In "Ritratto di signora", Henry James descrive Isabel Archer – il personaggio principale del suo romanzo – nel modo seguente: «era intelligente e generosa: era una bella e libera natura; ma cosa avrebbe fatto di se stessa?» . Nel proseguo della descrizione della sua eroina, James precisa: «[Questa] domanda era poco pertinente perché la maggior parte delle donne nessuno ha occasione di porsela. Le donne, in genere, non facevano niente di loro stesse; aspettavano in atteggiamenti più o meno graziosamente passivi, che un uomo capitasse dalle loro parti, a fornirle di un destino» . In che senso Isabel era diversa dalle altre donne? James così risponde a questa domanda: «l’eccezionalità di Isabel era nel dare l’impressione di avere intenzioni sue proprie» . Isabel è una donna desiderosa di essere libera, di conoscere il mondo, di viaggiare; che rifiuta un certo destino imposto (respingendo due vantaggiose proposte di matrimonio), che vuole essere libera di amare chi vuole, che aspira ad essere felice, che vuole prendere decisioni da sola (magari sbagliando) e che è disposta anche a correre il rischio di avere “tutti contro” o di sentirsi per questo incompresa. Per usare le parole di James, Isabel non vuol essere «una semplice pecora del gregge» bensì essere protagonista del proprio destino. Che cosa sta più a cuore a Isabel? Esattamente questo: sapere «qualche cosa delle cose del mondo al di là di quello che gli altri pensavo sia giusto e conveniente far[le] sapere» . Nelle pagine che seguono, tenterò un esperimento. Diversamente da quanto ho fatto altrove , nell’affrontare alcune controversie filosofiche riguardanti la questione “cosa vuole dire essere donna (o uomo)?” – o più in generale “che cosa significa appartenere a un genere?” – farò qui appello alla letteratura. Nei paragrafi successivi, più precisamente, proverò a esaminare la disputa dell’appartenenza a un genere che anima l’attuale dibatto filosofico (e non solo) attraverso alcune vicende di un personaggio fittizio, quello di Isabel appunto. Il tentativo sarà quello di illustrare come questi avvenimenti e gli stadi d’animo che accompagnano la protagonista del capolavoro di James possano – come spesso accade per la grande letteratura – essere informativi e illuminanti per la loro esemplarità anche del vissuto di donne (e uomini) reali. Le vicende di Isabel possono essere significative e dirci qualcosa anche sull’aspettative delle donne (degli uomini) o sul modo in cui l’appartenenza a un genere può o deve declinarsi. Le scelte e le reazioni di Isabel mi aiuteranno dunque a far emergere alcune tesi filosofiche che vorrei qui avanzare.

Il genere e l’eterna disputa tra “essere” e “dover essere”

TRIPODI, Vera
2018-01-01

Abstract

In "Ritratto di signora", Henry James descrive Isabel Archer – il personaggio principale del suo romanzo – nel modo seguente: «era intelligente e generosa: era una bella e libera natura; ma cosa avrebbe fatto di se stessa?» . Nel proseguo della descrizione della sua eroina, James precisa: «[Questa] domanda era poco pertinente perché la maggior parte delle donne nessuno ha occasione di porsela. Le donne, in genere, non facevano niente di loro stesse; aspettavano in atteggiamenti più o meno graziosamente passivi, che un uomo capitasse dalle loro parti, a fornirle di un destino» . In che senso Isabel era diversa dalle altre donne? James così risponde a questa domanda: «l’eccezionalità di Isabel era nel dare l’impressione di avere intenzioni sue proprie» . Isabel è una donna desiderosa di essere libera, di conoscere il mondo, di viaggiare; che rifiuta un certo destino imposto (respingendo due vantaggiose proposte di matrimonio), che vuole essere libera di amare chi vuole, che aspira ad essere felice, che vuole prendere decisioni da sola (magari sbagliando) e che è disposta anche a correre il rischio di avere “tutti contro” o di sentirsi per questo incompresa. Per usare le parole di James, Isabel non vuol essere «una semplice pecora del gregge» bensì essere protagonista del proprio destino. Che cosa sta più a cuore a Isabel? Esattamente questo: sapere «qualche cosa delle cose del mondo al di là di quello che gli altri pensavo sia giusto e conveniente far[le] sapere» . Nelle pagine che seguono, tenterò un esperimento. Diversamente da quanto ho fatto altrove , nell’affrontare alcune controversie filosofiche riguardanti la questione “cosa vuole dire essere donna (o uomo)?” – o più in generale “che cosa significa appartenere a un genere?” – farò qui appello alla letteratura. Nei paragrafi successivi, più precisamente, proverò a esaminare la disputa dell’appartenenza a un genere che anima l’attuale dibatto filosofico (e non solo) attraverso alcune vicende di un personaggio fittizio, quello di Isabel appunto. Il tentativo sarà quello di illustrare come questi avvenimenti e gli stadi d’animo che accompagnano la protagonista del capolavoro di James possano – come spesso accade per la grande letteratura – essere informativi e illuminanti per la loro esemplarità anche del vissuto di donne (e uomini) reali. Le vicende di Isabel possono essere significative e dirci qualcosa anche sull’aspettative delle donne (degli uomini) o sul modo in cui l’appartenenza a un genere può o deve declinarsi. Le scelte e le reazioni di Isabel mi aiuteranno dunque a far emergere alcune tesi filosofiche che vorrei qui avanzare.
2018
Sguardi sul genere. Voci in dialogo
Mimesis
Eterotopie
147
165
9788857544342
http://mimesisedizioni.it/sguardi-sul-genere.html
Genere, Categorie sociali, Stereotipi
Tripodi, Vera
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
TRIPODI_Sguardi sul genere.pdf

Accesso aperto

Tipo di file: PREPRINT (PRIMA BOZZA)
Dimensione 241.1 kB
Formato Adobe PDF
241.1 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1658739
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact