Jean-Pierre Chevènement, tra i fondatori nel 1966, con Alain Gomez e Didier Motchane, del Centre d'études, de recherches et d'éducation socialistes (CÉRÈS), si schiera con François Mitterrand al congresso di Épinay del giugno 1971. Membro della segreteria nazionale del Partito socialista dal 1971 al 1975 e poi dal 1979 al 1981, a lungo deputato, poi senatore (dal 2008 al 2014), egli fonda, inoltre, nell’ottobre 1983, il club République moderne. Dopo l'elezione di Mitterrand alla presidenza della Repubblica, Chevènement viene nominato ministro della Ricerca e della Tecnologia, poi della Ricerca e dell’Industria, nei primi due governi di Pierre Mauroy (1981-1983). Nel marzo 1983, egli non entra nel terzo gabinetto presieduto da Mauroy per protestare contro quella che giudica un’involuzione liberale dell’esecutivo in campo economico. Nuovamente al governo dal 1984 al 1986, con il portafoglio dell’Educazione nazionale, dal 1988 è ministro della Difesa nel governo presieduto da Michel Rocard, ma si dimette nel gennaio 1991 per protestare contro l'impegno delle truppe francesi in Iraq. Nell’agosto 1992, Chevènement fonda il Mouvement des citoyens (MDC), ancora componente del PS, ma che si schiera per il “no” in occasione del referendum sulla ratifica del Trattato di Maastricht. L’anno successivo egli trasforma il MDC in partito politico e alle elezioni europee del 1994 la sua lista, L'autre politique, che riunisce candidati del MDC, comunisti, gollisti e radicali, ottiene il 2,54% dei voti. Dopo aver ricoperto l’incarico di ministro degli Interni, dal 1997 al 2000, nel governo Jospin, Chevènement partecipa alle elezioni presidenziali del 2002 sostenuto dal Pôle républicain, composto da esponenti radicali, gollisti e sovranisti, raccogliendo il 5,33% dei voti al primo turno. Nel gennaio 2003, viene fondato il Mouvement républicain et citoyen (MRC), che subentra al MDC e di cui Chevènement assume la presidenza onoraria, divenendone presidente effettivo nel giugno 2008. Nel frattempo, in occasione del referendum del 29 maggio 2005 sul trattato costituzionale europeo, il MRC si schiera apertamente per il “no”. Le posizioni di Chevènement e delle formazioni politiche che a lui fanno riferimento si caratterizzano, rispetto all’integrazione europea, per una critica al libéralisme mondialisé e al metodo Monnet, accusato di confondere nazionalismo e nazione, quest’ultima vista come il contesto naturale della democrazia e della solidarietà e intesa nella sua accezione repubblicana e laica, in cui l’appartenenza alla comunità politica prevale su quella etnica, razziale e religiosa. L’accusa, inoltre, è quella di imporre una costruzione dell’Europa su basi tecnocratiche, svuotando le sovranità nazionali e dando origine a un grave deficit democratico. Il Trattato di Maastricht e la moneta unica sono stati una risposta alla riunificazione della Germania, per mettere in condivisione un elemento di forza di quest’ultima, il marco tedesco, ma ciò è avvenuto imponendo vincoli che frenano la crescita e alimentano la disoccupazione in molti Paesi dell’Eurozona, compresa la Francia, che si è indebolita sul piano della competitività. La risposta, per Chvènement, va ricercata in una moneta comune, non unica, che sostituisca l’euro e nel ritorno alle realtà nazionali, con un’unione confederale di popoli liberi, un’Europe européenne di natura intergovernativa, la quale, sul piano internazionale, rivendichi la propria indipendenza rispetto agli Stati Uniti e che sviluppi un partenariato strategico con la Russia e relazioni strette con la sponda Sud del Mediterraneo, il Medio Oriente, l’Africa, tradizionali aree di influenza della Francia.

