Ebraismo, cristianesimo e islam sono le tre grandi religioni monoteistiche all’interno delle quali si è consolidata, in modi differenti e in luoghi differenti, la fede nel Dio unico. Tre sono gli aspetti che accomunano queste religioni e tutti e tre sono legati al “mettersi in cammino”: i patriarchi (sia gli ebrei che i cristiani che i musulmani si ritengono discendenti di Abramo, il quale – secondo la tradizione comune alle tre fedi - lasciando la sua terra, la sua patria e la casa paterna si è avviato, per primo, verso la meta indicata dal Signore), l’esperienza del deserto (la rivelazione del Sinai dopo la fuga dall’Egitto per l’ebraismo, le tentazioni di Gesù per il cristianesimo, la salvezza di Agar ed Ismaele per l’islam) e il pellegrinaggio (principalmente verso Sion e, più sporadicamente, verso le tombe dei “maestri” i pellegrinaggi ebraici; verso la Terra Santa ma non soltanto, e verso le tombe dei “santi” i pellegrinaggi cristiani; verso La Mecca e, particolarmente per quanto riguarda gli sciiti, verso le tombe degli “imam” in odore di santità quelli musulmani). Con ciò non si vuole certo lasciar intendere che il pellegrinaggio, o il mettersi in cammino alla ricerca di Dio o per ordine di Dio, sia una forma di devozione popolare che mette in movimento esclusivamente i fedeli delle religioni monoteistiche. Basti pensare ai grandi pellegrinaggi induisti (a Rameswaram nell’estremo sud della penisola indiana come anche a Badrinath o a Kedarnath, vicino alla foce del Gange), a quelli scintoisti in Giappone o a quelli buddisti a Sarnath (India). Il pellegrinaggio è, in verità, fenomeno comune a tutte le grandi religioni: esso non compare solamente nel cristianesimo riformato (protestante). E il viaggio alla ricerca del sacro fa comunque parte della storia del genere umano, nonostante le più recenti scoperte archeologiche ci abbiano dimostrato che – molto probabilmente – addirittura le peregrinazioni degli antichi patriarchi e i patriarchi stessi siano da ascrivere alla leggenda. L’apparizione dell’antico Israele, come ci spiegano Filkenstein e Silberman, fu il risultato e non la causa del collasso della cultura cananea. “La maggior parte degli israeliti non arrivò a Canaan da fuori, ma emerse al suo interno. Non ci fu un esodo di massa dall’Egitto, come non ci fu una conquista violenta di Canaan. Inizialmente Israele fu costituito per la maggior parte da popolazioni locali, le stesse che incontriamo nell’altopiano nell’età del bronzo e in quella del ferro: colmo dell’ironia, anche i primi israeliti erano originari di Canaan!” In altre parole, gli ebrei sarebbero nati a Canaan, in quella terra che più tardi gli invasori romani indicheranno come Palestina, e non si sarebbero spostati se non a forza. Così, parzialmente scacciati da Israele, nel corso dei secoli hanno dato origine – interiorizzando l’esperienza delle persecuzioni – a una storia epica che descrive le peregrinazioni dei patriarchi, l’esodo e la conquista di Canaan. In realtà, le battaglie più importanti dei primi israeliti “non furono combattute con gli altri popoli ma con le asperità del terreno, con le fitte foreste degli altopiani, con l’ambiente selvaggio e talvolta imprevedibile.” Una storia che, in qualche modo, ricorda quella di un altro gruppo religioso: i mormoni. Anche essi, con le dovute distinzioni del caso, sono dovuti partire dal proprio luogo di nascita sotto la spinta di persecuzioni, motivo per cui hanno creato una propria epopea al limite del leggendario, percependosi come il nuovo Israele. Proprio perchè gli spostamenti legati a fattori religiosi - avvengano essi per fede (pellegrinaggi), per turismo (di tipo religioso), per espansione territoriale (proselitismo) o per costrizione (persecuzioni) – sono parte integrante dell’umanità, con Viaggiare alla ricerca di Dio abbiamo voluto presentare alcune riflessioni sul tema del mettersi in cammino. Si tratta di brevi studi elaborati pensando a quanti, nel corso della loro vita, hanno scelto di non rimanere fermi, ma di mettersi in viaggio alla ricerca di Dio, o perché spinti da Dio, verso una determinata meta. Verso un determinato luogo. Da qui, forse, la non casualità del fatto che, nella tradizione rabbinica, la parola ebraica makom venga adoperata per “luogo”, ma serva anche a indicare Dio. C’è un midrash (commento della Scrittura) che cerca di spiegare questa duplicità di significati: “Perché mutiamo il nome del Santo e chiamiamo Dio makom [il Luogo]? Perché Dio è il luogo del mondo e non viceversa”

