La comprensione del valore della Cultura, intesa nelle sue molteplici espressioni, assume oggi un ruolo sempre più strategico, soprattutto se la si legge in un’ottica territoriale di impatto e di potenzialità economica. A una fruizione piena e completa di queste opportunità devono però concorrere numerosi apporti collaborativi al fine di individuare e applicare approcci e strumenti manageriali a un prodotto così complesso. È quindi innanzitutto necessario che venga colta l’essenza di bene e patrimonio comune che la Cultura riveste, facendosi carico di due esigenze imprescindibili: la conservazione e l’“uso” sostenibile, che generi risorse per il suo mantenimento e, consentendo alle imprese che operano nella filiera culturale di mantenere la propria economicità, ne garantisca una continuità futura. Attraverso un’analisi della letteratura e di alcune case history, il testo intende inquadrare, nell’ottica di inserimento del capitale culturale in un contesto economico, l’importanza di assolvere la finalità educativa e di sensibilizzazione propria del settore, senza trascurare il risvolto di crescita che lo stesso può generare. Dal turismo all’edutainment, ai nuovi mezzi di comunicazione, sono numerosi gli esempi e gli strumenti osservati, da cui si può partire per una riflessione in tal senso. “Gestire” la Cultura significa rispondere ai bisogni di un consumatore le cui esigenze cambiano, portandolo a essere sempre più protagonista della diffusione del valore di un patrimonio comune che può essere apprezzato oggi, come in passato, anche grazie a ritorni economici che lo sostengano in vista di nuovi fruitori.
Cultura è patrimonio. Fruizione e conservazione di risorse e valori comuni sul territorio
Damiano Cortese
2016-01-01
Abstract
La comprensione del valore della Cultura, intesa nelle sue molteplici espressioni, assume oggi un ruolo sempre più strategico, soprattutto se la si legge in un’ottica territoriale di impatto e di potenzialità economica. A una fruizione piena e completa di queste opportunità devono però concorrere numerosi apporti collaborativi al fine di individuare e applicare approcci e strumenti manageriali a un prodotto così complesso. È quindi innanzitutto necessario che venga colta l’essenza di bene e patrimonio comune che la Cultura riveste, facendosi carico di due esigenze imprescindibili: la conservazione e l’“uso” sostenibile, che generi risorse per il suo mantenimento e, consentendo alle imprese che operano nella filiera culturale di mantenere la propria economicità, ne garantisca una continuità futura. Attraverso un’analisi della letteratura e di alcune case history, il testo intende inquadrare, nell’ottica di inserimento del capitale culturale in un contesto economico, l’importanza di assolvere la finalità educativa e di sensibilizzazione propria del settore, senza trascurare il risvolto di crescita che lo stesso può generare. Dal turismo all’edutainment, ai nuovi mezzi di comunicazione, sono numerosi gli esempi e gli strumenti osservati, da cui si può partire per una riflessione in tal senso. “Gestire” la Cultura significa rispondere ai bisogni di un consumatore le cui esigenze cambiano, portandolo a essere sempre più protagonista della diffusione del valore di un patrimonio comune che può essere apprezzato oggi, come in passato, anche grazie a ritorni economici che lo sostengano in vista di nuovi fruitori.File | Dimensione | Formato | |
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