Attraverso l’analisi di opere di Campana, Evola, Fillia, Penna, il libro configura una sorta di retorica della devianza, una teoria dei segni dell’atipismo. Nell’indagine sulle differenti funzioni della letteratura si delinea un paradossale progetto di conoscenza: dopo il rifiuto e la disintegrazione di codici, norme, valori appare comune la tensione all’ordine nell’artificio della letteratura, da un lato, attraverso l’elezione di alcune figure retoriche (la sinestesia in Campana, l’ossimoro in Penna) come scommessa della sintesi del molteplice e della coniugazione degli opposti; dall’altro, attraverso l’emblematico privilegio del tema di Ermafrodito, simbolo della ricomposizione dei contrari, iniziatica cifra di una nuova unità. Evidentemente il progetto è destinato a fallire, a interrompersi, a tramutarsi in altro o altrove rispetto alla letteratura (per il dadaista Evola, nella “illuminazione” alla fine della discesa nelle matrici del linguaggio, nel magma fonico del prelinguistico, nel suono che non comunica che se stesso; per il futurista Fillia, nella meccanizzazione dell’umanità e nell’antropomorfizzazione della macchina, nel nuovo Eden della Centrale meccanica).
Le forme del disordine. Saggi su Campana, Evola, Fillia, Penna
ZANDRINO, Barbara
1982-01-01
Abstract
Attraverso l’analisi di opere di Campana, Evola, Fillia, Penna, il libro configura una sorta di retorica della devianza, una teoria dei segni dell’atipismo. Nell’indagine sulle differenti funzioni della letteratura si delinea un paradossale progetto di conoscenza: dopo il rifiuto e la disintegrazione di codici, norme, valori appare comune la tensione all’ordine nell’artificio della letteratura, da un lato, attraverso l’elezione di alcune figure retoriche (la sinestesia in Campana, l’ossimoro in Penna) come scommessa della sintesi del molteplice e della coniugazione degli opposti; dall’altro, attraverso l’emblematico privilegio del tema di Ermafrodito, simbolo della ricomposizione dei contrari, iniziatica cifra di una nuova unità. Evidentemente il progetto è destinato a fallire, a interrompersi, a tramutarsi in altro o altrove rispetto alla letteratura (per il dadaista Evola, nella “illuminazione” alla fine della discesa nelle matrici del linguaggio, nel magma fonico del prelinguistico, nel suono che non comunica che se stesso; per il futurista Fillia, nella meccanizzazione dell’umanità e nell’antropomorfizzazione della macchina, nel nuovo Eden della Centrale meccanica).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.