre in Italia il CID-SO© (Comprehensive Inventory of Denial - Sex Offender Version) (Jung, 2004; Jung & Daniels, 2012). La specificità del CID-SO© è la sua natura multidimensionale che permette di cogliere i diversi aspetti del diniego e della minimizzazione, così come di quegli aspetti ad essi associati e alle loro conseguenze. Inoltre si tratta di uno strumento che può essere utilizzato sia nel contesto forense sia in quello clinico-trattamentale.
Il diniego sei sex offenders: dalla valutazione al trattamento.
Zara Georgia
2018-01-01
Abstract
Il diniego è una caratteristica ricorrente negli autori di reati sessuali. Negare il reato per il quale si è accusati alimenta reazioni sociali punitive e richieste di misure penali sempre più severe per coloro che sono ritenuti responsabili di violenza sessuale. Il diniego implica un processo di elaborazione di spiegazioni e di giustificazioni di fronte all’accusa di violenza sessuale. Il diniego si può manifestare in varie forme e può continuare ad essere presente nei resoconti narrativi degli aggressori sessuali dopo la sentenza definitiva di condanna e, addirittura, anche dopo aver scontato la pena ed essere rientrati in società. Gli aggressori sessuali che negano tendono ad essere percepiti, da un punto di vista giuridico, come poco collaborativi in quanto non disponibili a riconoscere l’antigiuridicità dell’atto e l’offensività del loro comportamento che, se riconosciute, potrebbero avere invece una funzione esimente sulla punizione. Socialmente sono riconosciuti come più pericolosi; clinicamente vengono ritenuti più problematici in quanto il diniego viene considerato come un ostacolo alla compliance trattamentale e un impedimento all’aderenza terapeutica. Il resoconto finale è che dall’integrazione di queste prospettive ne emerge la convinzione che questi autori di reato siano effettivamente più a rischio di ricaduta criminale in quanto ‘insensibilmente’ deneganti. Di fronte a queste considerazioni si rimane pietrificati all’idea che niente possa essere fatto per intervenire, recuperare, prevenire. Nuove evidenze scientifiche sembrano però offrire spunti di riflessione alternativi e importanti. Responsabilità giuridica e responsabilità psicologica devono essere differenziate dal momento che il riconoscimento del proprio coinvolgimento nel reato non implica che la persona sia esente da future ricadute criminali, così come la responsabilità psicologica non necessariamente comporta l’attivazione di un processo di reale cambiamento (Zara & Farrington, 2016). Lo scopo di questo lavoro è duplice: (1) esplorare la realtà clinica, psico-criminologica e giuridico-forense della violenza sessuale, partendo dalla dimensione del diniego; (2) introdurre in Italia il CID-SO© (Comprehensive Inventory of Denial - Sex Offender Version) (Jung, 2004; Jung & Daniels, 2012). La specificità del CID-SO© è la sua natura multidimensionale che permette di cogliere i diversi aspetti del diniego e della minimizzazione, così come di quegli aspetti ad essi associati e alle loro conseguenze. Inoltre si tratta di uno strumento che può essere utilizzato sia nel contesto forense sia in quello clinico-trattamentale.File | Dimensione | Formato | |
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