Il tradizionale controllo esercitato dall’élite dominante sui media in Israele, sino a fine anni Novanta, è stato talmente forte da indurre la stazione radiofonica La Voce della Musica a trasmettere musica classica per ben diciotto ore al giorno per una ristrettissima percentuale, addirittura meno del 2%, di ascoltatori radiofonici, mentre sono occorsi notevoli sforzi per far sì che venisse mandata in onda regolarmente musica mizrakhit (orientale). Queste ed altre anomalie riflettono le tensioni e i tentativi di emergere delle diverse identità israeliane: tuttavia, nel processo di acquisizione di una più ampia accettazione, così come è accaduto per la musica country negli Stati Uniti d’America, la musica orientale intorno al Duemila ha incominciato ad essere percepita come altri generi di musica popolare e, gradualmente, ha perso molte delle sue peculiarità. Un discorso diverso merita il rap israeliano. I rapper israeliani – similarmente a quelli italiani – hanno un seguito presso che esclusivamente giovanile concentrandosi su tematiche intime come la difficoltà di crescere in Israele per via del terrorismo o gli aspetti legati alla fede piuttosto che su temi politici. Molti rapper sono ebrei, altri sono musulmani (nonostante l’islam non approvi questo genere musicale): affrontano problemi di attualità, ma non sono in alcun modo presi in considerazione dalle stazioni radio, nemmeno da quelle che trasmettono musica popolare o orientale. Un esempio tra i tanti è Subliminal (Ya’akov Shimoni): rapper nato in Israele da genitori ebrei rifugiati provenienti dall’Iran e dalla Tunisia, il cui primo album si intitola The Light from Zion e che diviene – dopo lo scoppio della seconda intifadah – l’ideatore dell’hip hop sionista. In contraddizione con lo stile del rap nel resto del mondo, Subliminal non fa uso di droghe né è dedito al fumo e, nei suoi testi, loda il servizio militare come unico mezzo che permetta a Israele di sopravvivere. Attraverso i suoi brani, il rapper cerca di ispirare e incoraggiare i giovani offrendo loro un senso di appartenenza e d’identità. A questo scopo Subliminal è solito incominciare i suoi concerti rivolgendosi al suo pubblico gridando: “Chi è orgoglioso di essere un sionista nello Stato di Israele alzi le mani!”. Tuttavia, nonostante abbia venduto centinaia di migliaia di dischi, Subliminal - come anche gli altri rapper d’Israele - non viene considerato dai canali ufficiali di diffusione musicale e si deve affidare a canali internet come YouTube o JewTube. Per certo gli ascoltatori di musica rap non possono uguagliare, quanto a numerosità, quelli della musica orientale. Infatti la raggiunta onnipresenza della musica mizrakhit, ascoltata attraverso i mezzi audiovisivi, nelle strade e sui trasporti pubblici, è divenuta il simbolo della rivincita culturale degli ebrei sefarditi sulla classe dominante askenazita e, nel corso degli anni, ha assunto una dignità tale che si è addirittura cercato di coniugare i due stili, ashkenazita e sefardita, nel tentativo di ottenere una musica “davvero” israeliana, inserendo influenze orientali nell’ambito della musica “colta” fino a raggiungere un nuovo stile artistico. Capofila di questa fusione è Idan Raichel che, col suo gruppo The Idan Raichel Project, è riuscito a unire diaspora, sefarditi, ashkenaziti ed etiopi all’interno di una sonorità che lascia intravedere l’unicità d’Israele, tanto che sia nel 2013 che nel 2014 Idan Raichel è stato premiato come “musicista dell’anno”. Così la musica orientale, divenuta parte del panorama musicale israeliano, ha dovuto assoggettarsi alle medesime regole di mercato delle altre forme d’arte e degli altri generi musicali. E lo stesso è accaduto alla musica classica. I due generi, da espressioni tipiche di due diversi e specifici gruppi culturali, si sono trasformati in prodotti da commercializzare e dai quali ricavare utili: e se è vero che la musica è sempre stata in qualche modo legata ai processi economici, è altrettanto vero che le strategie di mercato hanno preso il sopravvento sull’immagine che la musica ha negli anni cercato di offrire di sé quale espressione artistica di alta cultura.

Musica e identità. Israele sta abbandonando le sue radici europee?

