Il presente volume riporta la quasi totalità dei contributi presentati al Convegno Tematico della Sezione di Psicologia Sociale dell’Associazione Italiana di Psicologia che ha avuto luogo a Torino, dal 21 al 22 settembre, presso i locali del Dipartimento di Psicologia. Esso è diviso in cinque sezioni, ciascuna designando una area tematica omogenea. La sessione denominata «Stereotipi di genere» riporta 5 contributi: uno riferito agli stereotipi nei confronti del genere femminile: in particolare il contributo di Gattino et al. si riferisce al tema dell’auto-oggettivazione in una prospettiva crossculturale; quello di Graziani e Cavazza concerne gli stereotipi di genere a tavola; il contributo di Fermani e Carrieri illustra, tra altro, il ruolo che le Università potrebbero assumere nel contribuire a modificare gli stereotipi di genere; la riflessione presentata da Maricchiolo et col. focalizzata soprattutto, ma non solo, sul women are a wonderful effect e il contributo di Sensales et col. approfondisce il tema della rappresentazione riferita a una carica politica. La sessione «Stereotipi oltre il genere femminile» riporta contributi riferiti a stereotipi e pregiudizi in merito agli «altri generi». In particolare quello di Dolfi et coll., si riferisce all’intersezionalità di genere, tema ancora forse troppo poco sviluppato in Italia, ma che costituisce oggetto di attenzione sempre più rilevante, anche nella sua ambiguità terminologica; infatti se Dolfi et col. si riferiscono a una ampia letteratura che considera che fattori storici, razziali e di altro genere possono portare a aspettative completamente diverse su cosa significhi «essere» maschio o femmina, il contributo di Prandelli vi fa riferimento come «variazione congenita delle caratteristiche del sesso biologico»; un altro contributo, proposto da Paolini et col., sull’ostracismo riferito all’omosessualità. La sezione «Vecchi e nuovi media: dalla pubblicità ai social network», per altro sempre più attuale e rilevante, riguarda i media e le modalità con cui essi perpetuino, o meno, gli stereotipi di genere (vedi qui il contributo di Spaccatini et col., sul ruolo dei media nella sessualizzazione di bambini e bambine), sia veicolando messaggi destinati a un fruitore in qualche modo passivo, come è il caso dei messaggi televisivi (vedi contributo di Valtorta et col.), sia come strumento che attivamente viene utilizzato per denigrare l’altro (vedi contributo di Mannarini e Pacilli). Il contributo di Metastasio et coll. presenta invece le differenze di genere nell’uso di Facebook. La sessione «Il genere nei vari contesti sociali», per quanto trasversale alle altre, riporta ambiti specifici in cui la tematica di genere si concretizza e si esprime in tutte le sue forme più stereotipiche: la comunità locale, intesa in senso lato, come specificato nel contributo di Migliorini e Rania; l’Università, oggetto di interventi finanziati dalla Comunità Europea (vedi contributo di Martini e De Piccoli); le relazioni intime, e qui il riferimento è alla violenza e alle forme di intervento possibili (vedi contributo di Pagliaro et coll.) e, infine, il contributo di Sensales et col., che riporta una ricerca e le conseguenti riflessioni su quanto la Politica sia ancora un contesto generatore di stereotipi e luoghi comuni riferiti al genere. Un’altra sezione si riferisce esplicitamente al mondo del lavoro: il gap di genere riferito al mercato del lavoro è il tema al centro dell’analisi del contributo di Annovazzi et col., di Buscicchio e Milesi e di Paderi et coll.. Il contributo di Brizi et coll., si pone in modo un po’ eccentrico rispetto al tema specifico, affrontando il tema dell’automobile automatizzata, ma pur sempre un «oggetto meccanico», stereotipicamente più maschile, come il lavoro.

Sui Generi: Identità e stereotipi in evoluzione?

