All’interno dei dieci libri di cui probabilmente constavano le Storie di Ferecide di Atene, l’impresa argonautica doveva rivestire un ruolo di grande rilievo, come è del resto documentato dal numero dei frammenti conservati: sono una trentina (frr. 119-147), cui si può aggiungere il fr. 8 = 62, che testimonia un’altra impresa di Giasone, il quale conquistò Iolco con Peleo e i Tindaridi. Essi provengono in gran parte dagli scholia ad Apollonio Rodio, che ne conservano più della metà e che in molti casi attestano anche il numero di libro dell’opera da cui il frammento proviene. La collocazione del viaggio di Giasone e dei suoi compagni alla volta della Colchide appare inserita all’interno di una sezione dedicata ai discendenti di Eolo, tra il libro sesto e il settimo, come si può dedurre da alcuni frammenti. Se certo la struttura complessiva della narrazione è andata perduta, molti sono i particolari conservati che, accanto ad alcuni frammenti che conservano stralci più articolati del racconto, mostrano come l’impresa argonautica doveva rivestire per Ferecide, per il contesto culturale e politico in cui l’opera era nata e per il pubblico cui era rivolta, una notevole importanza. Il quadro che si delinea, pur nella scarsità del materiale conservatosi rispetto all’ampiezza della trattazione originaria, mostra come nei primi decenni del V secolo una versione ateniese dell’impresa argonautica seppe conciliare tradizioni più antiche e di varia provenienza per raccontare una storia del mito efficace e coerente con il proprio contesto culturale, riuscendo talvolta a rilanciare in momenti e luoghi diversi alcune sue specificità.

Ferecide di Atene e il mito argonautico: istanze locali e intrecci panellenici

Paola Dolcetti
2018-01-01

Abstract

All’interno dei dieci libri di cui probabilmente constavano le Storie di Ferecide di Atene, l’impresa argonautica doveva rivestire un ruolo di grande rilievo, come è del resto documentato dal numero dei frammenti conservati: sono una trentina (frr. 119-147), cui si può aggiungere il fr. 8 = 62, che testimonia un’altra impresa di Giasone, il quale conquistò Iolco con Peleo e i Tindaridi. Essi provengono in gran parte dagli scholia ad Apollonio Rodio, che ne conservano più della metà e che in molti casi attestano anche il numero di libro dell’opera da cui il frammento proviene. La collocazione del viaggio di Giasone e dei suoi compagni alla volta della Colchide appare inserita all’interno di una sezione dedicata ai discendenti di Eolo, tra il libro sesto e il settimo, come si può dedurre da alcuni frammenti. Se certo la struttura complessiva della narrazione è andata perduta, molti sono i particolari conservati che, accanto ad alcuni frammenti che conservano stralci più articolati del racconto, mostrano come l’impresa argonautica doveva rivestire per Ferecide, per il contesto culturale e politico in cui l’opera era nata e per il pubblico cui era rivolta, una notevole importanza. Il quadro che si delinea, pur nella scarsità del materiale conservatosi rispetto all’ampiezza della trattazione originaria, mostra come nei primi decenni del V secolo una versione ateniese dell’impresa argonautica seppe conciliare tradizioni più antiche e di varia provenienza per raccontare una storia del mito efficace e coerente con il proprio contesto culturale, riuscendo talvolta a rilanciare in momenti e luoghi diversi alcune sue specificità.
2018
8
23
46
http://dx.doi.org/10.13135/2039-4985/3461
Ferecide di Atene, Argonauti, Giasone, Cimone
Paola Dolcetti
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