Questo lavoro si allontana dai clamori delle recenti migrazioni nel Mediterraneo per analizzare il legame che si crea tra flussi di individui e commercio dei beni, ambedue con grandi implicazioni per la crescita economica e sociale del paese di origine. Nell’ultimo decennio la crescita della migrazione qualificata, o meglio la relativa riduzione degli emigrati con basso titolo di studio, dovuta da un lato alla crescita della scolarità ed all’innalzamento del livello di istruzione delle donne e dall’altro a canali di entrata preferenziali nei paesi di destinazione per lavoratori con un livello di istruzione più elevato, avevano riportato in auge il dibattito sul “brain drain”. Tale dibattito sottolinea come la crescita di migrazione qualificata impoverisca il capitale umano del paese di origine e, se molto consistente, possa ridurne il sentiero di crescita del paese stesso che dopo aver investito in formazione non riesce nemmeno a recuperare il costo dell’istruzione (Docquier, Rapoport 2012). Se da un lato è possibile misurare la perdita di capitale umano che l’emigrazione qualificata induce nel paese di origine, molto più difficile è valutare l’effetto nettoe dell’emigrazione qualificata dove fattori di breve periodo e di lungo periodo si intrecciano e si confondono. I lavoratori qualificati in generale inviano un ammontare più elevato di rimesse, spesso ritornano ed investono nel paese di origine. Inoltre sono spesso il risultato di un miglioramento del sistema di istruzione che beneficia tutta la popolazione. Fargues e Venturini (2015) analizzando in particolare l’area del Mediterraneo rivelano come la numerosità dei flussi non sia un buon indicatore dell’impatto economico e sociale dell’emigrazione qualificata ed anche la loro incidenza rispetto alla popolazione totale possa non essere vista come una debolezza ma possa invece costituire una forza per l’economia e la società’ del paese di origine. Il caso più eclatante è forse il caso del Libano che ha l’incidenza più elevata di emigrati con titolo di studio universitario . Tale valore, come sottolinea Choghig Kasparian (2015) è anche sorprendente rispetto ad una popolazione nazionale già molto istruita e mostra un modello di istruzione diffuso, dove la diaspora resta estremamente legata al paese di origine e collabora con rimesse, investimenti e trasferimenti tecnologici contribuendo in tal modo a migliorare la qualità della vita ed il benessere del paese di origine. Caso opposto è rappresentato dal Marocco che, come evidenzia Mohamed Khachani (2015), ha un indice di brain drain inferiore al Libano ma in un contesto di inferiore iscrizione ai corsi superiori per cui l’emigrazione dei lavoratori qualificati è percepita come una grave perdita per l’investimento in capitale umano della popolazione. Nel valutare l’effetto della migrazione qualificata poca attenzione è stata dedicata al possibile impatto degli emigrati qualificati nel favorire l’aumento dell’integrazione commerciale e produttiva del paese di origine con i paesi di destinazione. Questo canale può essere molto importante perché i flussi di commercio hanno in generale un impatto positivo sulla crescita dei paesi in via di sviluppo. Una eccezione è costituita da Giovannetti e Lanati (2016) che oltre ad analizzare l’impatto della migrazione sulle esportazioni dal paese di origine riescono a distinguere tra diverso livello di skills dei lavoratori emigranti e livelli qualitativi dei beni . L’area del Mediterraneo è particolarmente interessante per la crescita della migrazione high skilled, ma anche perché prevalentemente i flussi migratori e quelli commerciali sono verso e da l’Europa (e in particolare i paesi della sponda nord del Mediterraneo). Le statistiche esistenti suggeriscono un effetto significativo del network di migranti sulle esportazioni dei paesi del sud del Mediterraneo verso l’Europa. L’impatto sembra essere particolarmente rilevante per il commercio di prodotti di bassa qualità: questo risultato è in linea con Giovannetti Lanati (2016) e l’ipotesi secondo cui il ruolo dei migranti nel favorire il commercio internazionale attraverso una riduzione dei costi di transazione risulta maggiore nella tipologia di prodotti commercializzati per la quale esiste un vantaggio comparato nel paese di origine. L’emigrazione di lavoratori poco qualificati favorisce pertanto la crescita di esportazioni a basso contenuto tecnologico. Un fenomeno tuttora inesplorato per l’area del Mediterraneo, ma rilevante visto il miglioramento del livello di istruzione media, la diminuzione dell’analfabetismo e il miglioramento della qualità dell’istruzione , è l’analisi dell’ effetto pro-trade dei migranti high skilled che dovrebbe risultare relativamente maggiore per beni di alta qualità. In questo articolo esploriamo questo canale. Il risultato positivo non sorprende, né se pensiamo al canale delle preferenze- i migranti altamente qualificati hanno presumibilmente meno restrizioni legate al vincolo di bilancio e possono così permettersi (hanno preferenze per) beni di qualità relativamente più alta- né se consideriamo il canale della distribuzione - ossia che gli immigrati stranieri qualificati sono in grado di promuovere nel paese di destinazione tra i cittadini nazionali beni e prodotti del paese di origine di livello tecnologico superiore.