Euro-critical positions in French Socialism: Jean-Pierre Chevènement and the Mouvement des citoyens

Paolo Caraffini
2019-01-01

Abstract

Jean-Pierre Chevènement, tra i fondatori nel 1966, con Alain Gomez e Didier Motchane, del Centre d'études, de recherches et d'éducation socialistes (CÉRÈS), si schiera con François Mitterrand al congresso di Épinay del giugno 1971. Membro della segreteria nazionale del Partito socialista dal 1971 al 1975 e poi dal 1979 al 1981, a lungo deputato, poi senatore (dal 2008 al 2014), egli fonda, inoltre, nell’ottobre 1983, il club République moderne. Dopo l'elezione di Mitterrand alla presidenza della Repubblica, Chevènement viene nominato ministro della Ricerca e della Tecnologia, poi della Ricerca e dell’Industria, nei primi due governi di Pierre Mauroy (1981-1983). Nel marzo 1983, egli non entra nel terzo gabinetto presieduto da Mauroy per protestare contro quella che giudica un’involuzione liberale dell’esecutivo in campo economico. Nuovamente al governo dal 1984 al 1986, con il portafoglio dell’Educazione nazionale, dal 1988 è ministro della Difesa nel governo presieduto da Michel Rocard, ma si dimette nel gennaio 1991 per protestare contro l'impegno delle truppe francesi in Iraq. Nell’agosto 1992, Chevènement fonda il Mouvement des citoyens (MDC), ancora componente del PS, ma che si schiera per il “no” in occasione del referendum sulla ratifica del Trattato di Maastricht. L’anno successivo egli trasforma il MDC in partito politico e alle elezioni europee del 1994 la sua lista, L'autre politique, che riunisce candidati del MDC, comunisti, gollisti e radicali, ottiene il 2,54% dei voti. Dopo aver ricoperto l’incarico di ministro degli Interni, dal 1997 al 2000, nel governo Jospin, Chevènement partecipa alle elezioni presidenziali del 2002 sostenuto dal Pôle républicain, composto da esponenti radicali, gollisti e sovranisti, raccogliendo il 5,33% dei voti al primo turno. Nel gennaio 2003, viene fondato il Mouvement républicain et citoyen (MRC), che subentra al MDC e di cui Chevènement assume la presidenza onoraria, divenendone presidente effettivo nel giugno 2008. Nel frattempo, in occasione del referendum del 29 maggio 2005 sul trattato costituzionale europeo, il MRC si schiera apertamente per il “no”. Le posizioni di Chevènement e delle formazioni politiche che a lui fanno riferimento si caratterizzano, rispetto all’integrazione europea, per una critica al libéralisme mondialisé e al metodo Monnet, accusato di confondere nazionalismo e nazione, quest’ultima vista come il contesto naturale della democrazia e della solidarietà e intesa nella sua accezione repubblicana e laica, in cui l’appartenenza alla comunità politica prevale su quella etnica, razziale e religiosa. L’accusa, inoltre, è quella di imporre una costruzione dell’Europa su basi tecnocratiche, svuotando le sovranità nazionali e dando origine a un grave deficit democratico. Il Trattato di Maastricht e la moneta unica sono stati una risposta alla riunificazione della Germania, per mettere in condivisione un elemento di forza di quest’ultima, il marco tedesco, ma ciò è avvenuto imponendo vincoli che frenano la crescita e alimentano la disoccupazione in molti Paesi dell’Eurozona, compresa la Francia, che si è indebolita sul piano della competitività. La risposta, per Chvènement, va ricercata in una moneta comune, non unica, che sostituisca l’euro e nel ritorno alle realtà nazionali, con un’unione confederale di popoli liberi, un’Europe européenne di natura intergovernativa, la quale, sul piano internazionale, rivendichi la propria indipendenza rispetto agli Stati Uniti e che sviluppi un partenariato strategico con la Russia e relazioni strette con la sponda Sud del Mediterraneo, il Medio Oriente, l’Africa, tradizionali aree di influenza della Francia.
2019
Euroscepticisms. Resistance and Opposition to the European Community / European Union
Il Mulino
Collana del Centro interuniversitario di ricerca sulla Storia del federalismo e dell'integrazione europea (CRIE)
283
296
978-88-15-27137-2
Storia dell'integrazione europea, euroscetticismo, socialismo francese, Jean-Pierre Chevènement, Mouvement des citoyens,
Paolo Caraffini
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