De Piccoli N.;Rollero C.
2018-01-01

Abstract

Il presente volume riporta la quasi totalità dei contributi presentati al Convegno Tematico della Sezione di Psicologia Sociale dell’Associazione Italiana di Psicologia che ha avuto luogo a Torino, dal 21 al 22 settembre, presso i locali del Dipartimento di Psicologia. Esso è diviso in cinque sezioni, ciascuna designando una area tematica omogenea. La sessione denominata «Stereotipi di genere» riporta 5 contributi: uno riferito agli stereotipi nei confronti del genere femminile: in particolare il contributo di Gattino et al. si riferisce al tema dell’auto-oggettivazione in una prospettiva crossculturale; quello di Graziani e Cavazza concerne gli stereotipi di genere a tavola; il contributo di Fermani e Carrieri illustra, tra altro, il ruolo che le Università potrebbero assumere nel contribuire a modificare gli stereotipi di genere; la riflessione presentata da Maricchiolo et col. focalizzata soprattutto, ma non solo, sul women are a wonderful effect e il contributo di Sensales et col. approfondisce il tema della rappresentazione riferita a una carica politica. La sessione «Stereotipi oltre il genere femminile» riporta contributi riferiti a stereotipi e pregiudizi in merito agli «altri generi». In particolare quello di Dolfi et coll., si riferisce all’intersezionalità di genere, tema ancora forse troppo poco sviluppato in Italia, ma che costituisce oggetto di attenzione sempre più rilevante, anche nella sua ambiguità terminologica; infatti se Dolfi et col. si riferiscono a una ampia letteratura che considera che fattori storici, razziali e di altro genere possono portare a aspettative completamente diverse su cosa significhi «essere» maschio o femmina, il contributo di Prandelli vi fa riferimento come «variazione congenita delle caratteristiche del sesso biologico»; un altro contributo, proposto da Paolini et col., sull’ostracismo riferito all’omosessualità. La sezione «Vecchi e nuovi media: dalla pubblicità ai social network», per altro sempre più attuale e rilevante, riguarda i media e le modalità con cui essi perpetuino, o meno, gli stereotipi di genere (vedi qui il contributo di Spaccatini et col., sul ruolo dei media nella sessualizzazione di bambini e bambine), sia veicolando messaggi destinati a un fruitore in qualche modo passivo, come è il caso dei messaggi televisivi (vedi contributo di Valtorta et col.), sia come strumento che attivamente viene utilizzato per denigrare l’altro (vedi contributo di Mannarini e Pacilli). Il contributo di Metastasio et coll. presenta invece le differenze di genere nell’uso di Facebook. La sessione «Il genere nei vari contesti sociali», per quanto trasversale alle altre, riporta ambiti specifici in cui la tematica di genere si concretizza e si esprime in tutte le sue forme più stereotipiche: la comunità locale, intesa in senso lato, come specificato nel contributo di Migliorini e Rania; l’Università, oggetto di interventi finanziati dalla Comunità Europea (vedi contributo di Martini e De Piccoli); le relazioni intime, e qui il riferimento è alla violenza e alle forme di intervento possibili (vedi contributo di Pagliaro et coll.) e, infine, il contributo di Sensales et col., che riporta una ricerca e le conseguenti riflessioni su quanto la Politica sia ancora un contesto generatore di stereotipi e luoghi comuni riferiti al genere. Un’altra sezione si riferisce esplicitamente al mondo del lavoro: il gap di genere riferito al mercato del lavoro è il tema al centro dell’analisi del contributo di Annovazzi et col., di Buscicchio e Milesi e di Paderi et coll.. Il contributo di Brizi et coll., si pone in modo un po’ eccentrico rispetto al tema specifico, affrontando il tema dell’automobile automatizzata, ma pur sempre un «oggetto meccanico», stereotipicamente più maschile, come il lavoro.
2018
CIRSDE, Università Torino
3
1
275
9788875901226
genere, stereotipi,
De Piccoli N., Rollero C.
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