Qualita’ del Commercio e Skills dei migranti: il caso del Mediterraneo

A, Venturini;
2017-01-01

Abstract

Questo lavoro si allontana dai clamori delle recenti migrazioni nel Mediterraneo per analizzare il legame che si crea tra flussi di individui e commercio dei beni, ambedue con grandi implicazioni per la crescita economica e sociale del paese di origine. Nell’ultimo decennio la crescita della migrazione qualificata, o meglio la relativa riduzione degli emigrati con basso titolo di studio, dovuta da un lato alla crescita della scolarità ed all’innalzamento del livello di istruzione delle donne e dall’altro a canali di entrata preferenziali nei paesi di destinazione per lavoratori con un livello di istruzione più elevato, avevano riportato in auge il dibattito sul “brain drain”. Tale dibattito sottolinea come la crescita di migrazione qualificata impoverisca il capitale umano del paese di origine e, se molto consistente, possa ridurne il sentiero di crescita del paese stesso che dopo aver investito in formazione non riesce nemmeno a recuperare il costo dell’istruzione (Docquier, Rapoport 2012). Se da un lato è possibile misurare la perdita di capitale umano che l’emigrazione qualificata induce nel paese di origine, molto più difficile è valutare l’effetto nettoe dell’emigrazione qualificata dove fattori di breve periodo e di lungo periodo si intrecciano e si confondono. I lavoratori qualificati in generale inviano un ammontare più elevato di rimesse, spesso ritornano ed investono nel paese di origine. Inoltre sono spesso il risultato di un miglioramento del sistema di istruzione che beneficia tutta la popolazione. Fargues e Venturini (2015) analizzando in particolare l’area del Mediterraneo rivelano come la numerosità dei flussi non sia un buon indicatore dell’impatto economico e sociale dell’emigrazione qualificata ed anche la loro incidenza rispetto alla popolazione totale possa non essere vista come una debolezza ma possa invece costituire una forza per l’economia e la società’ del paese di origine. Il caso più eclatante è forse il caso del Libano che ha l’incidenza più elevata di emigrati con titolo di studio universitario . Tale valore, come sottolinea Choghig Kasparian (2015) è anche sorprendente rispetto ad una popolazione nazionale già molto istruita e mostra un modello di istruzione diffuso, dove la diaspora resta estremamente legata al paese di origine e collabora con rimesse, investimenti e trasferimenti tecnologici contribuendo in tal modo a migliorare la qualità della vita ed il benessere del paese di origine. Caso opposto è rappresentato dal Marocco che, come evidenzia Mohamed Khachani (2015), ha un indice di brain drain inferiore al Libano ma in un contesto di inferiore iscrizione ai corsi superiori per cui l’emigrazione dei lavoratori qualificati è percepita come una grave perdita per l’investimento in capitale umano della popolazione. Nel valutare l’effetto della migrazione qualificata poca attenzione è stata dedicata al possibile impatto degli emigrati qualificati nel favorire l’aumento dell’integrazione commerciale e produttiva del paese di origine con i paesi di destinazione. Questo canale può essere molto importante perché i flussi di commercio hanno in generale un impatto positivo sulla crescita dei paesi in via di sviluppo. Una eccezione è costituita da Giovannetti e Lanati (2016) che oltre ad analizzare l’impatto della migrazione sulle esportazioni dal paese di origine riescono a distinguere tra diverso livello di skills dei lavoratori emigranti e livelli qualitativi dei beni . L’area del Mediterraneo è particolarmente interessante per la crescita della migrazione high skilled, ma anche perché prevalentemente i flussi migratori e quelli commerciali sono verso e da l’Europa (e in particolare i paesi della sponda nord del Mediterraneo). Le statistiche esistenti suggeriscono un effetto significativo del network di migranti sulle esportazioni dei paesi del sud del Mediterraneo verso l’Europa. L’impatto sembra essere particolarmente rilevante per il commercio di prodotti di bassa qualità: questo risultato è in linea con Giovannetti Lanati (2016) e l’ipotesi secondo cui il ruolo dei migranti nel favorire il commercio internazionale attraverso una riduzione dei costi di transazione risulta maggiore nella tipologia di prodotti commercializzati per la quale esiste un vantaggio comparato nel paese di origine. L’emigrazione di lavoratori poco qualificati favorisce pertanto la crescita di esportazioni a basso contenuto tecnologico. Un fenomeno tuttora inesplorato per l’area del Mediterraneo, ma rilevante visto il miglioramento del livello di istruzione media, la diminuzione dell’analfabetismo e il miglioramento della qualità dell’istruzione , è l’analisi dell’ effetto pro-trade dei migranti high skilled che dovrebbe risultare relativamente maggiore per beni di alta qualità. In questo articolo esploriamo questo canale. Il risultato positivo non sorprende, né se pensiamo al canale delle preferenze- i migranti altamente qualificati hanno presumibilmente meno restrizioni legate al vincolo di bilancio e possono così permettersi (hanno preferenze per) beni di qualità relativamente più alta- né se consideriamo il canale della distribuzione - ossia che gli immigrati stranieri qualificati sono in grado di promuovere nel paese di destinazione tra i cittadini nazionali beni e prodotti del paese di origine di livello tecnologico superiore.
2017
Rapporto sulle Economie del Mediterraneo
Società editrice il Mulino spa
205
220
9788815273031
Migrazioni, istruzione degli immigrati, commercio internazionale, qualita' del commercio internazionale, brain drain, brain gain
Venturini, A; Giovannetti, G; Lanati, M
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