Libro dedicato alla regressione della specificità dei generi letterari con la conseguente dissoluzione delle strutture retoriche e con la compromissione tematica e stilistica a partire dalla prima metà dell’Ottocento. Ne sono esempi la dichiarazione della riduzione dei margini di distinzione tra poesia e filosofia, la proclamazione metafisica del vuoto e del nulla dell’esistenza e della fine delle favole e dei valori degli antichi nella “Comparazione delle sentenze di Bruto minore e di Teofrasto vicini a morte”(1824) di Leopardi, e, nel teatro di Leopoldo Marenco, il suicidio di Saffo, che sigla la risoluzione del genere tragico nel privato e nel sentimentale, e ancora la disintegrazione ironica dei valori e dei codici nella scrittura crepuscolare di Vallini, in quella metafisica di Savinio, dissolvitrice, nel teatro, dei grandi miti, e nella “giocoleria” “funeraria” di Ripellino, connessa ai suoi magistrali studi di slavistica. Così, i temi e i modi autorizzati divengono impronunciabili con la denuncia dell’“indrammaticità” della vita in Savinio, con la dichiarazione del non-senso e dell’insensata bellezza della materia in De Chirico, con la scelta del silenzio della parola poetica in d’Annunzio notturno in nome dell’azione. L’eclisse del sublime (dei generi sommi, dei temi alti, del grande stile), che presuppone (ne è dichiarato segnale in De Chirico e in Savinio la citazione di Nietzsche e Spengler) il rovesciamento di tutti i valori in una civiltà in declino, la mancanza di centro, “l’eclisse del divino”, è studiato infine nell’ambito delle sperimentazioni novecentesche. Nelle ultime pagine del volume, dedicate alle più radicali avanguardie del Novecento, si affronta anche il paradosso della deliberata demolizione delle norme: il rimpianto di suono e di un senso primari, e la tensione a un ordine, come nel caso della poesia concreta, nella quale sono compresenti suggestioni e utopie scientiste e cibernetiche e il sogno di un ritorno alle origini, di un linguaggio universale, prima di Babele.
L’eclisse del sublime
ZANDRINO, Barbara
1988-01-01
Abstract
Libro dedicato alla regressione della specificità dei generi letterari con la conseguente dissoluzione delle strutture retoriche e con la compromissione tematica e stilistica a partire dalla prima metà dell’Ottocento. Ne sono esempi la dichiarazione della riduzione dei margini di distinzione tra poesia e filosofia, la proclamazione metafisica del vuoto e del nulla dell’esistenza e della fine delle favole e dei valori degli antichi nella “Comparazione delle sentenze di Bruto minore e di Teofrasto vicini a morte”(1824) di Leopardi, e, nel teatro di Leopoldo Marenco, il suicidio di Saffo, che sigla la risoluzione del genere tragico nel privato e nel sentimentale, e ancora la disintegrazione ironica dei valori e dei codici nella scrittura crepuscolare di Vallini, in quella metafisica di Savinio, dissolvitrice, nel teatro, dei grandi miti, e nella “giocoleria” “funeraria” di Ripellino, connessa ai suoi magistrali studi di slavistica. Così, i temi e i modi autorizzati divengono impronunciabili con la denuncia dell’“indrammaticità” della vita in Savinio, con la dichiarazione del non-senso e dell’insensata bellezza della materia in De Chirico, con la scelta del silenzio della parola poetica in d’Annunzio notturno in nome dell’azione. L’eclisse del sublime (dei generi sommi, dei temi alti, del grande stile), che presuppone (ne è dichiarato segnale in De Chirico e in Savinio la citazione di Nietzsche e Spengler) il rovesciamento di tutti i valori in una civiltà in declino, la mancanza di centro, “l’eclisse del divino”, è studiato infine nell’ambito delle sperimentazioni novecentesche. Nelle ultime pagine del volume, dedicate alle più radicali avanguardie del Novecento, si affronta anche il paradosso della deliberata demolizione delle norme: il rimpianto di suono e di un senso primari, e la tensione a un ordine, come nel caso della poesia concreta, nella quale sono compresenti suggestioni e utopie scientiste e cibernetiche e il sogno di un ritorno alle origini, di un linguaggio universale, prima di Babele.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.