Daniela Santus
2018-01-01

Abstract

Il tradizionale controllo esercitato dall’élite dominante sui media in Israele, sino a fine anni Novanta, è stato talmente forte da indurre la stazione radiofonica La Voce della Musica a trasmettere musica classica per ben diciotto ore al giorno per una ristrettissima percentuale, addirittura meno del 2%, di ascoltatori radiofonici, mentre sono occorsi notevoli sforzi per far sì che venisse mandata in onda regolarmente musica mizrakhit (orientale). Queste ed altre anomalie riflettono le tensioni e i tentativi di emergere delle diverse identità israeliane: tuttavia, nel processo di acquisizione di una più ampia accettazione, così come è accaduto per la musica country negli Stati Uniti d’America, la musica orientale intorno al Duemila ha incominciato ad essere percepita come altri generi di musica popolare e, gradualmente, ha perso molte delle sue peculiarità. Un discorso diverso merita il rap israeliano. I rapper israeliani – similarmente a quelli italiani – hanno un seguito presso che esclusivamente giovanile concentrandosi su tematiche intime come la difficoltà di crescere in Israele per via del terrorismo o gli aspetti legati alla fede piuttosto che su temi politici. Molti rapper sono ebrei, altri sono musulmani (nonostante l’islam non approvi questo genere musicale): affrontano problemi di attualità, ma non sono in alcun modo presi in considerazione dalle stazioni radio, nemmeno da quelle che trasmettono musica popolare o orientale. Un esempio tra i tanti è Subliminal (Ya’akov Shimoni): rapper nato in Israele da genitori ebrei rifugiati provenienti dall’Iran e dalla Tunisia, il cui primo album si intitola The Light from Zion e che diviene – dopo lo scoppio della seconda intifadah – l’ideatore dell’hip hop sionista. In contraddizione con lo stile del rap nel resto del mondo, Subliminal non fa uso di droghe né è dedito al fumo e, nei suoi testi, loda il servizio militare come unico mezzo che permetta a Israele di sopravvivere. Attraverso i suoi brani, il rapper cerca di ispirare e incoraggiare i giovani offrendo loro un senso di appartenenza e d’identità. A questo scopo Subliminal è solito incominciare i suoi concerti rivolgendosi al suo pubblico gridando: “Chi è orgoglioso di essere un sionista nello Stato di Israele alzi le mani!”. Tuttavia, nonostante abbia venduto centinaia di migliaia di dischi, Subliminal - come anche gli altri rapper d’Israele - non viene considerato dai canali ufficiali di diffusione musicale e si deve affidare a canali internet come YouTube o JewTube. Per certo gli ascoltatori di musica rap non possono uguagliare, quanto a numerosità, quelli della musica orientale. Infatti la raggiunta onnipresenza della musica mizrakhit, ascoltata attraverso i mezzi audiovisivi, nelle strade e sui trasporti pubblici, è divenuta il simbolo della rivincita culturale degli ebrei sefarditi sulla classe dominante askenazita e, nel corso degli anni, ha assunto una dignità tale che si è addirittura cercato di coniugare i due stili, ashkenazita e sefardita, nel tentativo di ottenere una musica “davvero” israeliana, inserendo influenze orientali nell’ambito della musica “colta” fino a raggiungere un nuovo stile artistico. Capofila di questa fusione è Idan Raichel che, col suo gruppo The Idan Raichel Project, è riuscito a unire diaspora, sefarditi, ashkenaziti ed etiopi all’interno di una sonorità che lascia intravedere l’unicità d’Israele, tanto che sia nel 2013 che nel 2014 Idan Raichel è stato premiato come “musicista dell’anno”. Così la musica orientale, divenuta parte del panorama musicale israeliano, ha dovuto assoggettarsi alle medesime regole di mercato delle altre forme d’arte e degli altri generi musicali. E lo stesso è accaduto alla musica classica. I due generi, da espressioni tipiche di due diversi e specifici gruppi culturali, si sono trasformati in prodotti da commercializzare e dai quali ricavare utili: e se è vero che la musica è sempre stata in qualche modo legata ai processi economici, è altrettanto vero che le strategie di mercato hanno preso il sopravvento sull’immagine che la musica ha negli anni cercato di offrire di sé quale espressione artistica di alta cultura.
2018
Percorsi sul pentagramma. Geografia, musica e letteratura.
Nuova Trauben
Geografia, culture e società
1
223
240
9788899312510
Daniela Santus
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1677347
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