Enore Zaffiri è una figura chiave nel panorama della musica elettronica italiana. Sperimentatore inesausto e curioso, a tratti quasi naîf nel perseguire “in purezza” il suo percorso di ricerca, non ha mai vantato una ribalta nazionale e internazionale simile a quella di altri compositori che sono ormai stabilmente accasati nelle storie della musica. Una ragione di ciò sta forse in primis nella sua posizione anagrafica: nato alla fine degli anni Venti, non co- appartiene alla generazione di alcuni anni più anziana (classicamente, la trimurti Maderna, Nono, Berio), ed insieme è già troppo vecchio per quella seconda generazione di compositori nati dagli anni Trenta in poi che si affacciano sulla scena avendo nella prima un chiaro riferimento. Eppure, è certamente un protagonista di quella via “regionale” italiana alla musica elettronica che ha altre due figure di spicco in Pietro Grossi e Teresa Rampazzi. A sgomberare gli equivoci, la “regionalità” qui non va intesa come una diminutio, ma piuttosto come una capacità di operare sul territorio in senso movimentista, come agitatore culturale da un lato e come didatta dall'altro. In secondo luogo, va osservato come in realtà certi tratti di Zaffiri lo posizionino su un fronte che è certamente peculiare rispetto al contesto italiano, e che invece trova corrispondenze con fermenti europei e americani. A mo' d'esempio, basti pensare a due degli approcci al musicale sperimentati da Zaffiri, pure in forte contrasto tra loro: la radicale metodologia strutturale, algoritmica, degli esordi elettronici, e l'improvvisazione strumentale, in vivo con i sintetizzatori analogici che vi farà seguito. Ancora, la radicale continuità con il visivo, sia esso declinato come scultura, cinema, video, computer grafica, lo avvicinano certamente a esperienze pop e internazionali, fuori dal contesto più “accademico” italiano e europeo. I saggi contenuti in questa raccolta intendono entrare nel merito delle questioni sopra soltanto enunciate
Enore Zaffiri. Saggi e materiali
Andrea Valle
2014-01-01
Abstract
Enore Zaffiri è una figura chiave nel panorama della musica elettronica italiana. Sperimentatore inesausto e curioso, a tratti quasi naîf nel perseguire “in purezza” il suo percorso di ricerca, non ha mai vantato una ribalta nazionale e internazionale simile a quella di altri compositori che sono ormai stabilmente accasati nelle storie della musica. Una ragione di ciò sta forse in primis nella sua posizione anagrafica: nato alla fine degli anni Venti, non co- appartiene alla generazione di alcuni anni più anziana (classicamente, la trimurti Maderna, Nono, Berio), ed insieme è già troppo vecchio per quella seconda generazione di compositori nati dagli anni Trenta in poi che si affacciano sulla scena avendo nella prima un chiaro riferimento. Eppure, è certamente un protagonista di quella via “regionale” italiana alla musica elettronica che ha altre due figure di spicco in Pietro Grossi e Teresa Rampazzi. A sgomberare gli equivoci, la “regionalità” qui non va intesa come una diminutio, ma piuttosto come una capacità di operare sul territorio in senso movimentista, come agitatore culturale da un lato e come didatta dall'altro. In secondo luogo, va osservato come in realtà certi tratti di Zaffiri lo posizionino su un fronte che è certamente peculiare rispetto al contesto italiano, e che invece trova corrispondenze con fermenti europei e americani. A mo' d'esempio, basti pensare a due degli approcci al musicale sperimentati da Zaffiri, pure in forte contrasto tra loro: la radicale metodologia strutturale, algoritmica, degli esordi elettronici, e l'improvvisazione strumentale, in vivo con i sintetizzatori analogici che vi farà seguito. Ancora, la radicale continuità con il visivo, sia esso declinato come scultura, cinema, video, computer grafica, lo avvicinano certamente a esperienze pop e internazionali, fuori dal contesto più “accademico” italiano e europeo. I saggi contenuti in questa raccolta intendono entrare nel merito delle questioni sopra soltanto enunciateFile | Dimensione | Formato | |
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