Letto a Firenze, nell’ambito della “Lectura Dantis” organizzata dalla Società Dantesca Italiana, nell’aprile del 2017, questo studio (che in pochi mesi da quando è stato caricato in Academia è già stato consultato 2.175 volte) affronta in modo nuovo alcuni nodi critici del celeberrimo canto dantesco: indica alcune fruttuose contraddizioni interne (buio/possibilità di vedere; animalizzazione dei lussuriosi/capacità di soffrire) illuminandole, nelle loro ragioni, con riferimenti alla cultura filosofico-teologica coeva; indaga il significato delle prime due similitudini derivate dal mondo degli uccelli (con, ancora, contraddizione tra il vagare senza direzione degli storni e la direzionalità del percorso delle gru), criticando l’interpretazione recente che distinguerebbe tra due diversi gruppi di lussuriosi; evidenzia la “sospensione” della pena infernale legata alla terza similitudine, quella delle colombe, che per la prima volta riporta, aldilà del rimando a Virgilio, alla fonte biblica (il salmo 54 della Vulgata); interpreta le celebri terzine di Francesca relative all’azione di Amore facendo tra l'altro riferimento al De catechizandis rudibus di Agostino; ricorda, sempre in relazione alla cultura coeva e al resto dell’opera dantesca, l’importanza della virtù della castità, di cui precisa la natura rispetto a banalizzazioni contemporanee; sottolinea la centralità della riflessione sulla responsabilità della letteratura; indica infine come non solo la letteratura possa indurre al peccato d’amore ma che il peccato d’amore e la passione possono abilmente costruirsi giustificazioni letterarie, come fa Francesca, asservendo il “logos” al “talento”.
Lettura del canto V dell'Inferno
Badini Confalonieri, Luca
2018-01-01
Abstract
Letto a Firenze, nell’ambito della “Lectura Dantis” organizzata dalla Società Dantesca Italiana, nell’aprile del 2017, questo studio (che in pochi mesi da quando è stato caricato in Academia è già stato consultato 2.175 volte) affronta in modo nuovo alcuni nodi critici del celeberrimo canto dantesco: indica alcune fruttuose contraddizioni interne (buio/possibilità di vedere; animalizzazione dei lussuriosi/capacità di soffrire) illuminandole, nelle loro ragioni, con riferimenti alla cultura filosofico-teologica coeva; indaga il significato delle prime due similitudini derivate dal mondo degli uccelli (con, ancora, contraddizione tra il vagare senza direzione degli storni e la direzionalità del percorso delle gru), criticando l’interpretazione recente che distinguerebbe tra due diversi gruppi di lussuriosi; evidenzia la “sospensione” della pena infernale legata alla terza similitudine, quella delle colombe, che per la prima volta riporta, aldilà del rimando a Virgilio, alla fonte biblica (il salmo 54 della Vulgata); interpreta le celebri terzine di Francesca relative all’azione di Amore facendo tra l'altro riferimento al De catechizandis rudibus di Agostino; ricorda, sempre in relazione alla cultura coeva e al resto dell’opera dantesca, l’importanza della virtù della castità, di cui precisa la natura rispetto a banalizzazioni contemporanee; sottolinea la centralità della riflessione sulla responsabilità della letteratura; indica infine come non solo la letteratura possa indurre al peccato d’amore ma che il peccato d’amore e la passione possono abilmente costruirsi giustificazioni letterarie, come fa Francesca, asservendo il “logos” al “talento”.File | Dimensione | Formato | |
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