A partire dalla “Vittoria d’Imeneo” di Baldassare Galuppi, andata in scena nel giugno del 1750 al Teatro Regio per celebrare le nozze del futuro Vittorio Amedeo III di Savoia con Ferdinanda di Borbone, infanta di Spagna, le feste teatrali furono il genere cui a Torino si fece più spesso ricorso per solennizzare le visite di principi e sovrani stranieri e, soprattutto, i legami dinastici che nell’ultimo scorcio di secolo la monarchia sabauda riuscì a stringere con le corti di Versailles e Vienna nel tentativo di porre rimedio alla scomoda posizione in cui venne a trovarsi a seguito dell’inaspettato avvicinamento fra le due potenze, tradizionalmente nemiche. Nonostante la messe di studi dedicati al Teatro, gli spettacoli celebrativi non hanno sollecitato un grande interesse. Eppure – come il saggio si propone di illustrare prendendo in esame i principali titoli in scena nel secondo Settecento (”Issea”, “L’Aurora” e “Demetrio a Rodi” di Gaetano Pugnani, rispettivamente del 1771, 1775 e 1789; “ Il trionfo della Pace” di Francesco Bianchi, del 1782, e “Bacco e Arianna” di Angelo Tarchi, del 1784) - lo spettacolo celebrativo, luogo di liturgia politica e strumento di consenso per eccellenza, costituisce un terreno fecondo per chi intenda studiare la politica curiale e le sue pratiche rituali; dal punto di vista musicale, poi, alcuni dei generi ad esso più strettamente connessi e funzionali (feste teatrali, azioni teatrali, serenate) offrono non pochi spunti d’indagine, per i riflessi che il contesto celebrativo ebbe sulla scelta e la ricorrenza dei soggetti, sulla struttura e sull’assetto drammatico, sulle parentele con forme e generi preesistenti e coevi, sulle modalità dell’intonazione, sulle opzioni e sui vincoli in termini di organici vocali e orchestrali, apparati scenografici, inserti coreutici.
Non nisi grandia canto: feste teatrali e spettacoli d'occasione alla corte sabauda nel secondo Settecento
COLTURATO A.
2018-01-01
Abstract
A partire dalla “Vittoria d’Imeneo” di Baldassare Galuppi, andata in scena nel giugno del 1750 al Teatro Regio per celebrare le nozze del futuro Vittorio Amedeo III di Savoia con Ferdinanda di Borbone, infanta di Spagna, le feste teatrali furono il genere cui a Torino si fece più spesso ricorso per solennizzare le visite di principi e sovrani stranieri e, soprattutto, i legami dinastici che nell’ultimo scorcio di secolo la monarchia sabauda riuscì a stringere con le corti di Versailles e Vienna nel tentativo di porre rimedio alla scomoda posizione in cui venne a trovarsi a seguito dell’inaspettato avvicinamento fra le due potenze, tradizionalmente nemiche. Nonostante la messe di studi dedicati al Teatro, gli spettacoli celebrativi non hanno sollecitato un grande interesse. Eppure – come il saggio si propone di illustrare prendendo in esame i principali titoli in scena nel secondo Settecento (”Issea”, “L’Aurora” e “Demetrio a Rodi” di Gaetano Pugnani, rispettivamente del 1771, 1775 e 1789; “ Il trionfo della Pace” di Francesco Bianchi, del 1782, e “Bacco e Arianna” di Angelo Tarchi, del 1784) - lo spettacolo celebrativo, luogo di liturgia politica e strumento di consenso per eccellenza, costituisce un terreno fecondo per chi intenda studiare la politica curiale e le sue pratiche rituali; dal punto di vista musicale, poi, alcuni dei generi ad esso più strettamente connessi e funzionali (feste teatrali, azioni teatrali, serenate) offrono non pochi spunti d’indagine, per i riflessi che il contesto celebrativo ebbe sulla scelta e la ricorrenza dei soggetti, sulla struttura e sull’assetto drammatico, sulle parentele con forme e generi preesistenti e coevi, sulle modalità dell’intonazione, sulle opzioni e sui vincoli in termini di organici vocali e orchestrali, apparati scenografici, inserti coreutici.File | Dimensione | Formato | |
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