Mettersi in viaggio, cercando la rinascita

Daniela Santus
2018-01-01

Abstract

Ebraismo, cristianesimo e islam sono le tre grandi religioni monoteistiche all’interno delle quali si è consolidata, in modi differenti e in luoghi differenti, la fede nel Dio unico. Tre sono gli aspetti che accomunano queste religioni e tutti e tre sono legati al “mettersi in cammino”: i patriarchi (sia gli ebrei che i cristiani che i musulmani si ritengono discendenti di Abramo, il quale – secondo la tradizione comune alle tre fedi - lasciando la sua terra, la sua patria e la casa paterna si è avviato, per primo, verso la meta indicata dal Signore), l’esperienza del deserto (la rivelazione del Sinai dopo la fuga dall’Egitto per l’ebraismo, le tentazioni di Gesù per il cristianesimo, la salvezza di Agar ed Ismaele per l’islam) e il pellegrinaggio (principalmente verso Sion e, più sporadicamente, verso le tombe dei “maestri” i pellegrinaggi ebraici; verso la Terra Santa ma non soltanto, e verso le tombe dei “santi” i pellegrinaggi cristiani; verso La Mecca e, particolarmente per quanto riguarda gli sciiti, verso le tombe degli “imam” in odore di santità quelli musulmani). Con ciò non si vuole certo lasciar intendere che il pellegrinaggio, o il mettersi in cammino alla ricerca di Dio o per ordine di Dio, sia una forma di devozione popolare che mette in movimento esclusivamente i fedeli delle religioni monoteistiche. Basti pensare ai grandi pellegrinaggi induisti (a Rameswaram nell’estremo sud della penisola indiana come anche a Badrinath o a Kedarnath, vicino alla foce del Gange), a quelli scintoisti in Giappone o a quelli buddisti a Sarnath (India). Il pellegrinaggio è, in verità, fenomeno comune a tutte le grandi religioni: esso non compare solamente nel cristianesimo riformato (protestante). E il viaggio alla ricerca del sacro fa comunque parte della storia del genere umano, nonostante le più recenti scoperte archeologiche ci abbiano dimostrato che – molto probabilmente – addirittura le peregrinazioni degli antichi patriarchi e i patriarchi stessi siano da ascrivere alla leggenda. L’apparizione dell’antico Israele, come ci spiegano Filkenstein e Silberman, fu il risultato e non la causa del collasso della cultura cananea. “La maggior parte degli israeliti non arrivò a Canaan da fuori, ma emerse al suo interno. Non ci fu un esodo di massa dall’Egitto, come non ci fu una conquista violenta di Canaan. Inizialmente Israele fu costituito per la maggior parte da popolazioni locali, le stesse che incontriamo nell’altopiano nell’età del bronzo e in quella del ferro: colmo dell’ironia, anche i primi israeliti erano originari di Canaan!” In altre parole, gli ebrei sarebbero nati a Canaan, in quella terra che più tardi gli invasori romani indicheranno come Palestina, e non si sarebbero spostati se non a forza. Così, parzialmente scacciati da Israele, nel corso dei secoli hanno dato origine – interiorizzando l’esperienza delle persecuzioni – a una storia epica che descrive le peregrinazioni dei patriarchi, l’esodo e la conquista di Canaan. In realtà, le battaglie più importanti dei primi israeliti “non furono combattute con gli altri popoli ma con le asperità del terreno, con le fitte foreste degli altopiani, con l’ambiente selvaggio e talvolta imprevedibile.” Una storia che, in qualche modo, ricorda quella di un altro gruppo religioso: i mormoni. Anche essi, con le dovute distinzioni del caso, sono dovuti partire dal proprio luogo di nascita sotto la spinta di persecuzioni, motivo per cui hanno creato una propria epopea al limite del leggendario, percependosi come il nuovo Israele. Proprio perchè gli spostamenti legati a fattori religiosi - avvengano essi per fede (pellegrinaggi), per turismo (di tipo religioso), per espansione territoriale (proselitismo) o per costrizione (persecuzioni) – sono parte integrante dell’umanità, con Viaggiare alla ricerca di Dio abbiamo voluto presentare alcune riflessioni sul tema del mettersi in cammino. Si tratta di brevi studi elaborati pensando a quanti, nel corso della loro vita, hanno scelto di non rimanere fermi, ma di mettersi in viaggio alla ricerca di Dio, o perché spinti da Dio, verso una determinata meta. Verso un determinato luogo. Da qui, forse, la non casualità del fatto che, nella tradizione rabbinica, la parola ebraica makom venga adoperata per “luogo”, ma serva anche a indicare Dio. C’è un midrash (commento della Scrittura) che cerca di spiegare questa duplicità di significati: “Perché mutiamo il nome del Santo e chiamiamo Dio makom [il Luogo]? Perché Dio è il luogo del mondo e non viceversa”
2018
Viaggiare alla ricerca di Dio. Studi di Geografia della Religione
Nuova Trauben
7
16
9788899312503
Daniela Santus
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1671181
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